«E scusateci per il ritardo». La frase più forte non è scritta nei fogli dei discorsi ufficiali per ricordare il commissario Luigi Calabresi. Esce improvvisa dalla voce un po roca di Filippo Penati.
Il presidente della Provincia che «sfora» il cerimoniale con parole che arrivano dritte al cuore e alla testa di chi, trentacinque anni dopo, sta ricordando quel «fedele servitore dello Stato» assassinato sotto casa da terroristi armati dalle parole di troppi cattivi maestri. Rimasti allora nellombra e tornati a salire in cattedra oggi che sono diventati direttori di giornali e tivù, scrittori, storici, maître-à-penser dallauditel facile. (...)
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