
La decisione, assunta dalla lega di serie A, di posticipare a domani sera Atalanta-Lecce, a causa dell’improvvisa morte di Graziano Fiorita, il fisioterapista della squadra salentina, conferma l’assoluta incapacità del sistema calcio italiano nell’affrontare l’emergenza. Già la cancellazione delle partite in programma lunedì scorso, con una serie di annunci contraddittori, aveva evidenziato l’improvvisazione e la superficialità con le quali sono gestite situazioni impreviste ma l’ultima scelta unilaterale di spostare la partita di Bergamo da venerdì a domenica, senza occuparsi e preoccuparsi della trasferta doppia, in due giorni, del Lecce e della situazione emotiva del gruppo, mentre la salma di Fiorita è ancora a Brescia, è la conclusione grottesca di una settimana sì difficile ma proprio per questo necessaria di competenza e professionalità.
Nulla di nuovo, il calcio italiano è diretto da burocrati, commercialisti, politicanti che nulla o poco sanno e conoscono del vero e profondo spirito di questo sport, sfilano tutti nelle tribune d’onore, magari fasciati dalle sciarpe di squadre verso le quali dovrebbero, invece, mantenere equilibrio istituzionale, invece restano lontani dalla realtà dello spogliatoio, dal senso di appartenenza dei calciatori che non sono soltanto atleti ma soprattutto uomini, dunque sensibili ad accadimenti anche tragici che li colpiscono profondamente.
Esiste, allora, una responsabilità di queste scelte irrispettose ma presumo che nessuno pagherà le conseguenze, anzi sarà il Lecce ad essere punito, a subire il verdetto del giudice sportivo.
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