Due anni senza Gianluca Vialli. Due anni senza uno dei pochi campioni che, nonostante le tante maglie indossate, ha saputo unire il tifo italiano al di là di ogni bandiera. Carismatico ma leale, determinato ma disponibile, Gianluca Vialli è stato sì un campione del calcio italiano - attaccante, allenatore e persino dirigente - ma è stato anche un uomo dal cuore grande, che tutti ricordano con affetto e tristezza nell'anniversario della sua morte arrivata prematura, a soli 58 anni, il 5 gennaio 2023.
Una carriera determinante
Gianluca Vialli ha legato il suo nome a pochi club ma sia nella Cremonese, dove iniziò la sua carriera a grandi livelli, sia nella Sampdoria e nella Juventus l'attaccante ha saputo lasciare il segno, firmando gol determinanti per il successo di queste squadre. Vialli contribuì alla promozione della Cremonese dalla serie C1 alla serie B nel 1981 e insieme a Roberto Mancini formò una delle coppie d'attacco più prolifiche di sempre alla Sampdoria, consentendo alla formazione genovese di conquistare due scudetti, tre Coppa Italia, una Supercoppa e una Coppa delle Coppe tra il 1984 e il 1992. Passato alla Juventus nella stagione '92/'93 Gianluca Vialli continuò a segnare decine di gol contribuendo a riempire le bacheche bianconere di trofei tra i quali, i più prestigiosi, rimangono la Champions League e la Coppa Intercontinentale conquistate nel 1996, nell'annata in cui divenne capitano succedendo a Roberto Baggio. Anche nella sua breve parentesi all'estero, al Chelsea, Vialli fu determinante nel doppio ruolo di allenatore-giocatore che gli consentì di conquistare cinque trofei.
La malattia e la morte
Nel 2017, quando era un giornalista sportivo che si divideva tra l'Italia e Londra, dove viveva con la moglie, la vita di Gianluca Vialli cambiò radicalmente. Un dolore lancinante alla schiena e alla gamba lo costrinsero a sottoporsi a diversi esami, cure e persino interventi. Ma il suo malessere non scomparve, anzi peggiorò e in quel momento scoprì di avere un tumore, uno di quelli più ostici. "Sono dimagrito, vomito denso, i miei occhi sono gialli. E il dottore mi dice: 'Si fermi, Gianluca'. Cosa devo fermare? La risposta me la dà la risonanza magnetica: ferma tutto, Luca. Hai un cancro al pancreas. Io che fino a quel momento della mia vita da atleta non sapevo niente di malattie, biopsie, pet-scan, di linfonodi e liquidi di contrasto, mi sento perduto", raccontò in prima persona Gianluca Vialli scrivendo su Domani la sua storia di resilienza. Per lo sportivo cominciò una lunga battaglia fatta di chemioterapia e interventi chirurgici con l'annuncio, arrivato nell'aprile 2020, della guarigione: "Sono felice, anche se lo dico sottovoce. Può sembrare strano, ma in questo momento mi sento più fortunato rispetto a tanti altri". Alla fine del 2022, però, la malattia si ripresentò con maggiore aggressività senza lasciare scampo al campione.
L'abbraccio con Mancini a Wembley
Degli ultimi anni della vita di Gianluca Vialli c'è un'immagine che rimane uno dei ricordi più belli legati al calciatore: l'abbraccio con Roberto Mancini subito dopo il trionfo dell'Italia sull'Inghilterra agli Europei del 2021. Un gesto emblematico avvenuto nello stesso stadio, quello di Wembley, dove 29 anni prima i "gemelli del gol" - così erano soprannominati i due attaccanti ai tempi della Sampdoria - avevano perso la Coppa dei Campioni contro il Barcellona. Era l'11 luglio 2021 e Vialli pensava di avere sconfitto il cancro e era tornato a sorridere, a vincere e a fare ciò che amava, occuparsi di calcio nell'inedito ruolo di capo delegazione della Nazionale. "È stato un abbraccio completo.
C'era la gioia per il traguardo sportivo, c’era la paura ci che aveva condizionato negli ultimi anni per via delle mie condizioni. Un abbraccio più bello di quando gli passavo la palla e lui faceva gol", raccontò a Che tempo che fa Vialli in una delle ultime interviste rilasciate prima della sua prematura scomparsa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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