Borsa, tutti i dubbi sul debutto di Omnia

da Milano

Non ha ancora debuttato in Borsa ma fa già discutere. Omnia Network, la società che si candida a diventare il primo concorrente delle Poste italiane, ora attiva con servizi di call center, logistica e trasporto, ha aperto ieri al Teatro La Scala il road show per la quotazione. In Borsa saranno collocati 9 milioni di azioni, due terzi finanzieranno un aumento di capitale tra i 30 e i 39 milioni di euro, il resto sarà venduto dagli azionisti. L’offerta si concluderà il prossimo 26 febbraio, e solo due giorni dopo il titolo debutterà al segmento Star di Borsa Italiana a un prezzo fissato tra 5 e 6,5 euro.
Non poco se si pensa che solo 5 mesi fa, il 29 agosto, due amministratori, Alessandro Gili, attraverso la sua finanziaria Investimenti del Lazio e Adriano Ventucci, tramite Go Wind, hanno acquistato ciascuno 598.000 azioni Omnia Network dalla Gelser Logistc a circa la metà del prezzo di Ipo, 2,63 euro per azione. «Un favore riservato a due amministratori che hanno contribuito particolarmente alla crescita del gruppo», spiegano fonti vicine all’operazione.
Ma i dubbi non finiscono qui, a lasciare perplessi alcuni investitori è il puzzle di holding che controlla il gruppo. Si tratta di 10 società, 7 di diritto lussemburghese, due finanziarie italiane e una inglese che dopo il collocamento diluiranno la loro quota di controllo dal 100% al 65,3% e con l’esercizio della greenshoe, un altro milione di azioni in vendita, scenderanno fino 61,4%. Una composizione dell’azionariato un po’ particolare, giustificata dall’amministratore delegato, Achille Tranchida, «per motivi fiscali».
Il terzo punto a insospettire la comunità finanziaria è la posizione di un membro del cda.

A leggere il prospetto si scopre che tra gli amministratori indipendenti vi è certo Umberto Signorini socio e consigliere anche della Antex che con Omnia ha un contratto di fornitura di 288mila euro per servizi all’amministrazione del personale.

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