Dal mito di Scopigno alla solidità di Ranieri: il Cagliari sogna la A

In attesa della doppia finale con il Bari, per salire in Serie A, siamo andati a vedere da vicino il Cagliari allenato dal mister Claudio Ranieri

Cagliari calcio (Fb)
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Siamo giunti alle fasi finali dei playoff della serie B, in cui fra Bari e Cagliari uscirà fuori la squadra che conquisterà la promozione in serie A. Dopo lo sguardo sul Bari ci concentriamo ora sulla piazza sarda, un capoluogo di regione importante, con 154.000 abitanti. Nella sua gloriosa storia il Cagliari ha vinto persino uno scudetto, il 12 aprile 1970, con la squadra rossoblù allenata da Manlio Scopigno. La partita che sancì la conquista del tricolore fu proprio contro il bari, avversario di questa finale playoff: 53 anni fa vinsero i sardi 2-0. A Cagliari sperano che questo precedente sia di buon auspicio, centrando un traguardo davvero importante per questa squadra che, dopo la retrocessione dell'anno scorso era stata rivoluzionata, affidando la panchina al tecnico Liverani, reduce da un'esperienza non fortunata con il Parma, due stagioni prima, ma che precedentemente con il Lecce era riuscito nell'impresa della doppia promozione dalla Serie C alla A.

La partenza in questo campionato non era iniziata bene, con la squadra che finì in un tunnel con tre sconfitte e un pareggio su cinque partite, precipitando al decimo posto. La società decise di dare una svolta esonerando Liverani e chiamando Claudio Ranieri, che con i sardi 35 anni prima aveva conquistato una doppia promozione dalla Serie C alla Serie A per poi lanciarsi nella sua carriera internazionale. Con l'avvento di Ranieri è ritornato l'entusiasmo ed i risultati, una bella cavalcata che ha permesso alla squadra di conquistare la quinta posizione in classifica e il titolo di capocannoniere per Gianluca Lapadula, con ben 24 reti messe a segno.

Una squadra che, oltre al bomber Lapadula, ha diversi elementi importanti, partendo dall'attaccante di origine livornese Leonardo Pavoletti, fino ad arrivare al portiere Boris Radunovic, ai difensori Edoardo Goldaniga ed Elio Capradossi, per citarne alcuni, ma tutto il complesso è validissimo e magistralmente assemblato da un tecnico di assoluta esperienza. Ed ora, con il Bari, in questi due spareggi all'ultimo sangue, andrà in scena un'altra sfida fra bomber, con Lapadula forte dei suoi 24 gol in campionato, che si troverà di fronte Walid Cheddira, che ne ha realizzati 17.

Ne vedremo assolutamente delle belle. Il tutto con il contorno di un pubblico caloroso ed appassionato come è quello sardo. Nel 2013, in base alle rilevazioni ufficiali della Lega Serie A, il Cagliari risultò l'ottava squadra d'Italia per numero di tifosi, con 446.376 spettatori complessivi. Una tifoseria con diversi gemellaggi. La rivalità principale, invece, è quella con la Torres, squadra della città di Sassari, l'altra è con il Napoli. Sebbene contro la Torres i rossoblù non abbiano disputato tante partite nella loro storia, se non nei primi anni di campionati sardi dopo la fondazione del 1920 (l'ultima risale al campionato di Serie C1 nel 1989), la rivalità è causata dalle classiche dinamiche del campanilismo isolano, essendo Cagliari e Sassari storicamente le due città più importanti della Sardegna e non c'è molta differenza fra loro dal punto di vista demografico. Questa, esacerbata anche dalla nascita dei gruppi ultras precedentemente menzionati proprio in quegli anni 1980, in cui un decaduto Cagliari incrociò diverse volte in terza serie i sassaresi, ha generato periodicamente diversi tumulti anche per motivi pretestuosi, come un'amichevole dei cagliaritani nel nord della regione o incontri dei sassaresi nel sud dell'isola durante la loro militanza nei campionati regionali.

L'astio verso il Napoli ebbe invece origine negli anni '90, esplodendo definitivamente nel giugno 1997 quando il Cagliari si apprestava a giocare lo spareggio salvezza contro il Piacenza, e Napoli venne scelta come campo neutro.

Al porto napoletano e allo stadio San Paolo i tifosi, anche quelli non appartenenti alle frange più estreme e potenzialmente più volente, ma famiglie anche con bambini, vennero aggrediti dai tifosi locali, che oltretutto poi sostennero gli emiliani durante la partita. Da lì in poi nacque un'accesa rivalità fra cagliaritani e napoletani.

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