Le acque si fanno agitate, dalle parti della Nazionale di calcio italiana. Ma non stiamo parlando delle acque sulle quali veleggia in questi giorni il panfilo di Aurelio De Laurentiis, coriaceo Presidente del Napoli Calcio, bensì dello "Stretto dei Dardanelli" attraverso il quale si trova ad essere obbligato il passaggio per la nazionale degli azzurri, improvvisamente e inaspettatamente orfani del CT Roberto Mancini e per Luciano Spalletti, fresco di scudetto con lo stesso Napoli, ma presosi un anno sabbatico dal calcio giocato. Ecco cosa è accaduto.
La vicenda
Nel ferragosto rovente della FIGC, scossa dal maremoto delle dimissioni di Roberto Mancini, ormai ex CT degli azzurri, che ha improvvisamente dato forfait "per motivi familiari" (i più maliziosi suggeriscono di guardare a est, in particolare, all'Arabia Saudita), l'ex allenatore del Napoli avrebbe dato immediata disponibilità al presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina, come sostituto sulla panchina del "Mancio", anche in vista dei prossimi impegni del 9 e del 12 settembre, rispettivamente contro Albania e Ucraina, per le qualificazioni all'Europeo del 2024
La clausola di non concorrenza
Sulla strada di Luciano Spalletti verso Coverciano si frappone un ostacolo, a detta di alcuni (il figlio, nonchè avvocato, dello stesso Luciano Spalletti) aggirabile, per altri più insidioso: la clausola di non concorrenza (con penale di 3 milioni di euro) con la quale De Laurentiis aveva vincolato Spalletti a non firmare con altri club nei successivi 12 mesi dalla cessazione del loro rapporto. E proprio qui sta l'inghippo. Sì, perché, per alcuni, quella clausola avrebbe valore solo in caso di firma del tecnico di Certaldo con squadre di club (italiane o estere), ma non varrebbe in caso di firma del tecnico con una nazionale. Per altri, ed è ciò che sostiene l'entourage di De Laurentiis, quella clausola avrebbe valore erga omnes, quindi anche in caso di firma con la nazionale di calcio italiana.
La replica di Aurelio De Laurentiis
A conferma di una certa rigidità da parte di De Laurentiis a voler risolvere in via bonaria e amichevole la vertenza triangolare tra lui, il CT e la FIGC, è sopraggiunto in giornata un comunicato stampa, attraverso il quale il Presidente del Napoli ha precisato che non si tratterebbe di una questione di "vil denaro", bensì " di coerenza e di principio". De Laurentiis spiega: "Per il Calcio Napoli tre milioni non sono certo molti, e per Aurelio De Laurentiis sono ancora meno. Ma la questione nel caso di specie non è di “vil denaro”, bensì una questione di principio, che non riguarda solo il Calcio Napoli, ma l’intero sistema del calcio italiano, che deve spogliarsi del suo atteggiamento dilettantistico per affrontare le sfide guardando al rispetto delle regole delle imprese, delle società per azioni, del mercato. Ma fino a quando si consentirà che la “regola” sia la “deroga” il sistema calcio non si potrà evolvere e continueranno a esserci i casi “Spalletti”. Alcuni potrebbero commentare, "severo, ma giusto".
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