La prima giornata del Mondiale in Qatar è alle spalle, incluso uno dei momenti più anticipati e allo stesso tempo temuti da chi conosce un attimo il mondo arabo: la cerimonia d’apertura.
Se molti temevano pacchianate assurde, lo spettacolo messo in piedi dagli organizzatori della Coppa del Mondo più costosa di sempre non ha deluso le centinaia di milioni di tifosi in tutto il mondo davanti alla televisione. Come succede sempre, mettere d’accordo tutti è impossibile ma gli eccessi che alcuni temevano non si sono verificati. Non è stata certo la più sobria cerimonia d’apertura della lunga storia dei mondiali ma aspettarselo da un paese che ha appena speso 220 miliardi di dollari per ospitare la Coppa del Mondo sarebbe stato forse troppo. Ad attirare l’attenzione degli spettatori, però, un momento che nelle intenzioni dello sceneggiatore doveva essere poetico, un attimo di calma tra paillettes e lustrini, un invito alla riflessione e ai buoni sentimenti. Compito certo non semplice, una camminata sul filo del rasoio che separa un grande momento di televisione dall’ennesimo festival della lacrima facile. Visto il budget clamoroso, gli organizzatori hanno messo in campo uno dei personaggi più carismatici del grande schermo, l’attore Morgan Freeman, uno in grado di dare gravitas, credibilità con una sola parola. A suo fianco, poi, un ragazzo straordinario, la cui storia di coraggio e resilienza farebbe commuovere una pietra. Un attimo che doveva essere perfetto e che è stato realizzato con insolita classe, eleganza, senza sbavature o eccessi. Eppure, nonostante tutto, non è riuscito a non sembrare falso, fuori posto. Un momento, insomma, perfetto in tutto, rovinato solo dal contesto sbagliato.
غانم المفتاح يستهل افتتاح المونديال بآيات من القرآن الكريم بحضور الممثل الامريكي مورغان فريمان#قطر2022 #كاس_العالم_قطر_2022#قنوات_الكاس #Qatar2022#FIFAWorldCup pic.twitter.com/CUNmecrUum
— قنوات الكاس (@alkasschannel) November 20, 2022
Ad un passo dalla perfezione
A leggerlo sul copione, sono sicuro che gli sceneggiatori si siano dati delle energiche pacche sulle spalle. Un gol a porta vuota! Da una parte un grande attore hollywoodiano, famoso in tutto il mondo, rispettato e stimato. Dall’altra Ghanim al Muftah, uno youtuber che dalle parti di Doha è molto popolare. Cosa lo rende speciale? Il fatto che, nonostante sia nato con una rara malattia degenerativa, la sindrome da regressione caudale, non ha mai perso il sorriso ed abbia imparato ad andare avanti nonostante tutto e tutti. Sì, certo, gli mancano le gambe, ma questo non gli impedisce di fare una vita normale. A parte studiare Scienze politiche, non si è voluto far mancare niente, dalle immersioni nello splendido mare del Golfo Persico a qualche acrobazia con uno skateboard adattato. Ha voluto provare anche l’arrampicata sulle rocce, cosa che non molti normodotati avrebbero il coraggio di affrontare.
Nei suoi video parla di disabilità, ovviamente, ma il suo messaggio si rivolge a tutti: tenete duro, non mollate mai, fate del vostro meglio per aiutare chi sta peggio di voi. Un messaggio da libro cuore che però riesce a bucare lo schermo, tanto che le stesse Nazioni Unite l’hanno scelto come relatore. Il suo successo si è tradotto nella creazione di varie fondazioni dedicate al supporto di chi soffre di una malattia rara.
Chi meglio di lui potrebbe dare il messaggio che gli organizzatori hanno pensato per il mondo? “Con il rispetto reciproco possiamo vivere insieme. Con la tolleranza e il rispetto possiamo vivere sotto un unico tetto”. Parole che sembrano venire dalla bocca di Madre Teresa o Papa Giovanni, pronunciate davanti al mondo intero da una 85enne stella del cinema e da un poco più che ventenne youtuber – il passato e il presente della società, della comunicazione, insieme per unire il mondo. Un momento perfetto di televisione che, però, ha lasciato l’amaro in bocca a molti. Nonostante le migliori intenzioni del regista, non siamo su un set cinematografico. Il contesto conta – e spesso fa tutta la differenza del mondo.
Un Mondiale "maledetto"
Il tentativo di oggi fa il paio con la conferenza stampa di Gianni Infantino, con il presidente della Fifa che si è lanciato in un’appassionata difesa della controversa assegnazione della Coppa del Mondo al paese del Golfo Persico. L’intenzione è chiarissima e, in fondo, condivisibile: mettersi dietro le spalle il peccato originale, lo scandalo della corruzione nell’ambito della massima autorità del calcio mondiale che è costata la carriera a Michel Platini e Sepp Blatter. Il fatto è che tutti i soldi del mondo non possono cambiare la realtà delle cose. Puoi comprarti tutti i campioni che vuoi, fare la raccolta di figurine all’ombra della Tour Eiffel, offrire montagne di soldi a chiunque ma la realtà non puoi cambiarla.
Un messaggio perfetto, del tutto condivisibile come quello pronunciato da Morgan Freeman e Ghanim al Muftah sarebbe stato splendido, meraviglioso ovunque nel mondo – tranne che in Qatar, in uno stadio da mille e una notte costato la vita a chissà quanti lavoratori immigrati. Parlare di rispetto reciproco e tolleranza è fantastico, chi potrebbe avere qualcosa da obiettare? Farlo però in un paese dove chi ama una persona dello stesso sesso commette un reato, passibile di quattro anni di reclusione, suona decisamente peggio. Come si può parlare di rispetto reciproco in un paese che molti organismi internazionali accusano apertamente di finanziare il terrorismo islamico, uno dei soli sei paesi al mondo dove abbandonare l’Islam e convertirsi ad un’altra religione è punibile con la morte?
La reazione del pubblico sui social media non è certo stata quella che gli organizzatori si aspettavano, con molti che hanno criticato apertamente Freeman per aver accettato denaro da un governo così retrogrado. Pur se realizzato in maniera impeccabile, creare un momento perfetto di televisione non è mai semplice, è un poco come mettere un fulmine in una bottiglia. Il fatto è tutti i lustrini del mondo non riusciranno a far cambiare idea ai tanti che, ora e per sempre, rimarranno convinti che questo "Mondiale maledetto" non si sarebbe mai dovuto giocare.
Peccato, perché la storia di Ghanim è davvero bella e meritava di essere
portata ad un pubblico così vasto. Speriamo davvero che riesca comunque ad ispirare giovani e meno giovani. In questi tempi complicati, avremmo tutti bisogno anche di una frazione del suo coraggio e della sua determinazione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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