Lassessore alla Sanità, momentaneamente sospeso, Alessandro Cè si è dimesso da parlamentare. Una decisione che lesponente leghista - al centro della nota querelle regionale - ha preso poche ore dopo lufficializzazione, da parte della giunta elettorale del Pirellone, dellincompatibilità del suo doppio ruolo amministrativo. Vale a dire: deputato a Roma e assessore in Regione. Gli è stato chiesto di scegliere, e Cè ha scelto il Pirellone. Avrebbe dovuto risolvere pure quella che lo vede,a tutti gli effetti, ricoprire ancora la carica di consigliere provinciale a Brescia, ma su questultima contestazione Cè ha chiesto allufficio di presidenza del consiglio regionale un parere legale.
«Evidentemente la questione si sta complicando se i rapporti di maggioranza passano ora per gli uffici legali» è stato il commento del vicepresidente del parlamentino lombardo Marco Cipriano (Ds), ma forse la soluzione del caso più incandescente dellestate politica è più vicina di quanto si pensi. E a professare ottimismo ieri è stato proprio lattuale presidente del consiglio, il leghista Attilio Fontana, sostenendo che «il caso Cè si risolverà prima di dieci giorni», prima cioè che ad occuparsene sia laula consigliare nella seduta del 28 settembre. «Quanto avvenuto oggi sono state semplici decisioni formali, assolutamente niente di grave» ha aggiunto Fontana, che - nonostante le sue smentite («non so da dove escano queste voci») - resta in pole position per la sostituzione di Cè alla Sanità, col subentro di un lumbàrd a scelta tra Boni e Zanello al suo posto. «La decisione presa oggi da Cè non ha nulla a che fare col resto della vicenda» ha sottolineato pure il governatore Roberto Formigoni.
Ieri mattina si è riunita regolarmente pure la prima giunta post vacanze estive, seppure senza la presenza di nessun esponente leghista, tutti assenti giustificati e non volontari: Boni e Albertoni hanno infatti partecipato ai funerali del padre del loro collega di partito Gibelli, svoltisi a San Colombano al Lambro. Gli altri assessori della Cdl hanno convenuto comunque a mantenere la linea del Piave eretta da Formigoni sulla questione Cè: se non presenta la lettera di scuse, non rientra in gruppo. E la vicepresidente Viviana Beccalossi ha provato a sollecitarla ancora: «Restiamo tutti in attesa di questa lettera, e mi auguro che la situazione si sblocchi velocemente. Lassessorato alla Sanità, nellinteresse della collettività, deve poter riavere una guida in tempi rapidi». Ma cè chi, tra i suoi colleghi, dubita che quella lettera arriverà mai «conoscendo - spiegano - quanto orgoglio possegga Cè». Eppoi, secondo altri, anche nel caso di un suo passaggio a Canossa «il suo carattere lo porterebbe inevitabilmente a nuovi scontri con alcuni di noi e, a quel punto, saremmo di nuovo da capo».
Pure allinterno del Carroccio sono consapevoli di queste controindicazioni e - pur difendendo Cè - sono pronti ad addivenire a una soluzione in tempi rapidi. Magari già lunedì prossimo, nel corso della tradizionale cena ad Arcore tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi, nella quale il Senatùr concorderà col premier la via duscita più vantaggiosa per la Lega. A cominciare dallo scongiurare la perdita di un consigliere leghista in consiglio, considerato che Cè è stato eletto attraverso il listino bloccato e nel caso di sua sospensione definitiva verrebbe sostituito dallazzurro Gigi Farioli. Questultimo, allertato su questa eventualità, avrebbe già comunicato ai vertici regionali di Fi la propria disponibilità a rifiutare il ripescaggio in cambio di un collegio sicuro alle prossime politiche. In questo caso il posto di Cè verrebbe preso da unaltra leghista, lex assessore bustese Tiziana Ruffinelli, e Bossi darebbe il via libera al cambio.
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