Nei libri dormono mille canzoni. Non importa che la canzone sia letteratura, non è il caso di scandalizzarsi, o di rosicare, se Bob Dylan vince il Nobel, la canzone, soprattutto quella d'autore, racconta storie di vita ed entra nel mondo degli scrittori per emozionarci, incuriosirci con i suoi «tuffi» nell'immaginario collettivo. Nel volume L come libro, Walter Gatti presenta cento canzoni ispirate da grandi romanzi perché il legame che vincola i grandi libri alle grandi canzoni è sotto gli occhi di tutti. Basta scoprirlo. Oppure ricordarlo. Oppure ancora, svelarlo. «Per riuscire a dire la vita, qualcosa dell'esistenza, quanti libri, quante canzoni ci vorranno», scrive Valerio Grutt nella prefazione.
Dylan stesso, che ha tratto ispirazione da tutti, dalla filosofia greca come dai libri di storia contemporanea, viene ricordato per la sua svolta cristiana, iniziata con Slow Train Coming del 1979. A San Francisco, in concerto, comincia a cantare solo i suoi nuovi brani religiosi, tra cui (...)
(...) spicca In the Garden, che cita i quattro Vangeli e racconta la storia dell'agonia di Gesù nell'orto dei Getsemani. Durante un tour del 1986 con Tom Petty & The Heartbreakers, Dylan ha introdotto il brano con queste parole: «Ognuno di noi ha i suoi eroi. Per molti Mel Gibson è un eroe. E Michael Jackson, Bruce Springsteen. E anche Ronald Reagan. Ma io ho il mio eroe personale. E ora voglio cantarvi una canzone che parla di lui». Come la pensa in merito oggi Dylan? Recentemente ha dichiarato che la fede «è la cosa migliore che si possa avere quando si ha poco altro».
Super saccheggiato è Viaggio al termine della notte di Louis-Ferdinand Céline. Lo citano artisti distanti mille miglia e mille anni fra loro come i Doors e il nostro surreale Vinicio Capossela. Jim Morrison lo fa suo nell'inno alla morte End of the Night, nihilista e disperato con agganci anche alle Porte della percezione di Aldous Huxley, uno dei divulgatori degli effetti dell'Lsd. Capossela invece cattura l'estremo pessimismo di Céline in Bardamù, soldato, operaio, giramondo, scacciapulci, medico e factotum: «Voglio la notte e la voglio senza luna / ma niente canzoni d'amor mai più mi prendano il cuor», perché le canzoni d'amore, e quindi l'amore stesso, sono una falsa aspettativa. Un altro passo del romanzo viene poi ripreso anche da Paolo Sorrentino ne La grande bellezza, quando parla del viaggio come «immaginario», perché va «dalla vita alla morte... È tutto inventato, nient'altro che una storia fittizia». Patti Smith ha sempre intrattenuto un rapporto strettissimo con letteratura e poesia. È lei stessa a raccontare che le allucinazioni punk di Birdland (tratta dal capolavoro Horses) nascono dalla lettura di The Book of Dreams di Peter Reich, figlio dello psicanalista Wilhelm Reich. Soprattutto dal capitolo in cui Peter, alla sua festa di compleanno, immagina il ritorno del padre defunto a bordo di un'astronave, popolata da alieni sotto forma di uno stormo di merli.
«E raccontano che lui si trasformò in albero / e che fu per scelta sua che si fermò». Qualcuno forse si stupirà di trovare in questo elenco di soloni un artista pop commerciale come Eros Ramazzotti, che in Favola - uno dei pezzi forti dei suoi concerti - inciso 24 anni fa, invade il mondo del breve racconto di Herman Hesse Le metamorfosi di Pictor, scritto pochi mesi dopo Siddharta (1922) e accompagnato da una serie di acquerelli poi regalati alla futura moglie, la cantante lirica Ruth Wenger.
