Mondiali, ecco i top e i flop di Qatar 2022

Il Marocco la sopresa più fulgida, dal Brasile la delusione più difficile da deglutire: viaggio tra chi ha emesso scintille e chi ha fatto pena a Qatar 2022

Giocatori del Marocco in festa dopo un gol
Giocatori del Marocco in festa dopo un gol

Stilare classifiche è uno degli sport nazionali. Sotto la doccia passi in rassegna la colonna sonora della tua vita, ma anche la lista dei viaggi che vorresti ancora fare. Può capitarti di insaponarti e pensare a quali siano i tre migliori piatti esotici che hai mai trangugiato, oppure sei ispirato e allora metti in fila le peggiori fregature di tutti i tempi, come il Rob Fleming di Alta Fedeltà. L’associazione con il calcio pare poi prestarsi naturalmente. Con il mondiale che srotola i titoli di coda esimersi è impossibile: Qatar 2022 ha regalato una congerie di top e flop cristallini. Da contemplare sia da bagnati che all’asciutto.

I TOP DI QATAR 2022


MAROCCO

Inevitabile che al primo posto piazzino i gomiti loro, i Leoni dell’Atlante. Alzi la mano chi avrebbe puntato un solo penny sull'approdo in semifinale. Eppure la squadra di Walid Regragrui ha conseguito una laurea breve in effetti molto speciali ed ha cominciato a picconare le certezze altrui. Animati da un immenso Amrabat lì nel mezzo – a Firenze già si sfregano le mani – sospinti dalla voglia di rivalsa di Ziyech e da uno spirito di sacrificio monumentale, i marocchini hanno sgranato pupille in serie. Prima fermano la Croazia, poi prevalgono sul Belgio e sul Canada. Chiunque li avrebbe dati per spacciati contro la Spagna, ma la buttano fuori. Poi fanno frignare CR7. Prima squadra africana in semifinale, nella storia dei Mondiali. Roba per cuori forti.

Marocco 1

GIAPPONE

I Samurai blu sono arrivati ad un passo dall’impresa. Nel girone con Spagna e Germania lo spazio di manovra era oggettivamente angusto. L’unica materia contendibile sembrava essere quella con il Costarica, non fosse che i ragazzi del Sol Levante vanno a perdere proprio contro gli avversari più abbordabili. Poco male, se poi riesci a sconfiggere sia i tedeschi che le furie rosse. Compatti, ariosi, coraggiosi: a tratti disarmanti per chi li aveva derubricati a vittima sacrificale. In patria hanno legittimamente scomodato le imprese di Holly e Benji. È sembrato davvero di abitare tra le pagine di un anime per qualche giorno. La sconfitta ai rigori con la Croazia semifinalista restituisce il senso della missione sfiorata.

Giappone

CROAZIA

Bolliti. Senza un centravanti con il colpo in canna. Troppo spesso in svantaggio, dunque psicologicamente molli. La Croazia ha frullato le critiche, se le è sorseggiate ed è approdata in semifinale facendo spallucce. Petkovic, Kramaric, Budimir e Livaja: tutti insieme non fanno comunque un Davor Suker, ma fa lo stesso. Modric ha la carta d’identità sgualcita? Se ne frega e continua a splendere. Dietro è spuntato un fenomeno come Gvardiol. In mezzo Kovacic, Brozo e Perisic continuano a fare la voce grossa. Il portiere flirta con i calci di rigore altrui. Il gruppo è cementato e lo spirito indomabile: la Croazia si rifiuta di morire. È così che accompagni alla porta il Brasile. È così che emuli la campagna russa di quattro anni fa. Sbriciolata contro l'Argentina? Un calo di tensione fisiologico per un gruppo che tira la carretta da quattro anni.

Croazia

FLOP


BELGIO

La chiamavano “Generazione d’oro”, ma gli scintillii non si sono mai visti. L’unica vera impresa che merita di essere attribuita al Belgio è quella di essere riuscito a non vincere nulla con i Courtois e i De Bruyne, gli Hazard e i Lukaku. Ci voleva del talento. Dopo il balbettante successo contro il Canada, sudato oltre ogni logica per una squadra che avrebbe dovuto sbranare la partita, ecco la netta sconfitta contro il Marocco semifinalista. Due gare penose, solo parzialmente riscattate dal pari contro la Croazia, con Romelu che si divora l’inimmaginabile sotto porta. Un sussulto d’orgoglio francamente insufficiente. Il vate Martinez lascia la compagnia a bocca asciutta. Il prossimo ct erediterà un gruppo sfiduciato e intaccato da laceranti dissidi intestini.

Belgio

GERMANIA

Nella vita ci sono pochissime certezze. Una di queste era poter dire agli amici: “Ma tanto poi la Germania arriva sempre in fondo”. Invece la squadra di Flick si accartoccia addirittura nel girone ed è forse il tonfo più sordo del Mondiale, per dimensioni, storia, caratura. È vero: il vivaio teutonico non produce centravanti di ruolo da un pezzo. Anche la voce “terzini maledettamente bravi” risulta penosamente carente. Non può bastare, tuttavia, per giustificare una debacle di questa portata. È bastata una sola sconfitta, quella contro il Giappone, per pregiudicare tutto. A nulla sono valsi il ruggito contro Costarica e il pareggio contro la Spagna. Si può anche perdere una partita – noi ne sappiamo qualcosa – ma non se ti chiami Germania e giochi ai gironi. Non ci sono più le certezze di una volta.

Germania

BRASILE

Chissà se almeno quando salivano la scaletta dell’aereo che mestamente li trasportava via dalla coppa, sono riusciti a smettere di danzare. In effetti il Brasile di Tite aveva parzialmente gasato con tutta quella voglia di vivere trasferita su un rettangolo verde, tutti quei giocatori offensivi che sembravano troppi, ma poi tanto se hai tu la palla è già difendersi. Invece, dopo aver fatto la voce grossa nel girone e agli ottavi, ecco l’ennesimo inciampo. La sconfitta contro la Croazia è una delle pagine sportive più dolorose della recente storia verdeoro. Il Brasile che non solleva la coppa da vent’anni è una sventura per chi si nutre di calcio. Sono mancate, evidentemente, cattiveria ed equilibrio. Neymar ha perso l’ennesima occasione per ascendere a paladino del suo popolo.

Fa ancora più male se rileggi la rosa della Seleçao, una cricca che poteva tranquillamente agguantare la finale. Ora si vocifera di una rinfrescata da affidare ad Ancelotti. Sarebbe probabilmente il miglior regalo di Natale possibile.

Samba

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