Attenti ai "Granolas": gli 11 titoli su cui puntare in Borsa

Piazza Affari sfonda il tetto dei 32mila punti, oltre i record del 2008. Ecco quali opportunità si possono individuare

Attenti ai "Granolas": gli 11 titoli su cui puntare in Borsa
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Il mercato azionario continua a riservare soddisfazioni per chi ha qualche risorsa da investire. Piazza Affari sfonda il tetto dei 32mila punti, oltre i record del 2008. E allora vediamo quali opportunità si possono individuare. Non da oggi Goldman Sachs segnala le performance delle piazze europee, addirittura preferite agli Usa. In particolare, c’è un gruppo di undici aziende quotate che secondo la banca d’affari meritano attenzione. Vengono raccolte in un acronimo: "Granolas". Il termine Granolas (che richiama il mercato dei cereali: la concretezza contro la volatilità) include Gsk, Roche, Asml, Nestlè, Novartis, Novo Nordisk, L'Oreal, Lvmh, AstraZeneca, Sap e Sanofi.

I "Granolas" hanno dato luogo al 60% di tutti i guadagni di Borsa dell'ultimo anno in Europa, anche se rappresentano solo un quarto della capitalizzazione di mercato dell'indice paneuropeo Stoxx 600: così ha sintetizzato pochi giorni fa l'analista di Goldman Sachs Guillaume Jaisson. I rialzi di questi undici titoli sono il motivo principale per cui gli indici europei hanno ottenuto buoni risultati nonostante il ritardo della crescita economica nell’area, afflitta da molti problemi, non ultima la contiguità a un teatro di guerra.

Contro i magnifici sette

I magnifici undici dell’Europa hanno avuto performance migliori delle classiche "Magnificent Seven" (i magnifici sette) del mercato americano: e parliamo di pesi massimi come Microsoft, Apple, Alphabet, Amazon, Nvidia, Tesla e Meta Platforms.

L’insieme dei "Granolas" è composto da sei case farmaceutiche (GSK, Roche, Novartis, Novo Nordisk, AstraZeneca e Sanofi), con una forte rappresentanza del lusso e della cosmetica (Lvmh e L’Oreal, i due campioni mondiali del settore) a cui si aggiungono due titoli tecnologici (ASML e Sap) e un colosso dell'alimentare (Nestlè). Un paniere articolato e molto legato all’economia reale, poco attraversato dalla componente tecnologica che invece qualifica il paniere delle magnifiche sette americane.

Non solo, operando sul mercato internazionale, le undici "Granolas" dipendono in misura maggiore dai ricavi generati fuori dall’Europa. La componente estera pesa per l’80%, ben il 37% proviene dagli Stati Uniti (e un'eventuale rielezione di Donald Trump potrebbe creare qualche contraccolpo, innescando tendenze protezionistiche). Situazione delicata anche in Cina dove le dinamiche macroeconomiche propendono per una tensione con l’Europa e non una collaborazione.

Meno banche e petrolio

Goldman Sachs ha evidenziato un radicale cambio di rotta nel quadro economico e finanziario europeo negli ultimi vent'anni, o poco più. I leader indiscussi, nel settore petrolifero e delle telecomunicazioni, hanno lasciato il passo alle nuove leve e oggi il panorama è più diversificato. Con una nota agli investitori, l’analista di Goldman Sachs, Peter Oppenheimer, ha spiegato che "vent'anni fa, all’inizio del 2000, le dieci maggiori aziende in Europa per capitalizzazione di mercato erano tutte società di telecomunicazioni e petrolifere, fatta eccezione per HSBC. Se spostiamo lo sguardo fino alla crisi del Covid, spariscono banche, petrolio o società di telecomunicazioni dall’elenco delle dieci big d’Europa".

Le maggiori imprese europee operano in ambiti diversificati, puntando su alcuni dei settori con maggior margine di sviluppo.

I settori vanno dai servizi che tengono conto dell’invecchiamento della popolazione, i progressi nel comparto dell'intelligenza artificiale e la robotica, e il settore delle produzioni ESG (ambientale, sociale e governance).

I punti di forza sono gli alti dividendi, ma anche le solide prospettive di crescita e la portata internazionale.

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