Elkann non ci sta: "L’ingiustizia della sentenza Juve è evidente"

In una lunga intervista rilasciata a La Stampa, l'azionista di maggioranza della Juventus torna sulla penalizzazione di 15 punti e su come la società torinese non sia il problema, ma parte della soluzione per un futuro sostenibile del calcio italiano

Elkann non ci sta: "L’ingiustizia della sentenza Juve è evidente"

Tutta la Juventus scende in campo contro la penalizzazione di 15 punti inflitta dalla giustizia sportiva: dopo le parole del nuovo ad Scanavino, poco prima del posticipo contro l’Atalanta, ora tocca all’azionista di maggioranza del club torinese, John Elkann, dire la sua sull’ennesima tempesta che rischia di far ribaltare la barca bianconera. In una lunga intervista rilasciata al giornale di famiglia, La Stampa, in occasione dei 20 anni dalla scomparsa dell’Avvocato Gianni Agnelli, l’amministratore delegato di Exor, tra un discorso sul futuro dell’auto e le prospettive del capitalismo moderno, trova il tempo di affrontare il destino del gioiello di famiglia, fonte di tante gioie e altrettanti grattacapi. Le sue parole suonano come una dichiarazione di guerra a chi vorrebbe gettare la croce solo sulla Vecchia Signora: "La Juventus è la squadra italiana più amata e seguita: rappresenta il nostro calcio nazionale. L'ingiustizia di questa sentenza è evidente: in molti l'hanno rilevato, anche non di fede bianconera e noi ci difenderemo con fermezza per tutelare l'interesse dei tifosi della Juve e di tutti quelli che amano il calcio". Una determinazione che non lascia spazio ai dubbi con la chiara intenzione di rassicurare le moltitudini di tifosi bianconeri sull’orlo di una crisi di nervi per questa vicenda dolorosa.

"La Juve non è il problema ma parte della soluzione"

Nella lunga intervista rilasciata al direttore Massimo Giannini, Elkann parla un po’ di tutto, del rapporto con il suo famoso nonno, del futuro dell’Italia e della famiglia più celebre dell’imprenditoria italiana, incluse i tanti attriti tra i vari eredi dell’Avvocato, ma a far sperare i tifosi della Juventus è il fatto di intravedere nel giovane John parte dell’orgoglio e della tradizione che ha reso grande la società piemontese. Invece di guardare sempre indietro, Elkann preferisce pensare al futuro, non solo del club torinese ma del sistema calcio italiano. "Spero che insieme alle altre squadre e al Governo possiamo cambiare il calcio nel nostro Paese, per costruire un futuro sostenibile e ambizioso. La Juventus non è il problema, ma è, e sarà sempre, parte della soluzione. Qui è in gioco il futuro della Serie A, che sta diventando marginale e irrilevante". Un approccio all’insegna dell’ottimismo che forse risulterà difficile da digerire alle sofferenti legioni di tifosi bianconeri ma che è in linea con la tradizione della famiglia Agnelli. "Proprio da mio nonno ho imparato che ciò che conta è andare avanti, non fermarsi. Il suo ottimismo nasceva dalla fiducia nell’individuo e nella sua libertà. Così, io penso che con la libertà e l’impegno si può costruire il futuro".

Visto che si celebrano i vent’anni dalla scomparsa del padre-padrone della casata imprenditoriale simbolo del Paese, c’è spazio anche per guardare al passato e fare un bilancio del secolo della Juve targata Agnelli. In questo caso, l’orgoglio dell’Avvocato sembra trasparire dalle parole del nipote: "In questi 100 anni di vita insieme abbiamo avuto molte soddisfazioni e anche alcune difficoltà. Il bilancio sul campo parla chiaro: negli ultimi 20 anni la Juventus ha vinto 11 scudetti sul campo, 6 supercoppe italiane, 5 coppe Italia, più i successi delle Women. Il titolo mondiale del 2006 e l’europeo del 21 sono stati vinti da una Nazionale con forte dorsale juventina. E con la vittoria quest’anno dell’Argentina la Juve è la squadra con più giocatori che hanno conquistato un campionato del mondo".

Agnelli ed Elkann

Ma il futuro è incerto

Elkann non si nasconde come i prossimi anni saranno caratterizzati da una miriade di sfide complicate, anche per la famiglia che dall’inizio del 20° secolo ha tenuto alta la bandiera dell’imprenditoria italiana. Con il mondo dell’automobile in perenne evoluzione, l’universo dei media che passa da una rivoluzione all’altra senza soluzione di continuità, le certezze in giro sembrano davvero poche. D’altro canto, però, non sarebbe la prima volta che la famiglia Agnelli si trova ad affrontare momenti estremamente complicati. "Nel ‘45, appena finita la guerra, con la scomparsa del senatore Agnelli, tutto ciò in cui mio nonno aveva creduto è crollato. Lui, suo fratello, le sorelle e i cugini si trovarono davanti ad una scelta radicale: impegnarsi nell’azienda o tirarsi fuori. Con coraggio, scelsero l’impegno e continuarono, pilotando l’azienda in un forte cambiamento, mentre il Paese si risollevava e l’Europa rinasceva". Un messaggio che sembra anche diretto ai tifosi della Juventus come risposta alle tante voci che, sempre più insistenti, parlano di un possibile disimpegno della famiglia Agnelli subito dopo aver celebrato il loro secolo bianconero.

Come scrivere il futuro della squadra che è diventata sinonimo della famiglia più influente d’Italia nei prossimi vent’anni? Alzando la testa e guardando avanti, alle nuove generazioni. John Elkann non ha dubbi: "Questi ultimi (vent’anni), senza l’Avvocato, li ho trascorsi con persone più anziane e sagge, e ho capito molte cose. Per esempio, che se non lavori con i giovani, non hai un futuro. I prossimi vent’anni li voglio vivere con chi è più giovane di me: per imparare, per respirare il futuro".

Belle parole, d’effetto, ma per far passare il mal di

cuore ai tifosi bianconeri servirà ben altro. Per la prima volta da quando gli Agnelli hanno preso il timone della Juve, vincere potrebbe anche non bastare. Certo che, però, sarebbe già un buon primo passo.

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