La Borsa batte ancora i fondi azionari

Il risiko fa bene ai titoli bancari: più 31,2% rispetto al 26,5% della media europea

La Borsa batte ancora i fondi azionari

da Milano

È vero: le performance dei fondi comuni vanno misurate sul medio-lungo periodo. Ma è altrettanto vero, come diceva Keynes, che a lungo termine «saremo tutti morti». Appare dunque interessante anche un focus sui rendimenti più ravvicinato, come quello proposto dall’ultimo studio elaborato da R&S di Mediobanca. Le cifre parlano chiaro: i fondi azionari specializzati sul mercato italiano hanno garantito nel 2005 ai propri sottoscrittori un guadagno medio pari al 12,7%, contro il 18,3% (percentuale al netto dell’aliquota del 12,5%) assicurato dal segmento principale di Piazza Affari, l’Mta.
Non essendo uno studio di tipo qualitativo, la ricerca non approfondisce le ragioni di una così netta divaricazione tra i rendimenti. Una chiave di lettura potrebbe essere individuata nell’atteggiamento di cautela riservato dai gestori al settore bancario, forse in ragione dei poco esaltanti risultati ottenuti dal comparto nel 2004, quando il rialzo fu solo dell’8,5%, circa 2,5 punti in meno rispetto ai titoli europei del credito. Ma nel 2005 lo scenario si è capovolto: i casi Antonveneta e Bnl, con ripetuti colpi di scena sui futuri assetti azionari, nonché le continue speculazioni su altre possibili aggregazioni hanno catalizzato l’attenzione degli investitori, determinando un rialzo del 31,2% rispetto al 26,5% europeo. Insomma: chi ha scommesso sul risiko non ha rosicato. Più contenute invece, e sotto la media europea, le assicurazioni (17,5 contro 31,7%) e gli industriali: 8,8 contro 15,2%, che però venivano da un 2004 brillante (più 23,3%).
Il generale buon andamento dei titoli non è stato però la sola fonte di soddisfazione per i soci. Se si escludono i titoli stranieri, il monte dividendi ha infatti raggiunto quota 26,2 miliardi di euro, superando i già generosi 24 miliardi distribuiti nel 2004, grazie all’acconto sulla cedola deciso dall’Eni (1,8 miliardi) ed Enel (1,2 miliardi) e al dividendo straordinario di Snam Rete Gas (1,9 miliardi).
La crescita delle quotazioni e alcune operazioni straordinarie (soprattutto la quarta tranche Enel e la fusione Unicredit-Hvb) hanno inoltre determinato una lievitazione della ricchezza borsistica. La capitalizzazione flottante, cioè quella che tiene conto anche della liquidità dei titoli, ha toccato a fine 2005 quota 389,5 miliardi rispetto ai 319,4 miliardi del 2004; la capitalizzazione complessiva era invece pari a 668 miliardi (570 a fine 2004).


Un capitolo a parte è riservato al Nuovo mercato, chiuso nel settembre 2005 con un bilancio quinquennale fortemente negativo (meno 84,4%), anche se negli ultimi nove mesi di attività la performance era stata positiva per il 17,3 per cento.

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