Luciana Caglio
«Una scuola universitaria rischia lisolamento. Può convertirsi in una sorta di sottomarino a cui serve un periscopio. Per lAccademia di Mendrisio, lo sarà il museo». Così, con unimmagine suggestiva, Josef Acebillo, direttore della facoltà di Architettura dellUniversità della Svizzera italiana, ha definito la fisionomia di una struttura destinata ad allargare i contatti fra un istituto di studi e la realtà sociale e territoriale in cui opera: un Ticino aperto verso la Lombardia e, allo stesso tempo, ponte verso la cultura mitteleuropea.
È nato proprio da questesigenza il progetto, discusso e controverso, del futuro Museo dellarchitettura, ormai in fieri. Già dal prossimo anno troverà una sede provvisoria nelledificio dismesso di un supermercato, al quale Mario Botta darà un ritocco soft, per renderlo esteticamente accettabile. Poi partirà un concorso internazionale per la sistemazione definitiva. Intanto, il consiglio di fondazione, che ha ottenuto il sostegno morale e finanziario di enti e sponsor privati, si dà da fare per accelerare i tempi contando anche sulla disponibilità del governo federale: «Al ministro degli Interni, Pascal Couchepin - dice Botta - abbiamo spiegato limportanza di un progetto che doterà la Svizzera di un polo deccellenza, in grado di attirare sul Paese lattenzione di specialisti del mondo intero. Senza dimenticare lafflusso dei visitatori, convogliati dal turismo darte». E con ciò i fautori del Museo dellarchitettura alludono alle ripercussioni economiche, addirittura a una svolta verso unera post-terziaria, che potrà segnare il futuro del Cantone. In altre parole, si tratta di aprire nuovi sbocchi dattività oltre a quelli tradizionali, e ormai ristagnanti, del settore finanziario.
Musica di un avvenire lontano o addirittura utopia? Tuttaltro. Secondo Acebillo e Botta, esistono premesse favorevoli e concrete: «Sono arrivati soldi, cè la sede e, soprattutto, non mancano lentusiasmo e la voglia di fare, in un momento in cui i problemi dellarchitettura e dellurbanistica sono particolarmente sentiti, sul piano culturale e su quello pratico, in termini di abitazione e di traffico. Appartengono, insomma, alla consapevolezza di tutti. Bisogna approfittarne, non perdere il treno. E noi proviamo a fermarlo». Niente, quindi, di campato in aria e dimprovvisato. Lidea del museo si fonda su basi riconoscibili. Riallacciandosi, da un lato alla tradizione storica di una regione, terra di artigiani e architetti che lasciarono il segno in tuttEuropa. E sfruttando, dallaltro, la vocazione più recente di un Ticino capace di farsi conoscere e apprezzare, oltre frontiera, come luogo di studio e di ricerca con nicchie scientifiche e culturali. È il caso, appunto, dellArchivio del Moderno, listituto autonomo che affianca lAccademia di Mendrisio e opera su due fronti: acquisizione e conservazione di documenti inerenti larchitettura, lurbanistica, il design, la fotografia e poi ricerca nellambito storico. Ora, in solo dieci anni, è riuscito a diventare un punto di riferimento sicuro e attraente. Vi sono confluiti anche i fondi appartenenti a figure in vista della creatività italiana, in particolare milanese. Lo confermano i nomi di Giorgio Upiglio, stampatore, degli architetti Ignazio Gardella, Vittoriano Viganò, Marco Zanuso, Giulio Minoletti, Franco Albini e del fotografo Aldo Ballo. Una presenza, insomma, talmente rilevante da far pensare a un fenomeno: quasi un effetto calamita e una fuga dallItalia?
Letizia Tedeschi, direttrice dellArchivio, smentisce subito questa supposizione, a suo tempo sfruttata in termini polemici sulla stampa italiana: «Bisogna precisare che il nostro istituto è legato da un convenzione con il ministero dei Beni culturali di Roma: quindi si lavora in stretta collaborazione dividendosi incarichi che possono andare ad altri istituti italiani, in grado di operare con altrettanta serietà». In altre parole, nessuna rivalità e nessuna corsa al perfezionismo elvetico. Sta di fatto, però, che aumenta il numero degli artisti di cui a Mendrisio si curano le carte, che saranno poi oggetto di una pubblicazione.
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