Inter-Milan, le chiavi tattiche del derby

Il derby di altissima classifica ha visto tutte le battaglie più importanti risolversi a favore dell'Inter, che ha dominato in lungo e in largo. Il Milan ha mostrato come nelle partite importanti debba trovare la quadra

Inter-Milan, le chiavi tattiche del derby

La vigilia di uno dei derby più attesi degli ultimi anni è vissuta in gran parte sulle speculazioni relative alle varie battaglie che avrebbero deciso il risultato di questa stracittadina di altissima classifica. Come succede spesso in queste occasioni, il derby numero 327 ha riservato grande spettacolo, qualche sorpresa e parecchi spunti per i maniaci della tattica. Vediamo quindi quali sono stati i momenti chiave di questo derby, gli scontri decisivi e le lezioni per il resto della stagione delle milanesi.

Il muro del Milan crolla subito

Inter e Milan partono con formazioni abbastanza simili alle previsioni della vigilia, con Pioli costretto a schierare una difesa da allarme rosso e Inzaghi che ha avuto il lusso di poter tenersi in panchina gente come De Vrij e Frattesi. Molto si capirà da come sarà il rispettivo approccio delle squadre Gli occhi di tutti sono quindi puntati sulla tenuta della coppia Thiaw-Kjaer e sulle battaglie a centrocampo, dalla sfida tra Krunic e Calhanoglu ai duelli sulle fasce, dove le scintille non dovrebbero mancare. Dalla prima sportellata tra Barella e Theo si capisce che non sarà una roba da educande ma il Milan sembra muoversi in maniera fin troppo circospetta, invitando l’Inter ad aggredire. I padroni di casa non si fanno ripetere due volte l’invito.

Mkhitaryan gol Inter Milan

La prima volta che Thuram trova spazio, ecco il gol del vantaggio: Thiaw soffre sulla fascia ma soprattutto è la posizione di Kjaer a causare problemi. Mkhitaryan ha troppo spazio e non ha alcun problema a ribadire in rete il tiro del liberissimo Dimarco. Neanche cinque minuti e al primo affondo l’Inter è già avanti. Il piano di Pioli, per ora, non ha funzionato. L’Inter insiste e, per ora i duelli sono tutti a favore dei nerazzurri. Anche sulla fascia destra vengono pericoli serissimi per la retroguardia rossonera.

Milan senza idee, Inter metodica

Visto che sulle fasce l’Inter chiude bene, il Milan è costretto a salire con una rete di passaggi al centro, senza mai trovare la verticalizzazione. Reijnders e Theo hanno grossi problemi a liberarsi dalle attenzioni dei terzini, costringendo Leao ad accentrarsi se vuol prendersi qualche pallone. Inutile dire che il possesso del Milan è sterile e noiosetto. Pioli prova quindi a far svariare l’olandese e il francese, provando a creare superiorità sul lato forte ma l’attenta difesa dell’Inter è ben preparata. Quando i nerazzurri rialzano la testa, la retroguardia rossonera lascia troppi spazi, con Barella e Dumfries particolarmente pericolosi. Il duello tra Thuram e la coppia Thiaw-Kjaer rischia di creare parecchi grattacapi all’undici di Pioli. Il binario destro, quello su cui i tifosi del Diavolo riponevano grosse speranze, funziona solo a sprazzi, con Loftus-Cheek e Pulisic che trovano passaggi puliti solo occasionalmente.

Hernandez Barella Inter Milan

Anche quando l’Inter non aggredisce il portatore di palla, c’è poco movimento in avanti e pochissime soluzioni buone per chi ha il piede abbastanza educato. Quando Theo indovina il movimento di Leao il portoghese si trova a tu per tu con Sommer ma spalle alla porta. In campo, però, mancano le idee e quell’aggressività che, finora, aveva contraddistinto il Diavolo. Gli occasionali lanci a scavalcare di Kjaer sembrano un’ammissione che, finora, il piano di Pioli non sta funzionando. Si salva solo Theo, che ha un’idea geniale con la punizione per Leao, comunque in fuorigioco. Quando Giroud indovina un tacco sulla corsa del francese, per poco il Milan non trova il pari. Come al solito ci si affida alle giocate dei singoli, per la grande frustrazione di Pioli, molto nervoso in panchina.

Inter spietata e concreta

Verso il 35’ qualche scricchiolio nell’impianto difensivo di Inzaghi, con Darmian e Bastoni che iniziano a mancare qualche chiusura al limite dell’area di rigore. Per fortuna dei padroni di casa, qualcosa sempre non funziona: un’imprecisione nel fraseggio, una deviazione di troppo. Quando il Milan alza il baricentro, si apre alle micidiali ripartenze dei velocisti interisti: a Dumfries basta prendere un metro per involarsi verso la porta di Maignan ma è altrettanto bravo Marcus Thuram ad allargarsi, mettendo distanza tra lui e Thiaw per poi impallinare il portiere transalpino con un tiro a giro davvero imparabile. Proprio nel momento migliore dei rossoneri, ecco la doccia gelata, a confermare che quando ha spazio per manovrare, questa Inter sa essere spietata come poche.

