"Sven, Gianluca e Sinisa. Gli amici cari persi in un lampo"

Intervista all'ex ct Roberto Mancini: "L'ho sentito 20 giorni fa, era con i figli. Caro Mancio, sto bevendo un vino delle tue parti... Ci siamo fatti una gran risata"

"Sven, Gianluca e Sinisa. Gli amici cari persi in un lampo"

«È un notizia che non avrei mai voluto ascoltare anche se sapevamo che le condizioni di Sven erano drammatiche. Alla fine ci speri sempre». Roberto Mancini, ex fantasista della Sampdoria e della Lazio, ex allievo di Sven Göran Eriksson, ex allenatore della nazionale italiana, è molto triste.

Quando è stata l'ultima volta che ha sentito Eriksson?

«Circa 20 giorni fa. Stava con i figli, mangiando e bevendo. Di buonissimo umore. Ci ho parlato al telefono».

Cosa vi siete detti?

(Imitando la voce italo svedese di Eriksson) «Sto bevendo un vino delle tue parti, Mancio. Un bianco marchigiano straordinario. Ci siamo fatti una grande risata. Non ha mai perso il buonumore. Anche questo l'ha reso l'uomo straordinario che era».

Lei l'aveva visto non molto tempo fa allo stadio di Genova quando la Sampdoria aveva dedicato ad Eriksson un tributo speciale

«Sì. In quell'occasione ho potuto passare del tempo con lui. Aveva una positività e dignità straordinarie che non lo hanno lasciato per un solo secondo. Eppure sapeva che stava per morire».

Mister, in pochi mesi lei ha perso tre figure importantissime nella sua vita: Sinia Mihajlovic poi Gianluca Vialli e adesso Eriksson.

«Sono tre persone che hanno fatto veramente parte della mia vita. In gioventù, da calciatore, Mihajlovic e Vialli come compagni e Sven come maestro. Con Sven nella Samp e nella Lazio, con Vialli fino all'ultimo europeo».

Cosa è stato per lei Eriksson?

«Un maestro di vita».

Mi corregga se sbaglio, è stato proprio Eriksson a rappresentare il suo passaggio da calciatore ad allenatore, vero?

«Non sbaglia. Io ho smesso di giocare alla Lazio e ho iniziato subito a fare l'assistente di Eriksson. Ho rubato molto molto da lui, è stato fondamentale in quello che sono oggi».

Che allenatore è stato Eriksson?

«Grandissimo. Ha fatto bene in tutte le squadre che ha allenato: ha portato tattica e anche soprattutto tanta gentilezza. Le posso raccontare un aneddoto?».

Certo.

«Ricordo di una volta, ai tempi della Sampdoria, allenatore Boskov, avevamo appena perso la coppa dei campioni in finale contro il Barcellona ed era un momento nel quale la società stava cambiando gran parte dei giocatori. Io e Vialli incontrammo Sven a Monte Carlo e gli spiegammo che a Genova si stava benissimo e che sarebbe stata una gran cosa se lui fosse venuto ad allenarci».

Venne?

«Sì, lui venne alla Sampdoria, purtroppo però vendettero Vialli e Sven trovò solo me. Che sfortuna» (ride).

Si è mai arrabbiato con lei?

«Spesso. Io non ero un tipo tranquillo, in campo protestavo spesso con gli arbitri, con i compagni. Sven, che mi conosceva molto bene e soprattutto mi voleva molto bene, anche perché gli facevo spesso vincere le partite (ride), si arrabbiava. E quando si arrabbiava gli venivano le guance rosse».

Mister, mi dica: come si trova con la nazionale araba?

«Bene. Credo si stia facendo un buon lavoro. Fra poco, il 10 e il 15 settembre, andremo a giocare il secondo girone per la qualificazione ai mondiali. Non sarà semplice perché ci troviamo a competere con un gruppo piuttosto forte, però ci metteremo tutta la forza, l'impegno e la determinazione per farcela».

In Arabia ha trovato il calcio che si aspettava?

«Che non fosse il calcio europeo lo sapevo, non l'ho scoperto andandoci. Sta migliorando mese dopo mese anche grazie ai tanti giocatori europei che sono venuti qui a giocare. Il livello del campionato si è alzato e sono certo migliorerà ancora in vista dell'Asian-cup che si disputerà in Arabia e anche del mondiale del 2034».

Come gestione della squadra nazionale?

«Sia il ministro della dello sport Saudita che il presidente federale sono molto competenti e stanno molto vicini alla squadra. C'è una grande attenzione e una grande voglia di far crescere il calcio Saudita e ritornare a vincere qualche trofeo importante».

Lei sa che Dybala, in controtendenza, ha rifiutato molti milioni dall'Arabia per rimanere a giocare nel campionato di serie A in Italia. Cosa ne pensa di questa sua scelta?

«Dybala è giovane e aveva voglia di continuare a giocare in un campionato di alto livello. Gioca nella Roma che è un grande club tra le grandi della serie A, quindi credo che la sua scelta non sia stata sbagliata. E poi Dybala gioca nella nazionale Argentina quindi ha tutto l'interesse a restare in un campionato alto che possa metterlo in luce».

Che giocatore è per lei Dybala?

«Per me è un grande giocatore, addirittura nel 2016, quando allenavo l'Inter, avevamo quasi chiuso la trattativa per averlo in squadra».

Nel 2021 l'Italia con lei è salita sul tetto d'Europa, quest'anno siamo usciti impietosamente. Cosa è cambiato in tre anni?

«Capisce che statisticamente è impossibile vincere gli europei due volte di seguito?».

Mi vuol dire che è stato solo un problema di statistica?

«No, sicuramente non solo quello. È chiaro che ci siamo trovati davanti una nazionale piena di ragazzi un po' più giovani, con i quali però eravamo andati nelle fasi finali della Nations league battendo Germania e Inghilterra».

Cosa è mancato a questa nazionale?

«Si stanno inserendo giocatori nuovi quindi ci vorrà un po' più di tempo anche se io penso, a differenza di quello che ho letto, che i giocatori scesi in campo siano tecnicamente bravi. Non dimentichiamo che le stesse critiche sui giocatori le fecero anche prima che vincessimo l'europeo del 2021. È un classico che si usa dire, non abbiamo giocatori. È chiaro a tutti che non abbiamo più i giocatori di 15 anni fa, però è ingeneroso dire che la nazionale italiana non ha dei bravi giocatori».

Dica la verità mister, ha sofferto un po' quest'estate durante gli europei nel non vedersi più su quella panchina?

«Posso non risponderle?».

Nel suo diritto... Quanto le pesa la mancata qualificazione ai mondiali con la nazionale italiana?

«Mi pesa tanto perché avremmo potuto fare una bella figura al mondiale. E non vedere la nazionale italiana, vincitrice degli europei, in quella competizione, non può non far male».

Le manca la panchina della nazionale?

«Posso saltare anche questa?».

No, questa no. Allora, le manca o no?

«Chiaro che era la mia collocazione ideale.

Allenare la nazionale italiana è stato un grandissimo onore e privilegio per me. Non sempre le cose vanno come si spera, ma oggi il mio assoluto impegno è con la nazionale saudita. Però chissà che, un giorno, si possa rivincere il mondiale insieme».

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