Lecce stellare, difesa Juve da Shining: top & flop della Serie A

Allegri e la banda del buco, D'Aversa che si ritrova lassù in alto: che ci ha spifferato il campionato in questa ultima giornata

Ansa
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Il calcio è semplice, recita il saggio, salvo poi trovarsi avviluppato tra le spire di una partita che lascia in dote un profondo senso di costernazione nella Torino bianconera. Max Allegri il pragmatico, quello che spiega che in fondo lo studio è un gingillo perché conta la pratica, mica poteva teorizzare uno sfacelo del genere. Anche perché lui odia la teoria. Ripugna i soloni che strillano dai salotti tv. Quindi ha atteso il turno della sua Juventus a Reggio Emilia (dove gioca il Sassuolo) con la stessa capacità vaticinante di chi procede verso il frigo a luci spente a mezzanotte, per lo spuntino rifocillante. Evenienza che determina sovente urti squassanti, maledizione di spigoli, insulti al divino.

Praticamente lo stesso scenario in cui è inciampata la sua squadra col Sassuolo certificando, in fondo, che dal gabbione di Livorno alla Serie A lo sfacelo servito è il medesimo se la testa farfalleggia (cit.) Così eccolo lì, "acciughina", secco come un filo di rame e scuro in volto come quando scovi un coccio sulla macchina nuova, osservare la sua riposata Madama disgregarsi sotto le mazzate auto inflitte. Prima ci si mette Wojciech Szczęsny: tentativo di parata metafisico, risultato circense, pallone premuto dentro contro ogni volontà e disegno logico. Poi Gattone, come lo chiama Max. Gliela passa il polacco, in lampante concorso di colpa, e lui spedisce una cannonata "no look" all'indietro per il più orrorifico degli autogol. Roba che raramente si intravede nei campi di patate adiacenti alle sale parrocchiali. Chi avesse patito del blocco dello scrittore rimuginando su un sequel di Shining adesso ha la trama. Voto globale: 4.

Sull'altra sponda umorale del campionato saltella invece il Lecce. Non si è ancora capito bene come, non è dato sapere quando, figurarsi il perché. Ma i salentini sono terzi, dietro Milan e Inter. La vittoria di misura sul coriaceo Genoa di Gilardino, rimasto in dieci, forse non è la rappresentazione più splendente di questo momento stellare per i discepoli di Corvino, ma comunque significa un'altura inedita dopo le prime cinque giornate.

Al Via del Mare si lucidano ancora le pupille per la prodezza di Rémi Oudin, il prestigiatore transalpino col vizio di ripulire le porte dalle ragnatele. La gente trasale ogni volta che Krstovic - altra corvinata - aggancia la sfera. Si aggrappa alle geometrie di Ramadani e allo sguardo da duro di Pongracic là dietro. Anche D'Aversa deve probabilmente pizzicarsi i polsi, per realizzare che sì, è tutto vero. Squadra aggressiva, ariosa nel palleggio, capace di bardature difensive inattese, guidata dai guizzi del gigantesco Falcone. Difficile pensare che durerà a lungo. Quasi irrealistico accarezzare l'idea che i giallorossi del sud possano aspirare a qualcosa di più di una serena salvezza, adesso che ci troviamo ancora all'albeggiare incerto del campionato. Ma ora lasciateli sognare in pace, i leccesi, che è dai sogni che nascono le imprese più impudenti.

Nel prossimo turno il fato li contrappone proprio alla Juventus e un po' viene da sorridere. Flop e top di giornata a confronto, con la possibilità di confermare o ribaltare il risultato. Voto stando così le cose: 8.

Esultanza Lecce

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