Bossi contro le intercettazioni «Diventiamo come la Russia»

La Lega non ha ancora deciso e prende tempo, ma sembra orientata al «no» come Forza Italia

da Roma

Come voterà la Lega sull’autorizzazione all’utilizzo delle intercettazioni dei politici nell’inchiesta Unipol, ufficialmente non è deciso. Ma una frase di Umberto Bossi la dice lunga: «Sono contrario ad intercettare i telefoni. In un Paese libero e democratico il cittadino non può essere intercettato, altrimenti diventiamo davvero come la Russia, dove nessuno è più libero perché tutto è intercettato, sotto il controllo della magistratura».
Il leader del Carroccio parla così a TelePadania e Matteo Brigandì, componente leghista della Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera, alla stessa emittente spiega che avendo avuto un infortunio non potrà partecipare ai lavori e che la decisione del suo partito sarà presa in aula «in coerenza con i nostri principi». «La salvaguardia che hanno i parlamentari in riferimento alle proprie comunicazioni è un principio che condividiamo. In questo caso gli stessi intercettati vogliono l’utilizzo delle proprie intercettazioni. È un altro principio che valuteremo». Insomma, la Lega non scioglie la riserva ma molto probabilmente si allineerà con la posizione di Fi, per il no all’autorizzazione. Il consiglio federale di ieri, però, non ha detto una parola. «Dobbiamo ancora finire di leggere le carte - spiega Roberto Cota -. Comunque, siamo tutti d’accordo con Bossi quando afferma che le esiste in Italia un problema intercettazioni. Se usate in modo abnorme, infatti, queste limitano notevolmente la libertà».


Invita a non avere fretta, ad evitare pressioni e «interferenze politiche» e a lasciare il tempo di esaminare le carte Antonio Leone, componente azzurro della Giunta. Dice che c’è una «guerra intestina all’Unione» tra chi vuole accelerare e chi frenare i lavori e avverte: «Nessuna corsia preferenziale perché sono coinvolti politici di primo piano della maggioranza».

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