
Pregano i fedeli per la salute del Papa. In contemporanea il calcio italiano riflette e si interroga sulla bestemmia di un calciatore, nel caso l'argentino Lautaro Martinez. Manca la prova audio, no, contrordine, trovato il sonoro del labiale, fibrillazioni varie, quale castigo, tre ave maria e un pater noster, multa, squalifica, censura. Capita, parte l'imprecazione, comunque ignorante, scoppia lo scandalo, il calciatore della Roma Cristante,
nomen omen, era stato squalificato per autocitazione blasfema, altri avevano pagato pegno, qualche euro e mi pento e mi dolgo con tutto il cuore, l'atto di dolore dura il tempo del fischio d'inizio della successiva partita.
Segnalo per la cronaca che, qualche tempo fa, a Islamabad, un tribunale pakistano ha condannato a morte quattro persone per avere commesso blasfemia nei confronti del profeta e del Sacro Corano. Escludo conseguenze analoghe nei nostri territori, il codice sportivo prevede la squalifica di una giornata ed eventuale
multa pecuniaria.
Ma a suo tempo il sindacato internazionale dei calciatori (Fifpro) ha attaccato la nostra Federcalcio e Lega per le violazioni dei diritti fondamentali sulla libertà di espressione. Questa è, forse, la vera bestemmia. Una prece.
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