Roberto Gualtieri nel corso della sua amministrazione ha avuto il merito di smascherare, anche se inconsapevolmente, tutta l'ipocrisia da salotto della sinistra politica e civile di questo Paese. Il Capodanno di Roma è un disastro: nel pieno del Giubileo, che inizierà con l'apertura della Porta Santa in Vaticano domani, 24 dicembre, la Capitale non ha un evento. E tutto perché la sinistra è andata in tilt, arrotolandosi sul proprio buonismo peloso. Il pomo della discordia è Tony Effe.
Ora, al di là del fatto che è già imbarazzante di suo che un trapper mandi in tilt l'organizzazione di quello che, almeno sulla carta, dovrebbe essere l'evento più importante nel nostro Paese per San Silvestro, tutto inizia quando dal Pd s'alza un grido: Tony Effe non deve cantare! La sua colpa è quella di aver scritto testi misogini e violenti in passato. Il che è vero e innegabile. Ma lo sanno anche i muri, insomma, non è che sia roba inedita. Questa estate peraltro ha tenuto banco per un mese con il dissing, non certo garbato, con Fedez. Ma l'organizzazione del Capodanno istituzionale di Roma l'ha chiamato per esibirsi sul palco insieme a Mahmood e Mara Sattei. I volponi del Campidoglio volevano dimostrare di essere cool e alla moda, invitando tre dei nomi che avrebbero garantito all'evento in piazza grande affluenza di pubblico.
Ma il Pd, che è lo stesso partito di Gualtieri, ha detto no. Le turbofemministe che sventolano la bandiera del politicamente corretto hanno fermato le ambizioni di successo del Campidoglio: Tony Effe ha offeso le donne e non deve cantare. Panico in Campidoglio, cortocircuito nell'amministrazione: se il Partito democratico ignora le rimostranze delle femministe che figura fa? E se comunica di aver censurato un cantante che cosa si dirà dei suoi dirigenti? Il sindaco ha provato a salvare capra e cavoli, chiedendo al trapper di fare un passo indietro ma il suo tentativo di mediazione è fallito. E allora è stato costretto ad annunciare che Tony Effe non ci sarebbe stato. Forse in Campidoglio hanno pensato che sarebbe stato meno grave essere accusati di censura piuttosto che di misoginia. E così esultano le femministe del partito, felici e contente di aver vinto.
Ma nell'organizzazione hanno ignorato l'effetto del piano inclinato. O peggio, erano forse convinti che avrebbero ricevuto gli hip-hip urrà dei sostenitori del politicamente corretto. E invece ecco che la sinistra si accartoccia ancora una volta. Perché quelli che si sono sempre battuti per il femminismo, contro la misoginia e tante altre belle cose, stavolta hanno cambiato sponda, schierandosi a favore della libertà di espressione e contro la censura. Da tre cantanti che ci sarebbero dovuti essere sul palco non ne è restato nemmeno uno. Le femministe della musica con il pugno alzato si sono schierate dalla parte di Tony Effe che, più furbo di tutti, ha organizzato un concerto popolare a 10euro al Palaeur. Poveri amministratori in Campidoglio, schiaffeggiati da quella stessa ideologia che hanno sostenuto ancora e ancora.
Una lezione, almeno ora, l'avranno imparata: femminismo, censura e libertà di parola, per chi si posiziona orgogliosamente a sinistra, sono concetti mobili. Il che significa che valgono solo quando fanno comodo. C'è da far tacere qualcuno che anche solo lontanamente è schierato a destra? La censura è legittima (vedi Povia).
Qualcuno che non sia del cerchio magico ha osato dire una parola a loro dire scomoda sul femminismo? Parte la campagna mediatica con l'accusa di misoginia. E così via, in un loop ininterrotto alimentato da chi vuole sempre essere dalla parte giusta della storia e non si fa problemi a mostrare tutta la sua ipocrisia. Ma intanto la sinistra ha fatto tilt.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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