Brogli elettorali in Iran? Uno studio britannico definisce il risultato "improbabile"

Un'analisi della Chatham House di Londra e dell'università di St Andrews solleva dubbi e molte questioni sulla vittoria del presidente Ahmadinejad

Un'analisi pubblicata dal think tank britannico Chatham House assieme all'istituto di studi iraniani dell'università di St Andrews solleva dubbi sulla vittoria elettorale del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad e definisce «altamente improbabile» i risultati del voto del 12 giugno.
Nelle strade di Teheran le proteste continuano, mentre il Consiglio dei Guardiani della Rivoluzione ha ribadito che non ci sarà riconteggio dei voti: «Se una irregolarità importante è registrata nelle eleizioni, il Consiglio dei Guardiani può annullare i voti provenienti da un seggio, un distretto, una città - ha detto un portavoce - Fortunatamente, nelle recenti presidenziali non abbiamo trovato prova di maggiori violazioni, quindi non c'è possibilità di un annullamento». Diversa la conclusione degli analisti britannici, che hanno lavorato direttamente sui numeri pubblicati online dal ministero dell'Interno di Teheran, nelle sue pagine web in farsi, secondo cui il presidente Ahmadinejad è stato riconfermato con il 62,6 delle preferenze mentre il suo rivale, il «riformista» Hossein Mousavi ha ottenuto il 33,75 per cento. Secondo la Chatham House il leader iraniano stando ai dati ufficiali, avrebbe ricevuto 13 milioni di voti in più rispetto a quanto ottenuto da lui e da altri conservatori nelle elezioni del 2005. Questi i punti centrali dello studio: in due province tradizionalmente conservatrici, Mazandaran e Yazd, è stato registrato un afflusso superiore al 100 per cento; se la vittoria di Ahmadinejad fosse dovuta all'alto afflusso alle urne (85 per cento su 46,2 milioni di elettori), ci si aspetterebbe che le regioni in cui è stato registrato un cambiamento di tendenza in favore del presidente siano anche quelle in cui la popolazione è andata a votare in massa. Invece non è così; se i risultati elettorali fossero autentici, in un terzo delle provicne Ahmadinejad avrebbe dovuto conquistare non soltanto tutti i voti dei conservatori, tutti coloro che in passato hanno votato al centro, i nuovi elettori, ma anche il 44 per cento di chi nelle passate elezioni ha votato «riformista»; nel 2005, nel 2001 e nel 1997 i candidati conservatori non hanno ottenuto buoni riusltati nelle aree rurali. Affermare che Ahmadinejad abbia fatto il pieno di voti nelle aree rurali, come hanno sostenuto nei giorni scorsi diversi commentatori e analisti, è andare in controtendenza rispetto ai dati delle elezioni precedenti.


I risultati ufficiali mostrano che Ahmadinejad avrebbe ottenuto il sostegno del 47,5 per cento di coloro che hanno votato «riformista» nel voto del 2005, e secondo lo studio britannico «questo, più che qualsiasi altro risultato, è altamente improbabile».

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