Brignano succede a Proietti con "I sette re di Roma"

Torna il musical varato nell'89 col mattatore Gigi. L'attore: "Voglio che i miei figli si stupiscano come feci io allora"

Brignano succede a Proietti con "I sette re di Roma"
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Non è sempre vero che (come si dice) il teatro è scritto sull'acqua. Ci sono spettacoli la cui memoria resta a lungo. A Roma ancora tutti ricordano I sette re di Roma, musical varato nel 1989 dall'impareggiabile Pietro Garinei. E non tanto per lo spettacolo in sé, basato sui testi di Gigi Magni e le canzoni di Nicola Piovani. Quanto per lui: il protagonista, che cogliendovi uno straripante successo personale, innalzò di qualche centimetro ancora il proprio monumento. Gigi Proietti. Ci è voluto tutto il coraggio di Enrico Brignano, insomma, per riprendere, trentacinque anni dopo, nello stesso teatro Sistina e davanti a un'attesa divorante (settantacinquemila i biglietti già venduti, prima d'una tournée che toccherà, fra le altre, anche Torino, Bologna, Napoli, Milano, Firenze e Catania) quel memorabile titolo. «Di Gigi Proietti ce n'è uno solo, io faccio quello che posso - ha messo avanti le mani l'attore - quindi non paragonatemi a lui. Però venderò cara la pelle». Due ore e mezza di spettacolone su 244 anni di storia, 18 canzoni, 11 personaggi (oltre ai sette re del titolo, da Romolo a Tarquinio il Superbo, anche il Dio Tiberino, il Fauno Luperco, il padre degli Orazi e Bruto) con relativi, fregoliani cambi di costume, trucco e parrucco. «Unafaticaccia enorme per me, che ormai ho anche una certa età. Fortuna che le analisi sono tutte a posto». Quel che preoccupa Brignano è, semmai, «la salute del cuore. In senso romantico. Con I sette re di Roma cercherò infatti di restituire ciò che Gigi, mio maestro, mi ha insegnato. Questo spettacolo l'ho visto innumerevoli volte, assieme agli altri studenti del suo Laboratorio».

E dunque, chi altri poteva tentare l'impresa? Pur tagliandolo sulla sua misura con una «rilettura personale»: le scene originali di Uberto Bertacca sostituite con quelle di Mauro Calzavara; l'adattamento dei riferimenti all'attualità; vari tagli al testo. «È una scommessa. Che gioco con tutto il cuore. E con un obbiettivo: rivedere negli occhi dei miei figli lo stesso stupore che ebbero i miei davanti ad uno spettacolo così bello».

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