Ancora Inghilterra, due anni dopo Wembley, 620 giorni dopo la grande gioia, lo zenit del percorso umano e tecnico di Roberto Mancini, quella coppa tanto agognata alzata al cielo con il gemello del gol Gianluca Vialli. Finiti i caroselli ed i festeggiamenti, tutti avremmo scommesso sull’inizio di un nuovo ciclo, sulla fine della grave crisi che stava perseguitando l’Italia. Le cose, purtroppo, sono andate in maniera molto diversa: invece della riscossa tanto attesa, è arrivata la beffa della Favorita, l’ennesimo mondiale guardato alla televisione.
Nonostante non sia passato così tanto tempo, gli Azzurri che scenderanno in campo giovedì alle 20:45 allo Stadio Diego Armando Maradona sono allo stesso tempo simili e molto diversi all’undici che trionfò all’ex stadio dell’Impero. Vediamo quindi, reparto per reparto, come Mancini potrà reinventare la sua Italia per iniziare un nuovo ciclo e tornare a trionfare in Europa e nel mondo.
Gigio, sarà crisi?
Come successo in Spagna e in Germania, anche l’Italia di Euro 2020 è stata guidata per mano dai guantoni di un portiere tra i migliori al mondo. Nell’allegra combriccola che, passo dopo passo, è arrivata a scippare la coppa alla favoritissima Inghilterra, la copertina andava certamente a Gianluigi Donnarumma, il cuore emotivo della squadra. Dalle parate col Belgio all’ultimo rigore parato a Saka, la sicurezza del portiere del Milan era la base sulla quale si fondava la solidità difensiva di una squadra capace di vincere e convincere.
Dopo il trionfo, però, il cammino di Gigio si è complicato non poco. Donnarumma non si è mai preso del tutto Parigi, soffrendo non poco il confronto con Keylor Navas e le critiche dopo le pesanti eliminazioni in Champions. Per fortuna, però, quando mette la maglia dell’Italia, riesce a ritrovare parte della sicurezza di una volta. Col tempo, però, la Nazionale non è più il rifugio sicuro di una volta. La concorrenza ha fatto passi avanti enormi, tanto da non rendere più impensabile una staffetta in porta con Meret o lo stesso Vicario, che all’Empoli sta facendo miracoli. Un passo falso al San Paolo, a casa sua, potrebbe mettere in crisi le sue sicurezze e riaccendere le polemiche anche dalla parte giusta delle Alpi.
Difesa, ricambio mancato
L’altra eccellenza sulla quale si è fondato il trionfo di Wembley era senza dubbio la coppia di difensori della Juventus, quei Bonucci e Chiellini dati mille volte per finiti e invece perfettamente in grado di reggere la sfida con le strapagate punte delle rivali europee dell’Italia. I senatori davano solidità, sicurezza, guidavano con il loro carisma il resto di una rosa capace di combinare esperienza e freschezza atletica. Il tempo, però, passa per tutti e le certezze granitiche di Roberto Mancini sono sempre meno. I gemelli della difesa non si sono ancora ritirati ma è come se lo fossero, uno dal suo buen retiro nella Città degli Angeli, l’altro dalle troppe panchine allo Stadium.
Il cambiamento, però, è stato meno semplice del previsto. Monumenti della difesa come loro non si trovano dietro l’angolo. Mancini ha provato molte opzioni, dato spazio a tanti giovani promettenti ma nessuno di loro è stato in grado di prendere in mano la difesa. Tra infortuni e problemi fisici, il rischio è che giovedì in campo vadano due veterani come Acerbi e Toloi, alzando parecchio l’età media dell’Italia. Lo stesso modulo non è più un dogma, visto che sempre più squadre giocano con la difesa a 3. Per fortuna, però, una sicurezza si vede, quel Giovanni Di Lorenzo che sta guidando per mano il suo Napoli verso il prevedibile scudetto. Basterà all’Italia? Lo scopriremo solo vivendo.
Il rebus del centrocampo
La mediana della nuova Italia di Mancini è quella che è cambiata di più rispetto a Wembley. Quel reparto propositivo, estremamente tecnico, capace di alternare le finezze dei virtuosi alla fisicità delle ali si è visto sempre meno. Era un meccanismo complicato, fragile ma quando ha funzionato è stato in grado di schiantare fior di squadre. Messo in cantina il doppio play, la situazione è molto più fluida che in passato. L’unico che può dirsi sicuro di un posto in squadra è Barella, cresciuto molto rispetto a quanto visto agli scorsi Europei. Le alternative non mancano e Mancini sembra indeciso sul da farsi, se puntare ancora sugli eroi di Wembley o scommettere sui giovani rampanti.
Con Jorginho e Verratti in crisi, potrebbe forse valere la pena di puntare sui talenti migliori visti in Serie A, da quel Tonali che in azzurro ha reso molto meno che col Milan alla coppia giallorossa Cristante-Pellegrini ai giovani bianconeri Locatelli e Frattesi. Tutti giocatori validi, capaci di dare il loro contributo ma nessuno si è ancora guadagnato un posto da titolare. Sulle fasce, invece, toccherà ancora puntare su Chiesa e Spinazzola, fondamentali nel trionfo europeo. I problemi dei tanti infortuni sono finalmente dietro alle spalle ma finora hanno brillato poco. Buona parte del futuro dell’Italia dipenderà dal loro rendimento. Tornassero al top, gli Azzurri potrebbero tornare a far paura a tutti.
Attacco, questo sconosciuto
Il vero nodo gordiano, quello che tormenta il sonno del tecnico di Iesi, è il problema dei problemi, la mancanza cronica di attaccanti degni della grande tradizione italiana. Inutile però lamentarsi dell’assenza di talenti a livello mondiale; gente come Roberto Baggio, Francesco Totti o Filippo Inzaghi non nasce ogni giorno. Questa Italia crea parecchio ma non ha a disposizione terminali offensivi affidabili, tali da capitalizzare le occasioni che vengono dalle fasce. Mancini le sta provando tutte ma, almeno da quanto si è visto finora, non ha ancora in mano il bandolo di una matassa maledettamente complicata.
Se Ciro Immobile non è mai stato in grado di brillare con la maglia della Nazionale, le tante altre opzioni provate dal Ct non hanno ancora convinto. La sensazione di tutti è che manchi qualcosa, che nessuna delle giovani promesse chiamate a rimpinguare l’esangue carniere degli Azzurri abbia quel che serve per dare la svolta. Nel caso di un 4-3-3 potrebbe trovare spazio un altro del Napoli schiacciasassi, quel Politano che sulla fascia di Spalletti fa meraviglie ma davanti alla porta le opzioni non sono molte. Se Scamacca sembra favorito, l’ex Atalanta sta avendo grossi problemi in quel di Londra. A Napoli potrebbero dargli una mano Berardi e Pellegrini ma non sembra una soluzione definitiva.
La speranza di Mancini è che qualcuno dei giovani leoni chiamati in nazionale, dal rebus Retegui ai vari Gnonto, Grifo e Pafundi possa finalmente sbloccarsi e prendersi di forza un posto da titolare. A meno di grandi sorprese, però, l’attacco rimarrà ancora il vero, grande ostacolo sulla strada dell’Italia.
La sfida del Maradona non sarà certo il momento di sperimentare ma contro la cenerentola Malta si potrà vedere in campo qualche soluzione innovativa. Basterà per indicare la via verso la rinascita della fenice azzurra? Reinventarsi non sarà affatto semplice ma almeno capire in quale direzione muoversi sarebbe un grosso passo avanti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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