Il Diavolo riprende la corsa a due minuti dalla sosta

I rossoneri rischiano con la Fiorentina, ma un autogol nel recupero salva il secondo posto

Il Diavolo riprende la corsa a due minuti dalla sosta

Milan, dica 33. Il suo stato di salute non è eccellente come in quasi tutto il 2022 ma l'acuto finale col quale riesce a domare una Fiorentina tornata a praticare calcio di qualità, gli consente di confermare il distacco (meno 8) dal Napoli allontanandosi dall'Inter tornata sotto pericolosamente. Arrivederci al 4 gennaio (viaggio a Salerno). Si può capire quel primo tempo aperto dal gol lampo di Leao (lancio di Tomori, tocco di Giroud e fuga del portoghese con palla in buca) ma scandito dall'orgoglioso ritorno viola, capace di comandare il gioco e firmare col solito castiga-Milan (terzo sigillo di fila a San Siro), Barak, sostituito a fine riscaldamento di Bonaventura (infortunio muscolare). Si può capire anche se gli capita di frenare (5 punti persi tra Torino e Cremona) fuori casa, un tempo il suo regno incontrastato ma di replicare invece la dura legge di San Siro. Scolpita, tra l'altro, come con lo Spezia, in pieno recupero: invece di Tonali, al cross provvede Vrankx, invece di Giroud in giravolta, Terracciano buca la respinta e Milenkovic devia in modo goffo nella sua porta.

Per un tempo si vede un Milan spolpato («ci può stare che siano svuotati di energie» il riconoscimento di Paolo Maldini), nella ripresa cambia quasi tutto, marcia e pericolosità offensiva grazie a qualche innesto felice di Pioli (Dest in particolare). Intendiamoci la Fiorentina non sta a guardare, grazie alla superiorità plastica dei suoi centrocampisti (Amrabat in particolare) sui dirimpettai rossoneri. E qui maturano una dopo l'altra occasioni su tutti e due i fronti per passare davanti al rivale. Terracciano para su Giroud, Tatarusanu devia su Kalulu, Leao solo davanti alla porta mira i curvaioli della sud, Tomori salva sulla linea la stoccata di Ikonè prima dell'assalto finale chiuso dalla deviazione assassina di Milenkovic. Nell'occasione Pioli per la prima volta forse da quando è a Milanello schiera addirittura quattro punte: Giroud, Leao, Origi e Rebic: un rischio premiato alla fine. Il Milan chiude il suo anno magico (scudetto più qualificazione agli ottavi di Champions) con l'ennesimo successo domestico, artigliato da una giocata tentata quasi per disperazione più che per convinzione.

Il bilancio finale racconta di un Milan a meno 2 punti rispetto al torneo precedente ma forse cominciano a farsi valere un paio di quei acquisti arrivati a fine mercato, Dest e Vrankx. L'effetto mondiale vicino sembra non pesare sull'ultima sfida dell'anno: Giroud, in partenza, si batte come un leone, Tomori, escluso a sorpresa dagli inglesi, salva il futuro al Milan con la respinta sulla linea e un recupero prodigioso su Ikonè.

Felice il congedo di Ivan Gazidis, salutato da San Siro con striscioni e applausi a scena aperta del pubblico milanista. Al manager sud africano spuntano i lucciconi. In quattro anni, bisogna riconoscerglielo, ha compiuto un piccolo grande capolavoro risanando i conti del club e portandolo allo scudetto.

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