Alzi la mano chi aveva previsto che domani la Juventus avrebbe ospitato il Lecce guardandogli la targa dopo cinque giornate: nessuno, ovviamente. Il che significa che i pugliesi si sono finora comportati in maniera egregia, ma pure che i bianconeri non hanno ancora trovato l'agognata continuità e la necessaria cattiveria per vivere una stagione ai piani più alti della classifica.
A meno che non si vogliano prendere per oro colato le parole di Allegri secondo il quale questo il sunto del discorso «sarà molto difficile piazzarsi tra le prime quattro, il nostro vero obiettivo». Un'analisi minimamente onesta dovrebbe invece partire dal presupposto che la rosa della Juve costa 130 milioni di euro lordi all'anno: nessun'altra società nella massima serie ha un monte stipendi così alto, il che significa banalmente che da capitan Danilo in giù è lecito aspettarsi di più. Non che vincano tutte le partite, ovviamente, ma nemmeno che vengano presi a schiaffi da un Sassuolo che fino a due giorni fa brancolava nel buio e che invece sabato pareva un misto tra il City e il Napoli della passata stagione. «Siamo una squadra giovane, dobbiamo crescere», è un altro ritornello mandato a memoria: peccato però, anche in questo caso, che Szczesny e compagni vantino nella maggior parte dei casi decine di presenze nelle rispettive nazionali e che siano considerati tra i migliori interpreti dei rispettivi ruoli. Per di più, la «squadra giovane» di cui sopra è stata messa in campo nelle ultime due uscite senza volti nuovi rispetto alla passata stagione: Weah e Cambiaso due che nel precampionato erano apparsi tra i più in forma, arrivati a Torino nel corso dell'estate sono finiti in fretta nel dimenticatoio venendo sorpassati dai vecchi McKennie e Kostic. In pratica, Allegri si è affidato ai giocatori già allenati lo scorso anno senza riuscire a cavarne nulla di buono: stesso modulo, anche, intestardendosi su quel Chiesa seconda punta che pur segnando con continuità priva la squadra della capacità di creare sovrannumero sulla sinistra.
«Abbiamo giocato in modo troppo allegro l'analisi del tecnico bianconero dopo una settimana in cui c'era stata troppa euforia. In questo momento dobbiamo stare zitti: arrabbiarsi e innervosirsi non serve a niente, bisogna fare tesoro di questa partita e pensare a lavorare». Solita ricetta: chissà se verrà buona o se saranno parole gettate al vento.
Perché al di là degli episodi - compreso il mancato rosso a Berardi che, se fosse arrivato, avrebbe probabilmente cambiato l'esito della gara la Juve di Reggio Emilia è stata troppo brutta per essere vera. A cominciare dal modo in cui è stata prima messa in campo e poi guidata in panchina.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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