Bruhin, la pop art si reinventa

La rassegna presenta una panoramica della sua produzione come le suggestive vedute di New York

È fra le più antiche e suggestive gallerie di Roma la Sala 1 di S. Giovanni dagli ampi spazi a volta proprio sotto la Scala santa. Era un magazzino quando la scoprì il padre passionista Tito Amadei, squisito scultore del legno. Dagli anni ’70 ha ospitato molti artisti soprattutto stranieri e inediti per la città, alcuni diventati famosi come Sebastian Matta. Fino al 28 gennaio si possono vedere le opere di Anton Bruhin, una combinazione di antico e moderno, in cui il figurativo si affianca alla pop art, l’arte della calligrafia alla scrittura automatica.
Ma il giorno dell’inaugurazione della sua prima personale in Italia è stato possibile anche ascoltare le creazioni dell’artista svizzero che si è esibito suonando lo scacciapensieri.
Anton Bruhin, nato a Lachen nel ’49, vive e lavora nel Cantone di Schwyz, ma il suo ambiente è il mondo, dalla Svizzera al Giappone, agli Stati Uniti. Personalità inusuale e poliedrica, Bruhin si esprime attraverso il disegno, la pittura, la poesia, la scrittura, la musica ed è un collezionista di scacciapensieri (ne possiede più di mille) che va a ricercare in tutto il mondo e che suona in gruppi folkloristici e jazz.
La rassegna, organizzata nei minimi particolari dall’artista stesso, presenta una panoramica della sua produzione più significativa, dipinti, sculture, calligrafie, typogrammi. Da un lato le opere dallo stile figurativo, le vedute prospettiche di New York incorniciata dall’alto con la cattedrale di San Patrizio e il Rockefeller Center, il tramonto sulla città vista dall’atelier di Zurigo in West Broadway, i ritratti, gli assolati paesaggi ungheresi animati dalle balle cilindriche di paglia che si ripetono ritmicamente sulla piana segnata dalle quinte delle colline verso il lago Balaton. Dall’altro lato le opere più astratte e concettuali, che non esplicitano, ma lasciano intuire, suggeriscono. Calligrafie, piccoli e sottili segni a inchiostro di china che si rincorrono e sembrano danzare sul foglio bianco; Typogrammi, nuovi generi di lettere creati da altre lettere e simboli partendo dal tipo «Courier New» della macchina da scrivere, associati in forma simmetrica, che danno vita a inediti repertori d’immagini; poesie Palindrome che si possono leggere partendo da sinistra o da destra; giochi di parole che alludono a concetti.
In mostra anche sculture nate da oggetti di uso comune. La tromba smaltata di nero del clacson di un camion trovata in un mercato delle pulci, la sediolina azzurra ormai inutilizzabile, schiacciata e appesa al muro come un quadro.

Affascinanti, con quella griglia a spirale, con quel movimento a vortice che richiama un mandala, gli acrilici in bianco e nero su carta da disegno ricavati da un portatorte.
Galleria Sala 1, Piazza di Porta S. Giovanni 10 (Scala Santa), tel. 06-7008691 e www.salauno.com Orario: dal martedì al sabato 16.30-19.30, fino al 28 gennaio.

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