Una lunga introduzione di chitarra e poi una batteria tonitruante sono il Vangelo per gli appassionati del metal dei Metallica... E in questo caso si parla dello strumentale The Call of Ktulu, tratto da Il richiamo di Cthulu del re del fantasy-horror H.P. Lovecraft, che ha ispirato a piene mani anche i Led Zeppelin. Il racconto è stato scritto da Lovecraft nel 1926 e pubblicato due anni dopo sulla rivista Weird Tales. Chtulu è una delle divinità mostruose che un tempo popolavano la terra e venivano evocate grazie al libro Necromicon. Il brano parla di «Ktulu» e non «Chtulu»; si dice che i Metallica l'abbiano fatto perché Lovecraft racconta che il mostro si evoca pronunciando o scrivendo il suo nome, ma l'ipotesi più probabile è la mancanza di diritti d'autore per l'utilizzo del nome. I re del classic metal Iron Maiden hanno invece costruito - sulla lunghezza di un quarto d'ora - un manifesto della poesia romantica inglese (targato 1798) quale La ballata del vecchio marinaio di Coleridge, citato anche da Capossela in S.S: dei naufragati.
Negli anni Ottanta i Cure di Robert Smith cavalcavano il successo con le loro sonorità post punk, prima di virare decisamente al dark. Numerose sono le citazioni letterarie di Smith, ma fra tutte spicca (nel celebrato album Kiss Me, Kiss Me, Kiss me) How Beautiful You Are, che prende spunto dal poemetto in prosa di Baudelaire Le spleen de Paris, storia di una Parigi notturna e maledetta che sembra fatta apposta per trasformarsi in canzone. Lo stesso Baudelaire lo definì «i nuovi Fiori del male ma con più libertà, molti più dettagli, molta più satira».
Ha compiuto cinquant'anni proprio la settimana scorsa The Piper at the Gates of Dawn, il fantastico debutto dei Pink Floyd. Fantastico in tutti i sensi, psichedelica e visionaria opera di Syd Barrett ispirata dal libro per bambini Il vento tra i salici di Kenneth Grahame, un classico in Gran Bretagna, conosciuto da noi per la traduzione che ne fece Beppe Fenoglio come compito estivo al liceo.
Uno scrittore on the road, che ha cantato l'America folk come John Steinbeck, non può non stare nel cuore delle star del rock. Indimenticabile lo Springsteen che fa rivivere «il fantasma di Tom Joads» nell'omonimo album, ma da non dimenticare, tanto per ricordare che il vero country non è solo melodie sdolcinate, la stupenda ballata Here Come That Rainbow Again, degli Highwaymen (ovvero Johnny Cash, Willie Nelson, Waylon Jennings, Kris Kristofferson) attinta da una scena di Furore. Una scena che si svolge in un piccolo bar lungo la Route 66 diventa uno splendido affresco rurale cantato da Kristofferson la cui narrazione ha la forza di un videoclip.
Anche in Italia c'è una radicata tradizione legata alla letteratura; uno degli artisti che più ha attinto ai classici è Edoardo Bennato, che cita Pinocchio di Collodi in Burattino senza fili (il classico dell'album è Il gatto e la volpe), scrive Sono solo canzonette dedicato a Peter Pan di James Matthew Barrie e È arrivato un bastimento basato sulla fiaba Il pifferaio di Hamelin. Franco Battiato, in Frammenti, dall'album Patriots, accosta Carducci, Leopardi e Pascoli. Ma altrove (Bandiera bianca) allude al sociologo Adorno e a mille altri autori, anche esoterici (Gurdjeff, per esempio). Fabrizio De André mostra di sentirsi a suo agio con la poesia medievale da François Villon (Ballata degli impiccati) a Cecco Angiolieri, del quale ha messo in musica il sonetto noto come S'i' fosse foco. E se Roberto Vecchioni ama Arthur Rimbaud (A. R.) e cita Cesare Pavese (Verrà la notte e avrà i tuoi occhi da Verrà la morte e avrà i tuoi occhi del poeta), Francesco de Gregori ricorda Elsa Morante (La nostra storia).
Quelli che sono (o siamo) tutti figli di Euterpe sono anche insospettabili come i Blind Guardian (e del loro colto paroliere Hansi Kursch) che nel 2002 dedicano i 14 minuti di And Then There Was Silence all'Eneide e alla caduta di Troia con tanto di duello tra Achille ed Ettore.
Ce ne sarebbero ancora molti da citare in questo gruppo di cento, ma il lettore può divertirsi a cercarne altri (vengono in mente i Jethro Tull ispirati da William Blake in Aqualung) in questo mondo dove, come dice Gatti: «di sicuro la parola scritta è spesso l'utero della parola cantata».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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