Businessmen e appassionati: l'orificeria italiana brilla all'Expo di Shangai

Dal 2 al 31 ottobre, il Padiglione Italia dell'Expo 2010 ospiterà «Dagli ori di Taranto alle gemme di Bulgari: l'eccellenza dell'oreficeria italiana», una mostra sulla storia dell'artigianalità nostrana nella lavorazione dei metalli preziosi dal 600 avanti Cristo al XIX secolo.

Un viaggio nell'eccellenza orafa italiana reso possibile dalla collaborazione tra ministero per i Beni e le attività culturali e Gruppo Bulgari. Dal 2 al 31 ottobre, il Padiglione Italia dell'Expo di Shanghai 2010 ospiterà «Dagli ori di Taranto alle gemme di Bulgari: l'eccellenza dell'oreficeria italiana», una mostra sulla storia dell'artigianalità nostrana nella lavorazione dei metalli preziosi dal 600 avanti Cristo al XIX secolo.
A risplendere a Shanghai saranno i gioielli provenienti dal Museo Archeologico di Taranto assieme alla collezione Vintage Bulgari. «Il ministero dei Beni culturali - ha dichiarato Mario Resca, direttore generale per la Valorizzazione del patrimonio culturale del Mibac -, soprattutto in questa fase di incertezza economico-finanziaria internazionale, persegue la strada della collaborazione tra pubblico e privato.
Servono partner per valorizzare il patrimonio culturale del nostro Paese. All'Expo di Shanghai il ministero sarà presente a fianco del raffinato marchio del Gruppo Bulgari riconosciuto in tutto il mondo». E nel ricordare come quello cinese sia «un mercato di estrema importanza», Resca ha aggiunto: «La cultura non deve essere fine a se stessa ma un ponte verso lo sviluppo economico».
Gli ori, che saranno presenti in ottanta pezzi, costituiscono la più vivida testimonianza di come la lavorazione dei metalli preziosi, in particolare dell'oro, fosse una delle attività più sviluppate nella città magno-greca tra il IV e il I secolo a.C. e incarnano lo splendore di quell'epoca. Tra i gioielli esposti: anelli in oro e con pietre incise, diademi, orecchini, bracciali, oggetti portati in vita soprattutto dalle donne e trasferiti nelle tombe dopo la morte, o intrisi di significati profondi, come le corone funerarie dalle foglie spesso quasi impalpabili, ritagliate nella lamina di materiale prezioso.
«Quella dell'oreficeria è una lunga storia che affonda le radici nella Magna Grecia», ha spiegato Ruggero Martines, direttore regionale per i Beni culturali e paesaggistici della Puglia che ha sottolineato l'importanza del Museo Archeologico di Taranto riaperto dopo due anni di lavori: «L'Expo di Shanghai è una vetrina importante che aiuterà la promozione di uno tra i musei archeologici italiani più belli che punta a gemellarsi con quelli di Berlino e Atene. A Taranto c'è una collezione orafa di assoluta eccellenza, per antichità e preziosità, perchè non saccheggiata in passato».In mostra a Shanghai anche la collezione Vintage Bulgari. Saranno esposti circa 40 gioielli unici realizzati tra gli anni Venti e gli anni Novanta: alcuni esempi dei primi bracciali e orologi della linea «Serpenti», un modello che ha segnato l'inizio del successo di Bulgari nel campo dell'arte orologiaia. Ma anche alcuni gioielli appartenenti alla famosa linea Tubogas, costituita da una maglia metallica flessibile formata da due catene tubolari unite senza saldature che richiede molte ore di lavoro artigianale.
Per Francesco Trapani, amministratore delegato di Bulgari, «la mostra rappresenta un vantaggio competitivo per il settore italiano della gioielleria in paesi come la Cina dove c'è interesse per vicende che hanno alle spalle una storia secolare». Alla presentazione è intervenuto anche il sottosegretario ai Beni culturali, Francesco Giro. «Il patrimonio culturale italiano deve diventare fattore economico di vantaggio competitivo come avviene in Germania, Francia e Spagna - ha dichiarato -. Soprattutto nel Mezzogiorno ci sono tesori artistici, storici, architettonici e archeologici che ci vengono invidiati in tutto il mondo e che vanno valorizzati a dovere, facendoli circolare altrove».
L'iniziativa congiunta Mibac-Bulgari, ha aggiunto Giro, «aiuterà la cultura del Meridione a farsi conoscere nel mondo».Il commissario generale del governo per l'Expo di Shanghai 2010, Beniamino Quintieri, ha invece tracciato un bilancio positivo della rassegna cinese a un mese dalla conclusione. «Abbiamo catturato l'attenzione dei media locali ma anche i visitatori italiani sono rimasti molto soddisfatti - ha sottolineato -. Il nostro è stato il secondo padiglione più frequentato dal pubblico: sei milioni di visitatori nei primi 150 giorni della manifestazione». Quintieri ha spiegato che nell'allestimento del padiglione italiano, «non ci siamo limitati a rappresentare il nostro Paese con un'esposizione permanente ma abbiamo alternato mostre, convegni e workshop».


Grande successo hanno riscosso i laboratori artigiani dove è stato mostrato ai visitatori il lavoro manuale. «La tradizione trasformata in bene da immettere sul mercato: questa è stata la carta vincente che ha colpito i cinesi», ha concluso Quintieri.

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