Borrelli comincia il terzo grado al calcio: «Verdetti il 20 luglio»

Le tre fasi di giudizio a Roma, interrogatori solo botta e risposta, tutti i personaggi coinvolti verranno sentiti. Per primi Carraro, Moggi e Giraudo: «Il calendario è già pronto»

Borrelli comincia il terzo grado al calcio: «Verdetti il 20 luglio»

Gian Piero Scevola

Francesco Saverio Borrelli si è messo al lavoro e il mondo del calcio trema. Acquisiti gli atti dalla Procura di Napoli, ora è pronto anche il calendario degli interrogatori: tesserati e non, dirigenti e arbitri, che l’Ufficio Indagini inizierà ad ascoltare forse da giovedì o sicuramente dal prossimo lunedì. Ieri infatti Borrelli e i suoi vice, il colonnello della Finanza Maurizio D’Andrea e il vicequestore Maria José Falcicchia, tutti e tre arrivati insieme, hanno effettuato la prima riunione di lavoro in Federcalcio (presenti anche quattro 007 della vecchia gestione: Marco Squinquero, Carlo Lolli Piccolomini, Eugenio De Feo e Gianluca Leonelli). Tre ore per stabilire le priorità e decidere l’ordine degli indagati da «torchiare».
L’ex magistrato di Mani pulite al suo arrivo è apparso sereno: «Non ho ricevuto tutti gli atti della Procura di Napoli, ma solo quelli che i pm hanno ritenuto opportuno darmi. È bene che i personaggi più rilevanti di questa vicenda vengano ascoltati. Abbiamo perciò convenuto che il procedimento nel suo insieme, compresa la fase delle indagini, quella presso il Procuratore federale e quella delle commissioni giudicanti, dovrà terminare al massimo entro il 20 luglio per la necessità di compilare i calendari dei campionati». «Il calendario delle audizioni c’è», ha dichiarato andandosene dopo tre ore nelle quali non si è concesso neppure una sosta per il caffè. «La riunione è andata bene e abbiamo preso accordi per un ulteriore svolgimento del lavoro. Terremo le audizioni qui a Roma e cercheremo di fare al meglio la nostra indagine. Sarà dura ma abbiamo le spalle larghe».
Nient’altro, nessuna indiscrezione su chi avrà l’onore di essere ascoltato per primo, anche se voci maliziose accennano a Franco Carraro, seguito a ruota da Innocenzo Mazzini, Luciano Moggi, Antonio Giraudo per poi partire con l’infornata di arbitri, dagli ex designatori Bergamo e Pairetto, al capo della cosiddetta «combriccola dei fischietti», Massimo De Santis. Di certo è che Borrelli farà audizioni singole, senza svolgere quei terribili «faccia a faccia» (con tanto di «tintinnar di manette») che l’hanno reso famoso ai tempi delle inchieste milanesi. Così come, data l’imponenza del carteggio e degli episodi, Borrelli potrebbe procedere per stralci. Un suggerimento che gli arriva anche dall’ex compagno di cordata Antonio Di Pietro, collega di Borrelli nel pool milanese. «Per velocizzare l’inchiesta sul calcio è meglio procedere per stralci - il parere del ministro -. Un fatto così non può essere risolto con un colpo di spugna o con una giustizia sommaria. Sulla mia Juve l’istruttoria mi sembra già completa». Sulla stessa linea di Di Pietro anche l’ex sottosegretario ai Beni culturali ed ex presidente del Coni Mario Pescante che auspica una sentenza esemplare per lo scandalo che ha colpito il calcio italiano: «Bisogna recuperare il rapporto con la gente - afferma Pescante - e i tifosi che si sentono derubati della loro passione».
Tutti consigli e suggerimenti che non vanno certo a intaccare la fermezza e la capacità giuridica di Borrelli che è intenzionato a impostare gli interrogatori su domanda e risposta, senza lasciare troppo spazio alle spiegazioni degli interessati, ma contestando loro, parola per parola, argomento per argomento, quanto emerso dalle intercettazioni telefoniche. Essendo molteplici i fatti e soprattutto le partite interessate, Borrelli premerà su quelle che potrebbero essere considerate come violazione dell’articolo 6 del Codice di giustizia sportiva, l’illecito tanto per intenderci. Con i diretti interessati che avranno invece il desiderio opposto: vedere le loro presunte malefatte derubricate a violazione dell’articolo 1, quello della lealtà sportiva e della probità. Un modo per salvare se stessi e ai club di appartenenza la serie A. E per gli arbitri la possibilità, assai remota però, di continuare a dirigere gare.

Una tattica, quella di Borrelli, che ha dato i suoi frutti nella Procura di Milano e che sarà ora attuata in modo stringente e quasi ossessivo per chi sarà ascoltato. D’altronde, la necessità di fare presto è tanta ma, soprattutto, gli atti in possesso dell’Ufficio indagini sono fin troppo chiari ed eloquenti.

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