
Massimo Doris, ci risiamo. Come ai tempi di Lehman, come con il Covid e poi la guerra in Ucraina. Banca Mediolanum, di cui lei è amministratore delegato, ha affrontato quei momenti con freddezza. Ora però al crollo delle Borse si aggiunge la bomba-dazi che squassa il commercio globale. Sempre fiducioso sul futuro?
«Una premessa di carattere generale. Questa crisi, come quelle che l'hanno preceduta, fa parte del consueto susseguirsi degli eventi. Provoca danni e probabilmente ne provocherà. Ma è nella natura umana, di fronte all'imponderabile, trovare velocemente le soluzioni più opportune, che conducano a risolvere ogni crisi. È sempre accaduto, accadrà anche stavolta. In questo ho fiducia».
In tre giorni le Borse di tutto il mondo hanno lasciato sul terreno tra il 10 e il 15%. Troppo veloce il crollo per pensare a una ripresa rapida.
«Ha ragione. C'è timore che lo scontro globale possa nuovamente dare fiato all'inflazione. Inoltre l'effetto annuncio sui dazi potrebbe provocare intoppi nelle filiere globali, con nuovi rallentamenti economici, penso alla Germania. Non a caso si parla di recessione: l'incertezza è il peggior nemico dei mercati. Però ci sono anche aspetti positivi».
Ne citi qualcuno.
«Una delle qualità di Banca Mediolanum è una certa dose di pragmatismo, diffuso a ogni livello. Non è ottimismo fine a se stesso, è sano pensiero positivo. Per esempio, possiamo dire che finalmente l'Unione europea è obbligata dagli eventi a prendere decisioni finora rimandate, ad accelerare percorsi troppo lenti. E persino a rimettere in discussione convinzioni fino a ieri inossidabili».
A che cosa pensa esattamente? Alla difesa?
«Sì. Vedo con favore il fatto che l'Europa affronta in maniera convinta e decisa il tema della difesa comune, un ambito sempre delegato alla Nato. Non mi fraintenda, non sono in alcun modo a favore della guerra. Ma una difesa comune è un passo avanti in termini di maggiore autonomia dell'Unione, in termini di sicurezza, è un modo per contare di più sullo scacchiere globale».
Pensa sia possibile partire da qui per avviare un vero Mercato Unico?
«Lo penso. È l'occasione per buttare giù le ultime barriere che ci impediscono di diventare una sola piattaforma, con una totale libera circolazione di prodotti, semilavorati, manufatti, a disposizione di una domanda unica continentale. Mi aspetto anche che finalmente si arrivi al mercato unico dei capitali, al mercato unico bancario».
Tra le sue aspettative non figura anche un radicale cambio di marcia nella transizione green? Finora non ne ha parlato.
«Come Massimo Doris sono assolutamente a favore della transizione green, ma ne contesto l'applicazione ideologica che ha imposto tempi troppo ravvicinati, sottostimando gli impatti sul fronte industriale, della competizione e del'occupazione. Ora vanno rivisti tempi e modalità».
Torniamo alle Borse. Dove vede elementi di positività per i risparmiatori?
«Pensi alla crisi innescata nel 2022 con l'invasione dell'Ucraina. Si era ancora nell'epoca dei tassi a zero. Quindi mancava una categorie d'investimento fondamentale per i risparmiatori, quella del reddito fisso. Oggi c'è. Negli ultimi due anni, con tassi tornati in terreno positivo, si è assistito a forti afflussi verso i bond. Quindi l'investitore privato ben seguito è probabilmente già posizionato in modo bilanciato, mix di azionario e obbligazionario. Ha quindi un portafoglio che compensa l'attuale performance negativa sul fronte azionario. Le sembra poco?».
Però ci sono risparmiatori-investitori che preferiscono puntare direttamente sulle azioni. Per loro le notizie non sono buone.
«In proposito voglio essere chiaro. Molti investitori in azioni gioiscono di fronte a balzi improvvisi del 20% e si spaventano di fronte a crolli altrettanto ampi. È un comportamento emotivamente comprensibile, ma irrazionale. Se un titolo è capace di fare in un balzo il 20% vuol dire che può crollare della stessa percentuale, quindi se non sei un investitore professionale è meglio guardare solo ad asset class che possano avere oscillazioni entro una forchetta più contenuta, in linea con la tua tolleranza alla volatilità».
Dunque, proseguendo nel suo esempio questo risparmiatore deve guardare a titoli di Stato, fondi obbligazionari o bilanciati. Che cosa consiglia invece all'investitore che può sopportare scossoni negativi a doppia cifra?
«Se il suo profilo di rischio lo consente e nel caso abbia liquidità disponibile può, in questi momenti, aumentare la propria esposizione azionaria».
Di fronte ai crolli, molti preferiscono disinvestire, magari con l'aspettativa di riacquistare più avanti a prezzi più bassi.
«Il panico è un cattivo consigliere. Questa decisione nella stragrande maggioranza dei casi si rivela un errore. Nessuno ha la sfera di cristallo, nessuno è in grado di capire quando i mercati toccano il fondo. Molto spesso chi vende per poi rientrare lo fa a prezzi più alti rispetto a quelli ai quali ha venduto spinto da una crisi di panico».
Quale consiglio darebbe a un risparmiatore che in queste ore si vede taglieggiato il suo portafoglio azionario?
«Se è del tipo che gioisce sui balzi del 20% e si spaventa davanti ai crolli a due cifre è meglio che resti fuori dalla Borsa.
Se invece in lui non prevale l'animo speculativo e ha scelto un titolo solido, resti fermo e per qualche mese non guardi il listino azionario: nel tempo avrà di che rallegrarsi. Chi invece ha un portafoglio ben diversificato o è gestito da professionisti, non deve temere: nel lungo periodo il guadagno è assicurato. È la lezione di mio padre Ennio, oggi è la mia».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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