Roma - «Dieci, cento, mille Porta Pia, il Concordato è da buttare via», gridano i manifestanti radicali, socialisti e atei affollati davanti all’ambasciata italiana presso la Santa Sede. Contestano a suon di slogan e fischi il cardinale-segretario di Stato Tarcisio Bertone e il cardinale-presidente della Cei Camillo Ruini, che entrano a palazzo Borromeo per la cerimonia per l’anniversario dei Patti Lateranensi e della modifica del Concordato. Proprio per abolire quegli accordi i dimostranti raccolgono fuori le firme: la prima è del leader dello Sdi Enrico Boselli. Una contestazione «inaudita», protesta l’azzurro Domenico Di Virgilio.
Ma i manifestanti non sono soli. Dal Pdci ai Verdi al Ds Franco Grillini, parte della sinistra insorge contro quella che considera un’ingerenza della Chiesa sui Dico e chiede appunto il superamento del Concordato. C’è anche chi frena e minimizza, nell’Unione. Il presidente del Senato Franco Marini (Margherita), entrando al ricevimento sottolinea «che la Chiesa ha il pieno diritto di dire la sua», sarà poi il politico cattolico a decidere «in piena coscienza» come comportarsi tenendo presente anche l’interesse nazionale. «Parlare di superamento del Concordato - conclude - mi pare fuori dalla realtà». Di modifiche non vuol sentir parlare il ministro della Giustizia Clemente Mastella. «Io concordo con il Concordato», è la sua battuta. Il leader dell’unico partito della maggioranza che si è opposto ai Dico, l’Udeur, afferma che «la Chiesa ha il dovere di parlare e di esprimere un giudizio su questi temi». C’è anche il ministro della Difesa, Arturo Parisi, a palazzo Borromeo, e assicura che l’abolizione del Concordato «non è un tema attuale». Chi fa questa richiesta, come la Rosa nel pugno, esprime «una posizione dei radicali, da sempre marginale, che non raccoglie alcuna adesione nell’Unione», precisa il vicepresidente della Camera, Pierluigi Castagnetti, della Margherita. In questo caso, si tratta di un «atteggiamento provocatorio».
È quello che sostiene la Cdl, difendendo il diritto della Chiesa a esprimersi. Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc, non si preoccupa di queste posizioni «scontate e datate». «C’è chi pensa di imbavagliare la Chiesa - dice - minacciando di cancellare i Patti Lateranensi, peraltro rivisti alla luce dell’articolo 7 della Costituzione. Ma non c’è ragione per metterci mano». Dello stesso parere Isabella Bertolini di Fi, convinta che «proprio la riforma del Concordato del 1984 ha affidato alla Chiesa, non più espressione della religione di Stato, un più penetrante ruolo di testimonianza civile». Per Riccardo Pedrizzi di An, chi vuole «tappare la bocca al Papa e al cardinal Ruini e minaccia l’abolizione del Concordato, dimostra di non aver capito che cos’è il Concordato».
Uno è il deputato Ds Franco Grillini, «padre» dell’Arcigay, che fa due proposte: cancellare l’accordo e reintrodurre la festività del 20 settembre, anniversario Breccia di Porta Pia. A Radio Radicale il deputato della Rnp Maurizio Turco chiede un’inchiesta parlamentare sui rapporti tra Repubblica italiana e Stato Vaticano, per dimostrare che la Santa Sede «non sta rispettando gli accordi concordatari» e che lo Stato italiano «sta concedendo privilegi non dovuti». Anche per il ministro Emma Bonino «le gerarchie ecclesiastiche violano sistematicamente il Concordato».
Insomma, per una parte dei contestatori, i Patti vanno semplicemente rispettati e il Vaticano non lo fa. «La collaborazione tra Stato e Chiesa è un principio fondamentale della Costituzione a cui la nostra democrazia non può rinunciare. Il valore del Concordato sta in questa impostazione, ancora attuale e moderna», dice il ministro per la Famiglia Rosy Bindi.
Da destra e da sinistra si dice in fondo la stessa cosa, ma con un senso opposto: «Il Concordato non solo va celebrato, va soprattutto rispettato», afferma l’azzurro Angelo Sanza.
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