
Ha ragione Arrigo Sacchi quando ci dice: «I calciatori specializzati in simulazioni sono lo specchio dell’Italia disonesta. Siamo un Paese di furbetti, individualisti sempre a caccia di sotterfugi, scorciatoie, insensibili allo spirito di gruppo e incapaci di fare squadra aiutandoci l’uno con l’altro. Più che valorizzare le nostre capacità, siamo portati a sfruttare gli errori altrui…». E, in mancanza di errori reali da parte degli avversari, arriviamo perfino a inventarceli.
Come ha fatto giorni fa il milanista Theo Hernandez. Lui è francese, ma nel Belpaese ha imparato subito il mestiere di aspirante vittima di falli-fantasma: linea di confine tra opportunismo personale e predisposizione a fregare il prossimo. Hernandez ha esagerato con un clamoroso tuffo (senza alcun contatto) ha messo l’arbitro Marciniak (nome tosto, fisico roccioso e pelata da pistolero) nelle condizioni ideali per fare la figura dello sceriffo a cui nulla sfugge e che pizzica in flagranza di reato il fuorilegge che sperava di ingannarlo. Risultato: volo acrobatico, cartellino rosso e Milan fuori dal Far West della Champions.
Ma Hernandez il «cascatore folle» è solo l’ultimo stunt man di quel calcio caciottaro che, come una Duna, cappotta in parcheggio sperando di incassare il premio dell’assicurazione. I nostalgici del «bel» football che fu la chiamano «Sindrome di Chiarugi», dal nome della veloce e talentuosa ex ala del Milan (ma guarda il caso...) che negli anni ’70 per ottenere un rigore avrebbe fatto carte false. Luciano Chiarugi con la maglia del Diavolo (ma anche con quella di Fiorentina, Napoli, Samp e Bologna), di rigori, ne ottenne parecchi in maniera - diciamo così - alquanto fraudolenta.
Ma la lista dei simulatori seriali che, come i killer, puntano al delitto perfetto imbrogliando i direttori di gara sono pieni gli almanacchi. In un ipotetico album «trasversale» dei devoti a San Ruzzolone spiccherebbero certo le figurine (e le figuracce) anche di giocatori celebrati non solo per i gol ma pure per immaginifici capitomboli. Una prerogativa trasversale a tutti i maggiori campionati internazionali, ma che nella nostra Serie A trova la sua massima espressione.
Tra i visionari di ieri e di oggi del fallo inventato, posti d’onore per Barella (celebre la sua frase vagamente giustificazionista: «Quando vuoi vincere, fai cose che non vuoi fare»), Cuadrado, Chiesa (ma in Premier lo hanno subito sgamato...), Neymar, Busquets, Strootman, Dybala, Beradi, Morata, Mertens...».
Per non parlare di quelli capaci di elevare a forma artistica i capitomboli più immaginifici: Keita, Faraoni, Luvumbo, Krasic, Deulofeu, Candreva, Dani Alves, Gomez, Holm... Ma la lista dei fuoriclasse dell’autosgambetto o del microcontatto trasformato in macroaggressione è ben più lunga. E il malcostume continua. Sfidando alche gli occhi, spesso strabici, del Var.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.