Settimana negativa con il FTSE MIB che lascia sul campo l’1,1%. Nonostante la FED abbia lasciato invariati i tassi di interesse, non ha tuttavia mancato di sottolineare che il lavoro non è ancora finito e che i tassi potrebbero aumentare ancora entro la fine dell’anno. In riduzione il numero delle future flessioni attese per il 2024 che passano da quattro a due. Pesanti anche i titoli dello STAR e dell’EGM, i cui indici scendono del 2,7% e 1,3% rispettivamente. Una politica monetaria più aggressiva del previsto, aumenta il rischio di investimento e sfavorisce le small caps.
Tra le best performer settimanali troviamo tre banche (quando i tassi si muovono al rialzo o rimangono elevati a lungo, le banche ne beneficiano): Unicredit con un +7,3%, Banco BPM con +6,7% e MPS con una crescita del 6,6%. Unicredit ha annunciato l'intenzione di lanciare una tranche del programma di riacquisto di azioni proprie per un massimo di 2,5 miliardi di euro nel 2023, confermando inoltre l’obiettivo di distribuzione totale per il 2023 di 6,5 miliardi di euro, contro i 5,25 miliardi del 2022 che significa un rendimento del 16%. Banco BPM e MPS beneficiano invece dei soliti rumors legati a possibili operazioni straordinarie.
In negativo troviamo CNH Industrial, che nella settimana scende dell’8,8% nonostante la società abbia comunicato l’acquisto di oltre 122.000 azioni proprie, arrivando a detenere oltre 33,5 mln di azioni. Negativa anche Saipem (-7,7%), nonostante il prezzo del petrolio abbia continuato a crescere quale effetto del taglio della produzione dell’Arabia Saudita e della Russia. Discesa anche per Hera (-7,5%), in assenza di notizie rilevanti.
Negli ultimi mesi le compagnie aeree sono finite nell’occhio del ciclone a causa della variazione dei prezzi dei biglietti (nota la vicenda che ha visto contrapposte Rayanair e il Governo Italiano sul caro voli). Del resto, le compagnie aeree, al pari di tutte le altre imprese private, tendono a scaricare sugli utenti finali i maggiori costi (in questo caso del carburante). Non può ovviamente esistere un prezzo politico imposto ad una società privata. E come se si imponesse alle banche di stipulare i mutui ad un tasso non remunerativo del capitale.
A parte questa digressione, esistono numerose compagnie aeree nel mondo classificabili come appartenenti a uno dei quattro macro segmenti di business: vettori a servizio completo, low cost, charter e cargo. Gran parte delle compagnie aeree, operano attraverso la strategia del “Revenue Management”, ovvero vendere il prodotto o servizio giusto, al momento giusto, attraverso il canale giusto al momento giusto. Occorre chiaramente prevedere i livelli di domanda cercando di ottimizzare il servizio offerto e il prezzo.
Le compagnie aeree sono una parte importante dell’economia, ma le loro azioni non sono sempre state un buon investimento. I prezzi delle azioni delle compagnie aeree si muovono con i cicli economici e le recessioni del passato hanno causato diversi fallimenti.
Negli ultimi anni il settore aereo ha vissuto un consolidamento importante: oggi quattro compagnie aeree controllano per esempio circa l’80% del mercato statunitense. La pandemia ha causato cambiamenti nei modelli di domanda di viaggio che, se reggono, dovrebbero dare una spinta alle compagnie aeree negli anni a venire. Il passaggio al “lavoro da casa” e al “lavoro da qualsiasi luogo” ha creato una domanda per tutto l’anno di viaggi, contribuendo ad appianare quello che è stato storicamente un settore tendenzialmente ciclico in cui la domanda aumenta in estate e diminuisce intorno a gennaio.
Ma i nuovi venti contrari hanno complicato le cose. Il conflitto in Ucraina e il corrispondente aumento dei prezzi del petrolio hanno impedito che gran parte di queste entrate aggiuntive raggiungessero i profitti (il prezzo del carburante rappresenta fino al 30% dei costi totali di una compagnia aerea). Le compagnie aeree sono sopravvissute alla pandemia senza grossi fallimenti, e quelle principali sembrano abbastanza sane tanto da continuare a superare le turbolenze recenti economiche. Non dobbiamo comunque dimenticare che spesso e soprattutto in Europa, le compagnie aeree sono state in buona parte ricapitalizzate dai rispettivi Governi e/o hanno emesso ammontari cospicui di obbligazioni, spesso con rendimenti molto elevati. Probabilmente ci vorrà ancora del tempo prima che le condizioni si normalizzino. L’International Air Transport Association, l’organizzazione commerciale del settore aereo, ha previsto che una ripresa completa difficilmente avverrà prima del 2024, (previsione fatta prima dell’invasione russa dell’Ucraina).
Nel frattempo da gennaio a fine agosto 2023 il numero di persone che hanno viaggiato in aereo è stato pari ai livelli pre-pandemia, secondo i dati della Transportation Security Administration. Parallelamente anche i prezzi delle azioni delle compagnie aeree sono decollati. Complessivamente per esempio, i 19 titoli del gruppo industriale Trasporti-Aerei di IBD hanno guadagnato nello stesso periodo circa il 50%.
Esiste un rischio nell’investire nelle singole compagnie aeree? Certo che si, e probabilmente questo è anche superiore alla media, viste le recenti turbolenze del settore. Alcune cose sono fuori dal controllo di chiunque. La pandemia di coronavirus, come noto, ha bloccato i viaggi aerei in tutto il mondo. Verso la fine del 2022, il settore aereo è stato sconvolto da temperature gelide, forti venti e nevicate derivanti da una massiccia tempesta invernale che ha coperto più della metà degli Stati Uniti, costringendo gran parte della rete aerea statunitense a chiudere.
Diverso è ovviamente l’investimento in obbligazioni piuttosto che azioni. Per quanto riguarda il primo, dal momento che in Europa le compagnie aeree sono a partecipazione statale (leggi Air France) o rappresentano comunque una nazione (British Airways, Iberia, Lufthansa), riteniamo che le stesse abbiano un rischio contenuto rispetto al rendimento che sono in grado di offrire.
Per smorzare il rischio dell’investimento in azioni, è possibile farlo anche con gli ETF.
L’ETF US Global Jets si concentra per esempio specificamente sulle compagnie aeree, mentre l’ iShares Transportation Average ETF e l’ SPDR S&P Transportation ETF assegnano ciascuno più del 25% delle proprie partecipazioni alle compagnie aeree.
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