Cadavere carbonizzato in un centro commerciale

Stefano Vladovich

Massacrato a colpi di badile, poi gettato dalle scale e dato alle fiamme. Probabilmente respirava ancora Cosimo Quarta, un pregiudicato pugliese di 39 anni, quando il suo assassino lo ha cosparso di liquido infiammabile e gli ha dato fuoco per cancellare ogni prova. Ma qualcosa deve essere andata storta, l’altra notte, nel seminterrato del centro commerciale «La Galleria», a pochi passi dall’area industriale di Pomezia. Così il rogo ha risparmiato il busto del poveretto e, soprattutto, i suoi polpastrelli. Tanto che la scientifica dei carabinieri è riuscita a rilevare le impronte digitali e a dare, in poche ore, un nome all’ennesima vittima di una guerra tra poveri.
È di un clochard italiano, difatti, il corpo scarnificato e semi-carbonizzato trovato ieri mattina alle 9,30 da alcuni dipendenti del supermercato sulla via del Mare, il prolungamento di via dei Castelli Romani che porta a Torvaianica. Un vagabondo, senza fissa dimora, più volte fermato dagli stessi carabinieri della cittadina pontina. Uno dei tanti disperati che di giorno affollano il parcheggio dell’ipermercato con la speranza di racimolare qualche euro di mancia aiutando le massaie con le borse della spesa. Ma a chi dava fastidio? «Sulle modalità del delitto, in attesa dell’autopsia, possiamo solo dire che la vittima ha ricevuto numerosi colpi al volto e al torace - spiega il capitano Germano Passafiume, comandante della compagnia dei Carabinieri di Pomezia - e che la morte risale, all’incirca, alle 23 di lunedì. Abbiamo alcuni filmati da visionare, anche se non sembra che possiamo ricavarne molto, e alcuni conoscenti da interrogare. Non possiamo certo escludere una vendetta o un regolamento di conti fra disperati ma è più probabile che si sia trattato di una lite fra ubriaconi finita in tragedia».
Il corpo di Quarta era disteso in fondo alle scale che dal parcheggio interno portano al seminterrato utilizzato come magazzino. Un luogo spesso utilizzato dai barboni per passarci la notte e ripararsi dal freddo durante l’inverno. Supino, le gambe bruciate e sangue su ciò che resta del viso e dei pochi stracci. Addosso niente soldi né documenti. Attorno nessun contenitore di benzina o altro liquido infiammabile. Sul posto, oltre agli uomini del nucleo operativo di Pomezia, i loro colleghi del Reparto Territoriale di Frascati e il medico legale dell’Umberto I. «I dubbi sulla dinamica di questo omicidio - chiosano gli inquirenti - sono molti. Si può pensare che sia avvenuto altrove e che il cadavere sia stato portato qui in un secondo momento. Oppure che Quarta, mezzo stordito dalle botte e da una sbronza colossale, si sia dato fuoco da solo. A volte basta poco, un mozzicone di sigaretta e alcol, per appiccare un rogo».
Di certo ci sono le riprese delle telecamere piazzate sulla vicina Banca della Toscana e quello che potrebbe ricordare un polacco che divideva con lui la «piazza», a mezzogiorno di ieri già ubriaco fradicio. L’ipotesi più accreditata? Che Quarta sia stato picchiato da altri disgraziati come lui per questioni di soldi.

Gli spiccioli che la carità della gente distribuisce loro per sistemare i carrelli della spesa. Come accadde a Sebastian Dlugosz, un polacco di 35 anni ucciso il 29 ottobre scorso a Roma nello spiazzo di un supermercato nel quartiere Aurelio.

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