Bombe, sparatorie e mazzette: una guerra fino all’ultima salma

Tre molotov contro un'agenzia a settimo e un ordigno davanti al centro servizi Drago. Il Comune: "Un'aria da Chicago anni venti"

Bombe, bottiglie incendiarie, pistolettate: quattro attentati contro varie agenzie dell’impresa funebre San Siro negli ultimi tre mesi. Un’escalation che già in settembre fece dire all’assessore Stefano Pillitteri: «Facciamo il possibile, con i controlli. Ma capita che nel mondo delle pompe funebri ci sia un’aria da Chicago anni ’20».
Già, nella città americana in quegli anni di proibizionismo, passati alla storia come «the roaring twenty» cioè «i ruggenti Venti», le bande criminali si affrontavano in feroci regolamenti di conti per il controllo del traffico degli alcolici, allora proibiti. Nella Milano del Duemila, per fortuna senza morti, le «bande», cioè le varie imprese di onoranze funebri, si sono affrontate a colpi di attentati e intimidazione. A luglio i primi segnali che lo scontro per spartirsi una «torta» da capogiro, calcolata in circa 150mila euro al giorno, aveva subito un brusco salto di qualità. In quel mese, tre bottiglie incendiarie vennero lanciate contro la sede di Settimo Milanese della San Siro, mentre uno sconosciuto esplose una sventagliata di colpi di pistola contro la filiale di via Pantano.
E dopo un agosto tranquillo, a settembre riesplode la guerra del «caro estinto» con una nuova sfilza di attentati. Si inizia giovedì 10, quando un barattolo con resti di polvere pirica viene abbandonato nella camera mortuaria dell’Humanitas di Rozzano. Episodio apparentemente oscuro, ma chiarissimo per chi doveva capire il significato del messaggio.
Qualche giorno dopo si alza ulteriormente il tiro. Siamo a Cinisello Balsamo, nella notte tra il 7 e l’8, un’esplosione sveglia i residenti di via XXV Aprile, in pieno centro. È una bomba confezionata con la gelatina che, lasciata sul davanzale sempre di una sede San Siro, sbriciola una parte del muro, piega le inferriate come burro e manda arrosto due vetture parcheggiate. E solo per una fortuita causalità, leggi un leggero ritardo sull’orario, l’autobus 727 dell’Atm non viene investito dall’onda d’urto.
Passa appena una settimana e un altro ordigno, sempre preparato con gelatina esplosiva, viene fatto deflagrare poco dopo l’1 di notte in città, in via Mario Drago, dove ha sede il Centro Servizi Drago, legato con un contratto di franchising alla San Siro American Funeral. La bomba, collocata da due giovani visti fuggire in scooter, manda in frantumi la vetrata e distrugge parte del mobilio interno.
Ma andando indietro con il tempo, troviamo altre bombe e altre sparatorie: il 29 maggio del 2007 vennero esplosi sei colpi di pistola contro la serranda della San Siro in via Festa del Perdono da un uomo sceso da uno scooter. E poi ancora: nel marzo del 1993, un rogo mandò in cenere il negozio di piazza Castello a Abbiategrasso, appena rilevato sempre dalla San Siro, causando, allora, 120 milioni di danni. Un altro salto di quattro anni e arriviamo all’89 quando un incendio doloso distrusse l’intero parco mezzi sistemati nel deposito dei carri funebri.


La striscia di attentati indusse Stefano Pillitteri, assessore ai servizi civici e quindi responsabile anche delle onoranze funebri, a paragonare Milano alla Chicago degli anni ’20. Dichiarazioni profetiche: infatti l’altro giorno oltre 40 persone sono state arrestate nell’ambito delle indagini sul racket del «caro estinto».

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