Ibra prima di Ibra

È stato, Zigoni, un ottimo calciatore e personaggio vero di un'epoca segnata da tipi come Vendrame e Meroni e George Best

Ibra prima di Ibra
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Zlatan Ibrahimovic non lo sa ma prima di lui c'è stato chi si è considerato uguale all'Altissimo: domani Gianfranco Zigoni compirà ottant'anni, è lui l'autore di un libro autobiografico dal titolo Dio Zigo, pensaci tu. È stato, Zigoni, un ottimo calciatore e personaggio vero di un'epoca segnata da tipi come Vendrame e Meroni e George Best. Zigoni è passato alle cronache per le pistolettate con la Colt 45, per l'anno passato in convento («Dal

Dom Perignon all'acqua santa» titolarono i giornali), per le donne, per la pelliccia che una di esse gli regalò e che Zigo indossò in panchina con tanto di cappello da cowboy, come protesta all'esclusione dalla formazione decisa da Uccio Valcareggi. Ieri il Foglio, a firma magistrale di Alberto Facchinetti, è andato a intervistare Zigoni nel suo Bronx, dunque Oderzo, Treviso. L'ex attaccante della Juventus e del Verona, passando da De André a Pasolini, da Hesse ad Aristotele e Platone a Totò, ha ricordato i tempi belli: «Siamo rimasti vivi solo io e Gino Stacchini».

Per la cronaca, segnalo ancora in vita: Furino, Cuccureddu, Roveta, Benetti, Bobo Vieri, Causio, Bercellino, Menichelli, Gori, Magnusson, Tancredi, Pasetti, Bonci, Rinero e Iacolino, soltanto al periodo juventino. Ogni tanto «Dio Zigo» perde la memoria.

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