Quella che alla vigilia si annunciava come una delle partite più attese della fase a gironi si chiude con uno 0-0 che, in fondo, non rovina i piani di nessuna delle due nazionali. Col morale alle stelle dopo aver schiantato l’Iran, l’Inghilterra scende in campo con una certa sufficienza, come se, alla lunga, i tre punti gli fossero dovuti. Gli Stati Uniti, col dente avvelenato dopo aver buttato via la vittoria contro il Galles, mettono una prestazione convincente, precisa, volenterosa, riuscendo per ampi tratti ad imporsi su un’Inghilterra distratta. Nel finale entrambe le squadre tirano il fiato, senza avere la determinazione di mettere il colpo del KO. Finisce tra i fischi del pubblico ma Southgate e Berhalter certo non piangono. Prestazione deludente dei Bianchi che, però, sono ancora candidati al primo posto nel girone. Buon punto per gli Usa, che si giocheranno tutto contro l’Iran. Il bel gioco dovrà attendere. I mondiali si vincono anche così.
LA PARTITA
Di fronte all’Al-Bayt Stadium due nazionali che, nonostante la “special relationship” tra i due paesi, si conoscono davvero poco: l’Inghilterra e gli Stati Uniti. Queste due nazioni divise da una lingua comune si sono incrociate solo due volte ai mondiali: nel lontano 1950, quando i dilettanti Usa inflissero una cocente sconfitta ai maestri del calcio e in Sudafrica sessant’anni dopo, partita chiusa con un 1-1 regalato dalla papera del portiere inglese. Di tempo ne è passato parecchio, ma i favori della vigilia sono ancora tutti per i Three Lions, la cui missione quasi impossibile è ripetere il punteggio tennistico inflitto al malcapitato Iran al debutto. Southgate tiene buono l’impianto di base del suo undici, integrato dalla mobilità di Raheem Sterling. Ancora fiducia a Mason Mount nell’eterno ballottaggio con Phil Foden ma i riflettori sono chiaramente puntati sull’acciaccato capitano Harry Kane, unico tra gli avanti in bianco a non essere andato in rete contro l’Iran.
Per il dirimpettaio Berhalter, invece, è già partita da dentro o fuori: con la vittoria dei persiani contro il Galles del pomeriggio, l’unica strada per la qualificazione passa da un risultato positivo con l’Inghilterra. Qualche grattacapo con i tanti diffidati, tra i quali gli “italiani” McKennie e Serginho Dest, che rischiano di saltare l’incrocio decisivo contro l’Iran. Le speranze degli Yankees sono riposte sui due giovani terribili che hanno fatto vedere ottime cose nel primo tempo contro il Galles, il figlio d’arte Timothy Weah e il pupillo di Gattuso Yunus Musah. La stella annunciata, Christian Pulisic del Chelsea, è chiamato alla prova d’appello: nonostante l’assist del vantaggio, col Galles avrebbe potuto fare meglio.
Buon palleggio inglese ma gli Usa pungono di più
Al pronti via, i Three Lions scendono in campo determinati ad imporre da subito la propria legge. Buono il ritmo e l’aggressività ma il possesso palla non si traduce in azioni pericolose: a parte l’imbeccata per Kane al 10’, sventata dall’entrata provvidenziale di Zimmermann, non molto ad impensierire Turner. Col procedere del tempo, gli Stati Uniti sembrano sciogliersi un attimo e trovare modi per sfuggire alla pressione inglese. Al 26’ la prima grande occasione: dopo un’azione manovrata sulla destra, Weah si libera e piazza un cross preciso a centro area. Lo juventino McKennie è lì e colpisce lo spiovente al volo. Se finisse nello specchio della porta, Pickford non potrebbe farci niente ma per sfortuna degli Usa la precisione non è quella dei giorni migliori. L’Inghilterra non riesce a cambiare passo e gli Stati Uniti provano ad approfittarne. Stavolta è McKennie a galoppare sulla destra, indirizzandola verso il centro. Pulisic ha il tempo di sistemarsela col sinistro e scaricare un gran tiro verso la porta. Ancora battuto il guardiameta inglese ma a negare la gioia del gol all’avanti del Chelsea è la traversa.
