A Piazza Affari crollano le banche dopo la tassa sugli extraprofitti: persi 10 miliardi

Le banche a terra dopo l'annuncio del governo. Ma gli analisti si dividono sulla mossa dell'esecutivo e c'è chi non vede nera la situazione per il settore

A Piazza Affari crollano le banche dopo la tassa sugli extraprofitti: persi 10 miliardi
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Comparto bancario in profondo rosso in giornata a Piazza Affari dopo che il governo Meloni ha annunciato ieri nel Decreto Omnibus la tassa sugli extraprofitti del settore al 40%, senza averla anticipata all'Associazione Bancaria Italiana (Abi) e al top management dei principali istituti.

La raffica di vendite sulle azioni del settore dopo l'apertura di giornata ha contribuito alla virata in rosso della borsa di Milano. L'indice Ftse Mib è stato la maglia nera d'Europa e ha ceduto a fine seduta il 2,12% chiudendo a 27.942 punti e bruciando 27 miliardi di euro di capitalizzazione. Quasi 9 miliardi di euro di capitale (8,96 per la precisione) sono stati cancellati dagli indici del comparto bancario. Poco toccate le banche d'affari come Banca Generali (-3,14%), Mediobanca (-2,48%) e Banca Sistema (-1,55%), a patire sono state le grandi banche di raccolta e investimento che sui margini hanno costruito la loro attività operativa nel 2022: Unicredit cede poco meno del 6%, va peggio a Intesa (-8,67%) e alle altre banche di media e grande taglia. Ribassi profondi, infatti, per Banco Bpm (-9%), Fineco (-9,9%) mentre per Mps (-10,83%) e Bper (-10,94%) il rosso è addirittura in doppia cifra

Il trend ribassista è chiaro ed era atteso dagli analisti per l'apertura di giornata: da oltre un anno e mezzo, con la crescita globale dei tassi d'interesse e del costo del denaro, le banche italiane hanno consolidato i propri bilanci, messo al sicuro utili record e distribuito, cosa più importante, ai propri azionisti cedole di alto valore nel corso dell'ultimo biennio. L'ultima trimestrale del 2022 e la prima del 2023 sono state da record per tutti gli istituti italiani, che in sei mesi hanno macinato oltre 31 miliardi di euro di ricavi e 7 miliardi di profitti complessivi, e questo sicuramente ha prodotto una corsa degli azionisti a investire nell'equity, ovvero il capitale proprio delle banche.

Con la tassa sugli extraprofitti, chiaramente, tale pulsione viene ridimensionata e questo ha causato un'uscita dalle azioni bancari di quegli investitori meno fidelizzati a detenere capitale del settore o di coloro che adottavano una tattica finalizzata ad accumulare, sulla scia del buon momento delle banche, cedole profittevoli. Ragion per cui la tassa sugli extraprofitti, in sostanza, divide gli analisti del settore. "Consideriamo questa tassa sostanzialmente negativa per le banche sia per l'impatto sul capitale e sugli utili che sul costo di equity delle azioni bancarie" commentano gli analisti di Citigroup sentiti dall'Ansa. Il timore degli esponenti della banca americana è che il costo delle azioni bancarie si faccia più alto in relazione al profitto atteso, erodendo le prospettive di rientro dagli investimenti.

Da Julius Baer aggiungono però che finore "le banche hanno avuto un anno forte" per il fatto che "i margini di interesse aumentano grazie ai tassi più elevati" e per il settore è "il momento di un sano consolidamento". Il fatto che la tassa sugli extraprofitti possa drenare circa il 10% degli utili bancari, incrementatisi però anno su anno nel 2022 del 43% per il contributo del margine d'interesse, può spingere a mantenere nel settore solo gli investitori più motivati, lungimiranti e pazienti. Nel frattempo, mentre politicamente dall'opposizione Giuseppe Conte lancia la volata per intestare al Movimento Cinque Stelle la paternità della misura venendo stoppato da Salvo Sallemi, vicecapogruppo di Fratelli d'Italia a palazzo Madama ("surreale" la mossa di Conte per il deputato meloniano), i conti si fanno anche fuori dalla Borsa.

In una nota il presidente di Unimpresa Giuseppe Spadafora segnala la sua approvazione per la mossa del governo: "Con i tassi a zero sui conti correnti - e grazie all'aumento del costo del denaro - le banche italiane incassano, senza muovere un dito, più di 25 miliardi di euro l'anno, il 76% in più di un anno fa ovvero extra ricavi pari a oltre 11 miliardi", nota Spadafora chiedendo di redistribuire risorse alle imprese che creano lavoro e tramite esse a famiglie e cittadini. Il dibattito sulla misura è aperto e, tra una borsa in sofferenza in apertura da cui però le nuvole nere sono ancora ben lontane e diversi giudizi sulla tassa, andranno attese le reazioni di mercato. In un contesto in cui, però, nulla cambierà per l'attività operativa delle banche e la loro capacità di generare utili e preservare la propria stabilità patrimoniale.

Non intaccata da una misura che vuole colpire quanto eccede l'ordinario flusso dell'attività di mercato, ovvero una situazione creata soprattutto dal costo del denaro alzato dalla Bce con i continui rincari sui tassi, che hanno drenato risorse da famiglie e imprese.

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