Bologna - Non aveva un giaciglio caldo per dormire. La sua casa erano le fredde strade del centro storico di Bologna e i locali pubblici in cui i genitori, una coppia di clochard italiani, cercavano riparo da questo freddo inverno. La temperatura sotto lo zero, l'indigenza e gli stenti hanno stroncato la fragile vita del piccolo Devid che nei giorni scorsi era stato portato al'ospedale Sant'Orsola dopo essere stato soccorso in piazza Maggiore. Una storia d'altri tempi che getta Bologna nel dramma sociale: Devid aveva solo venti giorni di vita. Insieme a lui sono stati ricoverati il gemello e la sorellina di circa un anno e mezzo. Secondo una prima ricostruzione, la madre - una povera donna di 35 anni - aveva più volte rifiutato gli aiuti offerti dai servizi sociali.
Una tragedia nel centro di Bologna Una tragedia consumata sotto gli occhi di tutti. Un dramma che riporta alla luce le sofferenze dei clochard. Il piccolo Devid Benghi non aveva nemmeno un mese di vita. E sin dai suoi primissimi giorni ha dovuto lottare contro il freddo e la fame. Figlio di una coppia di italiani senza fissa dimora, viveva con i genitori e i fratellini un po' sotto i portici del centro, un po' in alcuni luoghi pubblici che davano loro un tetto caldo sotto il quale ripararsi. Durante le feste di Natale, infatti, la famiglia si era "rifugiata" nella Sala Borsa, la biblioteca civica multimediale del Comune a pochi passi dalla piazza in cui è stato soccorso Devid lo scorso 4 gennaio. Ricoverato d'urgenza nel reparto di rianimazione del Sant'Orsola, Davide non ha superato una crisi respiratoria che l'ha stroncato proprio alla vigilia dell’Epifania, festa per tutti i bimbi.
Rifiutata ogni forma d'aiuto "Da quello che abbiamo potuto ricostruire fino ad ora, la madre era una povera donna che aveva sempre rifiutato aiuti ed assistenza", ha spiegato il commissario straordinario Anna Maria Cancellieri ricordando che, in passato, la donna aveva avuto altri due bambini che le erano stati tolti dai servizi e dati in affido. "In occasione di un pranzo di solidarietà, l’ultimo dell’anno era stata avvicinata da due operatori che le hanno chiesto se aveva bisogno - ha raccontato Cancellieri - ma come aveva detto altre volte, non ha chiesto nulla. In questi casi ci vuole un minimo di partecipazione". Le condizioni del gemellino di Devid e della sorellina "fortunatamente sono ottimali - ha confermato il direttore della Chirurgia pediatrica Mario Lima - abbiamo consigliato ai genitori il loro ricovero per eseguire accertamenti che potessero escludere un’eventuale patologia riferibile al fratellino".
Una città sotto choc Il dramma che ha stroncato la vita al piccolo Devid colpisce duramente la città. Insieme al dolore e alla tristezza per l’accaduto, infatti, tutta Bologna si chiede come mai una famiglia in condizioni così precarie sia stata lasciata allo sbando. Non un aiuto a quella mamma che, da appena venti giorni, aveva partorito due gemelli. Formalmente, la famiglia risulta residente ad un indirizzo nel centro storico della città, in via Tovaglie. Per il direttore della Caritas diocesana di Bologna, Paolo Mengoli, la morte del neonato è il segno di "una carenza dei servizi sociali in genere e di lacune non piccole". "A questa città manca un vero padre di famiglia. I servizi dovrebbero avere la possibilità di valutare le situazioni, senza rimandarle alle calende greche", ha denunciato Mengoli spiegando di conoscere "da non molto tempo" la coppia. Col padre aveva infatti parlato ieri con il padre: "La vicenda fa capire cosa sono le nuove povertà. Questo è il classico esempio della disgregazione familiare. Lo dico senza acrimonia, e la responsabilità non so di chi sia, ma c’è un’organizzazione che non funziona".
Aperto un fascicolo in procura La procura di Bologna ha subito aperto un fascicolo conoscitivo sulla morte del piccolo Devid. Il fascicolo, che per il momento non avanza alcuna ipotesi di reato, è stato affidato al pm Alessandra Serra, che si occupa con altri colleghi delle cosiddette "fasce deboli". Con questa iniziativa la procura intende intanto acquisire tutta la documentazione sanitaria relativa alla vicenda ed eventuale documentazione dei servizi sociali cittadini.
E' già stata fatta dall’ospedale Sant’Orsola un’autopsia di carattere amministrativo che ha permesso di escludere l’ipotesi che il piccino possa essere stato ucciso da un virus. Intanto i sanitari dell'ospedale Sant'Orsola tengono monitorati l’altro gemellino e la sorellina più grande.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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