La crisi di Credit Suisse e il tracollo di Silicon Valley Bank in California hanno riportato in auge nella finanza il timore per nuove e strutturali bolle, capaci di colpire duramente la finanza internazionale. Si teme che il Paese dei Balocchi finanziario dell'era dei bassi tassi, della capitalizzazione in volo e del denaro facile possa aver creato un'inflazione nei valori borsistici delle compagnie più quotate, banche in testa, rendendole soprattutto negli Stati Uniti vulnerabili alla fine dell'euforia.
Perché fa paura il default di Blackstone in Finlandia
Svb è crollata, Signature Bank ha seguito e First Republic Bank è stata salvata dall'intervento degli altri istituti che ne hanno garantito il capitale. Al contempo, in Europa da più parti si inizia a temere strutturalmente lo scoppio di un'altra bolla legata ai valori immobiliari continuamente in ascesa da diversi anni per la corsa dei tassi e la ricerca di realizzo da parte di molti investimenti consolidati. Il default di Blackstone su un bond in Finlandia e il blocco ai prelievi dai fondi garantiti dal real estate da parte di colossi come Schroeders e BlackRock ha aperto dubbi in tal senso.
Molti portafogli hanno perso il valore iniziale
C'è poi il caso della colossale perdita di valore delle obbligazioni di cui le imprese e le istituzioni finanziarie hanno fatto incetta negli anni del denaro facile e che oggi soffrono per rincari dei tassi e inflazioni. Il New York Times scrive che "molte banche detengono grandi portafogli di obbligazioni a lungo termine che valgono molto meno del loro valore originale. Le banche statunitensi erano sedute su 620 miliardi di dollari di perdite non realizzate da titoli che erano scesi di prezzo alla fine del 2022, sulla base dei dati della Federal Deposit Insurance Corporation, con molte banche regionali che affrontavano durissimi colpi".
Attenzione a passare dall'euforia all'ansia
Le bolle possono insomma dietro l'angolo. E arrivano non a caso. La loro esplosione segue le fasi in cui dalla fine dell'euforia finanziaria si passa verso una fase d'ansia in cui si può scatenare il panico. E chi investe deve ricordare che i mercati sono come gli ultrà delle squadre di calcio: sovrareagiscono a ogni evento, sono umorali e passano rapidamente dall'innamoramento all'odio per un programma. Vale così, dai bulbi di tulipano del Seicento ai subprime, dalle azioni della South Sea Company del XVIII secolo all'immobiliare cinese dello scorso decennio. Alla mania per un prodotto segue la fine dell'euforia. A questa fase, nel peggiore dei casi può subentrare in scia un panico sistemico e da ultimo i mercati possono avvitarsi su loro stessi. Nello schianto della bolla. Charles Kindleberger (1910-2003) ne ha scritto attenatamente in Manias, Panic and Crashes, il saggio pubblicato per la prima volta nel 1978 alla luce del quale si può leggere ogni bolla di ieri e di oggi. Figlia della hybris e della tracotanza umana prima ancora che delle dinamiche finanziarie in senso tecnico.
La tendneza studiata da Kindleberger è quella alla sostanziale ripetitività della storia umana. Funzionale, in campo finanziario, a far dominare l'emotività anche di fronte a mercati supposti come razionali. Un processo in cui di fronte alla fine dell'euforia la strada può spesso essere tracciata. Compito delle istituzioni è lenire in partenza ogni possibile effetto-contagio capace di danneggiare l'economia e travolgere le borse: il caso Credit Suisse e l'intervento immediato della Banca nazionale svizzera insegnano. E compito degli investitori è ricordare che le fasi di crescita e discesa fanno fisiologicamente parte dei cicli finanziari.
Far trionfare l'emotività pensando che le vacche grasse dureranno per sempre può ribaltarsi nella minaccia di fasi difficili e complicate forirere di crisi se si alimentano le bolle aprendo a una sovraestensione dei mercati. E tra immobiliare, azioni e obbligazioni oggi le spade di Damocle non mancano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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