Stavolta niente frasi simbolo come alla vigilia del debutto con l’Albania ma solo foto e autografi ai tifosi fuori dal campo di allenamento. E tanto meno anticipazioni sulla formazione («loro non ne hanno date...»). Unico indizio, lo stesso «vestito buono da indossare, griffato Armani, conosciuto in tutto il mondo». Che può voler dire la conferma dei titolari di Dortmund, provati nei tre allenamenti compreso quello di rifinitura. Vestito che andrà «sporcato se ce ne fosse bisogno», leggi variazione sul tema da apportare in corso d’opera. In questo senso l’impiego di Cristante, elemento più fisico, a centrocampo potrebbe risultare una variabile dell’ultim’ora.
Luciano Spalletti non ama caricare troppo le grandi sfide - e quella con la Spagna la ritiene «una delle più importanti della mia carriera» -, non lo faceva neanche ai tempi dei club. Solo un discorso motivazionale a giocatori e staff sul campo poco prima di iniziare la seduta finale, uno dei tanti che il Ct avrà fatto nel suo percorso a Coverciano e qui in Germania. Spalletti è consapevole delle difficoltà contro un avversario che ci è superiore, anche se «non bisogna pensarli più forti di quelli che sono». Insomma, profilo basso e niente sopravvalutazioni di una Spagna da rispettare che pure «ha tempi di reazioni migliori della nostra, il loro più veloce va a 34 all’ora, tra di noi nessuno è sopra a 29». Con l’annuncio di un’Italia pronta a tutto, che ha l’occasione di scrivere una storia da poter raccontare in futuro. Nel suo calcio relazionale c’è anche la qualità tecnica, «bisogna trovare equlibrio non solo a livello tattico» Una Nazionale che non intende quindi rinunciare a giocare al calcio. «Per fare un calcio offensivo, anche durante le qualificazioni, abbiamo preso qualche ripartenza di troppo», ricorda Spalletti. L’obiettivo ambizioso sarà quello di dominare la partita come alla prima uscita, che poi si riesca a farlo è un altro discorso. «Servirà una voglia matta e l’ardire di voler comandare il gioco. Non vogliamo il rimpianto di non aver provato a fare le nostre cose. Se a quelli lasci la palla, ti fanno male», avverte il Ct. Ecco perchè una delle chiavi potrebbe essere quella delle verticalizzazioni con cui colpire una Spagna che di occasioni ne concederà poche. L’altra quella della pressione perchè «nei tempi corti c’è difficoltà a giocare pulito il pallone». Meglio provare a misurarsi e capire quante ne abbiamo noi, partendo dal presupposto che un risultato positivo può già aprirci la strada per gli ottavi.
Non manca la stoccatina a Scamacca senza nominarlo («Morata non è pigro, corre tantissimo e in termini du metri percorsi e velocità i suoi numeri sono incredibili») oltre a evidenziare la differenza principale tra il centrale della metà campo («Rodri diventa sempre il quinto difensore, Jorginho è uno più da qualità»).
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