Garcia va a lezione di Italiano. Napoli ko

Una Fiorentina da Champions espugna il Maradona. Per i campioni d'Italia altra frenata

Garcia va a lezione di Italiano. Napoli ko
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Non c'è la squadra disinvolta e spettacolare della scorsa stagione: questo è un Napoli ibrido, che vorrebbe giocare ancora alla Spalletti ma che non ha recepito (o non vuole) ciò che chiede Garcia. Passa la Fiorentina al Maradona ed è già il secondo ko interno, spia evidente di un disagio tecnico-tattico che il popolo napoletano comincia a metabolizzare con qualche fischio.

La partita azzurra è un incubo che non t'aspetti, chissà se illuso dalla previsione di trovarsi di fronte un avversario stanco per le fatiche infrasettimanali o se penalizzato da un atteggiamento tattico troppo prudente: in questo caso l'errore tattico è evidente perché il palleggio è della Fiorentina e Garcia è costretto a subire il fraseggio voluto da Italiano.

La grande occasione sprecata da Di Lorenzo all'inizio sembra di buon auspicio ma è un'illusione perché, complice il vantaggio rocambolesco di Brekalo, sarà la Fiorentina a dettare legge per quasi tutto il primo tempo: è il centrocampo toscano che fa la differenza, dettando a proprio piacimento il ritmo e costringendo l'avversario a difendersi e a qualche timida ripartenza.

L'unico che tiene alta la linea è Osimhen, tanto bravo quanto instancabile nel pressare da solo tutta la difesa della Fiorentina, gli altri non entrano in scena. A cominciare da Kvara, protagonista atteso e smorzato sistematicamente da Kayode: l'erroraccio di Parisi è il giusto premio alla buona volontà di Osimhen che si procura il rigore, che lui stesso decide di calciare dopo i due falliti in precedenza. La Fiorentina gioca di più e corre di più, fatto insolito avendo nelle gambe due giorni di riposo in meno post-Coppe.

Terracciano salva in uscita sul solito Osimhen, è un'illusione perché il palo di Ikone dice che la Viola è più viva che mai.

Come nel primo gol, arriva un sostanzioso aiuto dalla fortuna sotto forma di rimpallo favorevole che Bonaventura traduce in gol. Il sesto rifilato in carriera al Napoli, che lancia i suoi in alto e certifica la crisi dei campioni, acuita dal tris in pieno recupero di Gonzalez.

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