È morto Johan Neeskens, leggenda dell'Ajax e della grande Olanda

Insieme a Cruijff è stato uno dei più grandi protagonisti del calcio europeo degli anni Settanta con le maglie di Ajax, Barcellona e della grande Olanda

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Lutto nel mondo del calcio: è morto all'età di 73 anni Johan Neeskens. Lo ha reso noto l'Ajax attraverso i suoi profili social. "Siamo profondamente addolorati nell'apprendere della scomparsa di Johan Neeskens. I nostri pensieri sono rivolti alla sua famiglia in questo momento. Riposa in pace, leggenda dell'Ajax", si legge nel tweet.

Classe '51, Neeskens è stato uno dei più grandi centrocampisti nella storia del calcio mondiale. Insieme a Johan Cruijff è stato tra i protagonisti dell'epopea dell'Ajax e dell'Olanda del calcio totale negli anni '70. Con la maglia dei lancieri di Amsterdam ha disputato 124 partite segnando 33 gol, vincendo tra l'altro 2 campionati olandesi e e 3 Coppe dei Campioni. Ha giocato anche nel Barcellona con cui ha vinto una Coppa del Re e una Coppa delle Coppe, e nei New York Cosmos. Ha collezionato 49 presenze con la maglia dell'Olanda, segnando 17 gol. Ha giocato due finali di Coppa del Mondo, entrambe perse, nel 1974 e nel 1978. Da allenatore è stato vice ct dell'Olanda con Guus Hiddink e Frank Rijkaard, che al Barcellona con lo stesso Rijkaard.

Se Cruijff è, secondo la celebre definizione di Sandro Ciotti, il "profeta del gol", Neeskens è "Johan II": lo scudiero perfetto del più grande calciatore europeo di tutti i tempi. In una squadra leggendaria come la grande Olanda anni Settanta, Cruijff e Neeskens hanno espresso arte in perfetta sintonia. La sua principale qualità sta nella capacità di interpretare al meglio, con naturalezza e continuità sorprendenti, l’universalità di ruolo predicata da Kovacs e Michels in Olanda: "Un giocatore deve essere completo e continuo, capace di adattarsi a giocare in qualsiasi zona del campo". Lui lo è. Decisamente. Polmoni inesauribili, ottimi controllo di palla e colpo di testa, infallibile dal dischetto e soprattutto vero leader, capace di prendere la squadra in mano nei momenti più delicati.

Neeskens con la maglia dell’Ajax. Giocatore "duttile e polivalente" è quello in grado di giocare in due, tre ruoli. E così quando nel 1973/74 Cruijff abbandona i lancieri di Amsterdam, destinazione Barcellona, tocca a Neeskens prenderne il posto come trequartista-centravanti. Non si tratta solo di calpestare le stesse zolle di campo. Neeskens a modo suo, col suo stile, garantisce all’Ajax meno eleganza ma medesimo rendimento del numero 14 più famoso della storia del calcio. Purtroppo per i tifosi biancorossi ne segue il cammino anche fuori dal rettangolo verde.

Nel giugno 1974 firma per il Barcellona per raggiungere l'amico Johan. La coppia si ricompone. Neeskens appena acquistato dal Barcellona viene presentato alla stampa e ai tifosi Neeskens diventa subito un idolo dei tifosi del Barca. Anche in Catalogna si conferma un moto perpetuo che copre l’intero campo per novanta minuti, pressando, rubando palla agli avversari, impostando l’azione e inserendosi in zona gol. "Un mediano difensivo che sapeva segnare". Forse qualcosa in più. Per lui in Spagna 219 partite e 53 goal, una coppa di Spagna e una coppa delle Coppe. Il trionfo europeo nella finale di Basilea del 1979 rappresenta anche l’ultima partita dell’olandese in maglia blaugrana. Due coppe in cinque anni. Un po' poco per una squadra che schierava la migliore coppia del calcio mondiale.

Sfortunatissime invece le due Coppe del Mondo, che si concludono entrambe con una sconfitta in finale. La prima nel 1974. Minuto numero uno di Germania Ovest-Olanda: il calcio d’inizio spetta agli ospiti, i tedeschi non toccano palla, giusto la caviglia di Cruijff dentro l’area. Neeskens mette a segno il rigore. Per il numero tredici olandese, capocannoniere dei suoi, è il quinto gol nel torneo. La partita finisce 2-1 per i tedeschi, ma un posto nella storia del calcio è ormai assicurato per Neskeens e per la sua Olanda.

Nel 1978 in Argentina, non c'è Cruijff e come quattro anni prima, gli oranges vanno in finale. Avversari, anche qui, i padroni di casa.

Dopo l’uno a uno nei 90 minuti, Kempes e compagni vincono nei supplementari: 3-1 e addio coppa del Mondo. La fine di un ciclo, la fine di un calcio spesso imitato ma mai più rivisto. E di uno dei suoi più grandi simboli.

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