Thuram Kjaer Inter Milan

La sensazione è che l’undici di Inzaghi non abbia dovuto nemmeno faticare troppo. La cosa più preoccupante è che il Milan continua con il solito giro palla sterile, l’occasionale puntata di Loftus-Cheek o il tiro da fuori del sempre volenteroso Calabria. Sugli scudi Dumfries, capace di contenere con le buone o con le cattive l’esuberanza di Leao. Inzaghi sembra aver chiuso le fasce a doppia mandata, costringendo i rossoneri a manovrare al centro, dove trovare combinazioni buone è impossibile. La storia del primo tempo è più o meno tutta qui: Inter avanti meritatamente, senza aver avuto bisogno della partita della vita. Milan poco aggressivo, sempre perdente negli uno contro uno ed incapace di dare continuità alle buone cose fatte da Theo e pochi altri.

Leao non può bastare

Al ritorno dagli spogliatoi la missione del Milan sembra ancora più una montagna da scalare, con la difesa meno battuta d’Europa che non fatica a limitare la poca creatività dell’undici di Pioli. Thiaw, già ammonito, è costretto al corpo a corpo con Dumfries mentre Kjaer stende Lautaro per impedire l’ennesima ripartenza. Quello che non funziona, insomma, è il filtro a centrocampo, con Loftus-Cheek meno implacabile del solito e Krunic che fa fatica a sbrogliare la matassa. I problemi più seri continuano a venire dalla destra, dove Pulisic non riesce mai a mettere distanza tra sé ed il difensore e Calabria che abbandona la fascia per accentrarsi. Invece di accettare la sfida al centro, dove Pioli ha creato la superiorità, l’Inter trova con lanci a scavalcare Lautaro e Thuram, che il Milan non riesce quasi mai a raddoppiare. Ogni palla persa a centrocampo da Theo, l’unico a dannarsi l’anima per riaprire una partita forse già chiusa, vede l’Inter ripartire in massa e creare occasioni pericolose.

Barella Reijnders Inter Milan

Pioli richiama in panchina l’evanescente Pulisic, preferendogli la velocità di Chukwueze ma non è il nigeriano il protagonista dell’azione che riapre il derby. Giroud ha un minimo di spazio e trova un passaggio a tagliare per la corsa di Leao, cui Mkhitaryan concede un metro di troppo. L’Inter, però, non si scompone ma si riapre alle ripartenze del Milan: peccato che Leao rovini tutto con l’ennesimo passaggio sbagliato. Reijnders gode di maggiore libertà ma è soprattutto Chukwueze a spingere più sulla destra. Inzaghi decide di cambiare tutto: Barella per Frattesi, Carlos Augusto per uno stanco Dimarco e, soprattutto, Arnautovic per Thuram. Ci vuole qualche minuto per capire come cambierà il gioco dei padroni di casa, anche se l’ex Monza si presenta subito con una botta da fuori area. Il canovaccio non cambia: Darmian trova Lautaro dall’altra parte del campo e il suo passaggio al centro trova ancora Mkhitaryan che si fa spazio tra Reijnders e Loftus-Cheek per il 3-1. Ancora una volta a tradire la difesa rossonera è la troppa libertà concessa a chi si muove tra le linee ed una certa disorganizzazione.

Inter in controllo totale

Inzaghi a questo punto decide di dare qualche minuto a De Vrij, richiamando Bastoni e confermando la fiducia ad Acerbi, che in effetti ha sbagliato poco. A 15 minuti dalla fine del tempo regolamentare e due gol sotto, il Milan non ha la forza di aggredire il palleggio nerazzurro, meno sterile di quello mostrato dai rossoneri nel primo tempo. La risposta di Pioli sembra un all in a poker: fuori Calabria per Florenzi, Reijnders e Giroud per Jovic ed Okafor. Neanche il tempo di sistemarsi in campo e la difesa rossonera concede un rigore evitabilissimo. Theo non riesce a frenare in tempo e colpisce il piede di Lautaro, confermando che in area non è ancora a suo agio. Calhanoglu converte e mette la parola fine a questo derby, dipingendo una sconfitta davvero pesante per il nuovo ed ambizioso Milan.

Calhanoglu rigore Inter Milan

C’è ancora un quarto d’ora da giocare e Inzaghi ne approfitta per dare qualche minuto ad Asllani, che prende proprio il posto del turco al centro ma in campo sembra esserci solo l’Inter. Il gol nel recupero del panchinaro Frattesi non fa che rendere ancora più pesante la sconfitta. I passi avanti visti dal punto di vista dell’approccio mentale nelle prime giornate sembrano un lontano ricordo. Finora, tra le seconde linee messe in campo, solo Chukwueze ha fatto vedere cose positive ma certo non era l’occasione ideale per introdurre giocatori che hanno visto pochissimo il campo finora. Di fronte ad una squadra che gioca a memoria come l’Inter, il cantiere rossonero ha mostrato quanto il cemento sia ancora fresco.

L’aspetto più preoccupante, però, è che il Milan non ha mai giocato con la convinzione di poter imporre il suo gioco. Più degli aspetti tattici, forse questa è la lezione più dolorosa per i tifosi del Diavolo.

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