«Cacciatori di farfalle», carnefici e vittime

Viaggio tra soprusi d’ogni giorno commessi contro le donne

Andrea Indini

Un mondo diviso tra carnefici e vittime. Una terra sulla quale, ogni giorno, cacciatori e prede si inseguono cercando di sopravvivere il più a lungo possibile. Non è un dramma, ma vita reale. In collaborazione con la circoscrizione lombarda di Amnesty International, la compagnia Limelight Theatre porterà, a partire da questa sera, lo spettacolo The Butterfly Hunters sul palcoscenico del Teatro Greco.
La pièce, scritta e diretta da Alberto Bertolotti, è un sapiente viaggio nei quotidiani soprusi cui siamo spettatori, un male che ci è divenuto talmente familiare da non riuscire più a suscitare il nostro sdegno o la nostra rabbia. «In ogni angolo del mondo e in ogni epoca, fino a oggi - spiega Bertolotti - carnefici e vittime si sono trovati a confrontarsi sul terreno della violenza fisica o di quella psicologica guidati dalle più disparate motivazioni».
Lo spettacolo, che si avvale dell’interpretazione di Sara Angelini, Valerio Conte, Marco Furgada, Aaron Gordon, Francesca Rinetti e Laura Sinatra, diventa un’esplorazione molto attenta al sentire umano. «Lo scopo è proprio quello di portare il nostro pubblico - continua il regista - in un limbo, compreso tra cielo e terra, dove è possibile prestare ascolto alle confessioni dei cacciatori e delle farfalle fino ad accorgersi che sono tutti facce ed esperienze, opposte o simili, della stessa storia».
The Butterfly Hunters è un grosso bilanciere, un gioco di ruoli, dove il più forte deve vincere perché così è sempre stato, ma dove non è più così sicuro che sia giusto che vinca. «Il cacciatore sta arrivando - recita il regista -, avrà lunghe spade e mi taglierà le ali. Perché qui devo stare. È il cacciatore che lo dice, e lui è il mio padrone: d’altronde io sono solo una farfalla».
Lo spettacolo contribuisce alla campagna condotta quest’anno da Amnesty Internetional, “Mai più violenza sulle donne”. «Tutti gli individui - si legge all’articolo 26 del “Patto internazionale sui diritti civili e politici” - sono uguali davanti alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, a un’uguale tutela da parte della legge». Tuttavia, la violenza sulle donne è parte di una cultura globale che nega a queste pari opportunità e pari diritti legittimando la violenta appropriazione del loro corpo per gratificazione individuale o scopi politici.
Milioni di donne nel mondo sono terrorizzate da violenze domestiche, schiavizzate in matrimoni forzati, comprate e vendute per alimentare il mercato della prostituzione, violentate come trofei di guerra o torturate in stato di detenzione. «Purtroppo, la violenza sulle donne è una delle forme di violazione dei diritti umani più diffusa e occulta nel mondo», spiega Irene Khan, segretaria generale di Amnesty International.
«Ho scritto questo spettacolo - spiega Bertolotti - per non tacere questi soprusi: secondo i dati pubblicati quest’anno da Amnesty, in tutto il mondo, circa il 20 per cento delle donne ha subito abusi fisici o violenze sessuali».
«Lo spettacolo - conclude il regista - non vuole essere un j’accuse. Assolutamente.

Vogliamo cercare di spiegare che anche i carnefici, quando erano piccoli, non sapevano cosa avrebbero dovuto vivere: molti studi hanno, infatti, provato che se, da piccolo, uno sta con i lupi, quando sarà grande è più facile che ululi piuttosto che parli».
Anche il Giudizio Finale si fa carico di questo principio: per quanto i carnefici vengano condannati, il loro diventa un processo sofferto e fortemente introspettivo.

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