L’Inghilterra continua ad avere il pallino del gioco, ma non sembra trovare il bandolo della ermetica retroguardia americana. Gli USA capiscono che è il momento buono ed aumentano l’intensità, attaccando in forze. Il finale di tempo vede qualche buona azione degli americani, incluso un tiro per il milanista Dest, ma la migliore occasione capita dall’altra parte del campo, sui piedi di Mason Mount. Al 46’ a seminare il panico nella difesa l’estro di Sterling, che libera con un tocco delizioso l’accorrente centrale del Chelsea. Mount non ci pensa due volte e pianta un rasoterra secco. Ottima occasione, ma Turner è attento. Finisce qui il primo tempo: risultato giusto ma si sono fatti preferire i ragazzi di Berhalter.
Gran forcing degli Usa ma non basta
Gli Stati Uniti rientrano dagli spogliatoi determinati a non ripetere l’errore commesso contro il Galles, quando abbassarono troppo la pressione consentendo ai Dragoni di tornare in gioco. L’Inghilterra continua a giocare bene ma sempre senza trovare il modo di concretizzare la loro superiorità tecnica. Invece della svolta dei Three Lions, sono gli Stati Uniti ad andare più vicino al gol. Tre minuti ed è ancora Pulisic a farsi largo sulla sinistra, alimentando la corsa di Wright ce prima si accentra, poi tira col destro. Tiro bloccato che finisce tra i piedi di McKennie che prova il tiro della domenica dal vertice alto dell’area. Ancora impreciso lo juventino, palla abbondantemente sopra la traversa. Gli Usa ci credono ed aumentano ancora la pressione, mettendo in difficoltà la retroguardia inglese. Una dopo l’altra, si susseguono diverse occasioni ma nessuna in grado di impensierire seriamente Pickford. Rompere l’assedio americano è una mezza impresa per gli uomini di Southgate, la cui preoccupazione in panchina è evidente. Fuori l’evanescente Sterling e Bellingham, dentro il folletto Grealish ed Henderson.
La furia degli americani si attenua, visto il gran dispendio di energie fisiche e nervose, il che consente all’Inghilterra di alzare il baricentro. Poco movimento da entrambe le parti, che tirano il fiato per quello che si preannuncia come un finale da brivido. Berhalter fa uscire entrambi gli “italiani”, decisamente a corto di fiato, per Aaronson e Moore: Southgate risponde gettando nella mischia anche Marcus Rashford per l’inconsistente Saka. Invece del forcing finale, la gara sembra quasi spegnersi, come se, in fondo, il pari andasse bene ad entrambe. Inghilterra ancora molto piatta nonostante il gran numero di giocatori talentuosi in campo, Stati Uniti che non ne hanno più. Al primo accenno di melina degli inglesi, bordata di fischi dei rumorosissimi tifosi degli Usa. Squadre decisamente allungate, che non vanno oltre a qualche tiro velleitario. Gli Stati Uniti ai mondiali non hanno mai chiuso 0-0, ma stavolta sembra scritto nelle stelle. Nel recupero, a ridestare gli spettatori un’incornata di Harry Kane che prova a convertire una buona punizione: l’impatto è buono ma la palla si perde alla destra di Turner. Non c’è tempo per altro. Doveva essere pari e pari è stato. Una partita decisamente sottotono rispetto a quello che si è visto finora in Qatar ma, in fin dei conti, può andare bene anche così.
Il tabellino
INGHILTERRA (4-3-3): Pickford; Trippier, Stones, Maguire, Shaw, Bellingham (69' Henderson), Rice, Sterling (69' Grealish), Mount, Saka (79’ Rashford), Kane. A disposizione: Coady, Alexander-Arnold, White, Pope, Wilson, Walker, Ramsdale, Phillips, Dier, Henderson, Grealish, Gallagher, Rashford, Foden. Ct: Gareth Southgate
USA (4-3-3): Turner; Dest (78' Moore), Zimmermann, Ream, Robinson; Adams, McKennie (78' Aaronson), Musah, Pulisic, Wright (83' Reyna), Weah (83' Sargent). A disposizione: Aaronson, Scally, Carter-Vickers, de la Torre, Ferreira, Sargent, Moore, Yedlin, Roldan, Horvath, Acosta, Johnson, Long, Morris, Reyna. Ct: Gregg Berhalter
Marcatori: Nessuno
Ammoniti: Nessuno
Arbitro: Jesus Valenzuela (Venezuela)
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.