Forse il percorso umano e sociale della Cambogia è racchiuso in un passaggio del celebre brano di Kim Wilde del 1981, Cambodia, don't cry now, no tears now, Cambogia, non piangere, basta lacrime. Un invito che per il popolo cambogiano è diventato una sorta di mantra e che in qualche modo ha spazzato via 28 anni di guerra (dal 1970 al 1998), costata la vita a oltre un milione e mezzo di persone. Merito probabilmente dello spirito e della mentalità dei cambogiani, un popolo incapace di concepire la vendetta e che, una volta deposte le armi, ha ripreso a vivere come se nulla fosse accaduto, immergendosi negli sperimentati ritmi secolari. Chi conosce la storia di questa nazione sa che in quegli anni i ruoli si sono spesso invertiti: le vittime sono diventate carnefici e viceversa. Il tutto con un certo benestare della comunità internazionale, che in più di un'occasione ha chiuso un occhio di fronte a quell'infernale e gigantesco mattatoio. Oggi l'atmosfera del Paese è di nuovo serena, sospesa tra un limbo di dolce tranquillità e moderata euforia, grazie a un benessere che pian piano comincia ad affermarsi quantomeno nelle città, ma che latita ancora pesantemente nelle aree rurali. Ne ha beneficiato ad esempio Phnom Penh, la capitale dal sottile fascino e sempre più cosmopolita.
Il segreto di una ripartenza con il turbo inserito è legato alla scoperta dei giacimenti di petrolio. Lo scorso 29 dicembre il primo ministro Hun Sen ha annunciato l'inizio delle estrazioni dell'oro nero nelle acque territoriali nel Golfo del Siam. Un'operazione che ha preso il via grazie al lavoro di una joint venture realizzata dal governo locale e dall'azienda KrisEnergy di Singapore. Il premier cambogiano ha definito la prima estrazione di greggio nel proprio Paese come «una nuova conquista per la nostra economia che da oggi in avanti non sarà più così fragile», commentando l'evento dal proprio profilo Facebook. Sui social Hun Sen ha anche affermato che si sia trattato di «un'enorme regalo che porterà diffuso benessere». KrissEnergy da parte sua ha rivelato di aver avviato la produzione in un'area al largo delle coste Sud-occidentali cambogiane, di fronte alla città portuale di Sihanoukville, nel Golfo del Siam, aggiungendo che le operazioni procederanno per fasi, una volta che verranno commissionati e completati nuovi pozzi. Il direttore generale dell'azienda di Singapore, Sally Ting, ha definito l'evento una «pietra miliare strategica per la nostra compagnia».
La Cambogia, nota anche per essere uno dei Paesi più poveri del Sud-Est asiatico, attendeva da tempo di raggiungere questo risultato e l'area interessata dalle prime estrazioni dovrebbe ospitare depositi petroliferi significativi che erano stati individuati per la prima volta nel 2005 da Chevron, l'azienda petrolifera statunitense. Da allora, era stata la Chevron a negoziare con il governo di Phom Penh per avviare l'estrazione di petrolio ma, a causa di divergenze sulla ripartizione dei guadagni, l'azienda statunitense aveva ceduto la propria quota a KrisEnergy, che era già parte del progetto, nel 2014, per 65 milioni di dollari. Nel 2017 l'azienda di Singapore e il governo di Phom Penh avevano siglato un accordo per sviluppare 3.083 kmq di zona estrattiva che, secondo le stime del governo cambogiano, garantiranno guadagni per circa 500 milioni di dollari in diritti di sfruttamento già nella prima fase del progetto.
Dalla scoperta delle riserve petrolifere da parte di Chevron, la Cambogia è stata definita da alcuni come il prossimo potenziale Stato-petrolifero della regione e il governo di Phom Penh ha stimato di poter estrarre centinaia di milioni di barili di greggio nelle proprie acque. Al momento, le aspettative di KrisEnergy sono discrete ed è atteso un picco della produzione che arriverà a circa 8mila barili al giorno nella fase iniziale. Diversi osservatori esteri avevano sollevato dubbi e preoccupazioni rispetto al modo in cui la Cambogia, che è stata spesso accusata di poca trasparenza, avrebbe potuto gestire le proprie riserve petrolifere. Rispondendo a tali affermazioni, il primo ministro Hun Sen, al potere dal 1985, ha affermato che le riserve «saranno una benedizione per il nostro popolo e non una maledizione, come affermato da alcune persone che provano odio e invidia nei nostri confronti». Espressione pittoresca che però raffigura appieno il personaggio. La carriera di Hun Sen, oggi 69enne, comincia tra le fila dell'esercito dei Khmer Rossi. Dopo l'ascesa al potere di Pol Pot e la formazione della Cambogia Democratica, Hun Sen comincia a temere di finire vittima delle violente purghe messe in atto del regime e, nel 1977, espatria in Vietnam, all'epoca in guerra contro la Cambogia. Nel 1979, con il trionfo vietnamita nella guerra e la nascita della Repubblica Popolare di Cambogia, rientra a Phnom Penh e ricopre il ruolo di ministro degli Esteri nel Governo fantoccio imposto da Hanoi. Nel 1985, Hun Sen è diventato premier, assumendo gradualmente il controllo totale del Paese.
L'economia della Cambogia, che ha fatto leva fino a oggi essenzialmente sulla produzione di indumenti e sull'agricoltura di sussistenza (che impiega buona parte della popolazione), versa in condizione di povertà. Alla luce di tale quadro, la situazione era stata ulteriormente minacciata dal ripristino di tariffe doganali da parte dell'Ue su alcuni prodotti esportati, come capi di abbigliamento, calzature e articoli da viaggio. Bruxelles era intervenuta con mano pesante per frenare la violazione dei diritti umani contro gli oppositori politici perpetrate dal premier Hun Sen.
Viste tali difficoltà, la Cambogia si era però appoggiata alla Cina con la quale ha firmato un accordo di libero scambio lo scorso 12 ottobre, che ha rappresentato la prima intesa di tale genere mai adottata da Phom Penh con un altro Paese. Tra le altre cose, la Cambogia ha deciso di partecipare al progetto delle Nuove Vie della Seta, lanciato dal presidente cinese Xi Jinping nel 2013, e di sfruttarlo come motore per lo sviluppo nazionale.
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