Dicono che ci siano notti che fanno una vita. E questa di sicuro sta premuta nello sparuto mazzo dei giorni fortemente desiderabili, quelli che vorresti tanto che accadessero, ma sembrano non succedere mai. Trentatré anni fa, di questi tempi, si grattava via la naftalina dagli stadi delle notti magiche. C'era Andreotti presidente del Consiglio. Veniva lanciato il telescopio spaziale Hubble. E una squadra con la maglia azzurra, trascinata da un giocatore irreale, conquistava il suo secondo scudetto. Quanta vita è passata nel mezzo. Il tempo trascorso è rimasto a lungo distanza, ma stanotte diventa collante. Perché adesso sì, il Napoli solleva davvero il terzo titolo della sua storia.
Ci riesce pareggiando ad Udine, in una notte strana che arriva dopo la grancassa della festa preparata, ma che non è mica meno lucente. Trionfa, finalmente, dopo aver dato l'impressione di aver terminato il suo propellente calcistico proprio sul finale, le gambe più molli, la testa che pare un'orchestra di soli bassi. Si possono però fare spallucce quando possiedi alcuni violini decentemente accordati. Così questa diventa soprattutto la rivalsa di un trio scintilante: un perdente di successo in panca, un carneade georgiano a flutturare largo, un nigeriano mascherato che non aveva ancora potuto mostrare tutto il suo potenziale in Italia.
Poi tutti gli altri a fare sostanza, a ispessire le pareti del sogno balneare del solo Aurelio De Laurentiis, una roba che pareva destinata a infragersi alla prima risacca. Invece il patron aveva vaticinato giusto. Sono servite diverse combinazioni astrali favorevoli per farcela. Meret, bistrattato e sul punto di andarsene, è rimasto ed ha dominato tra i pali. Lobotka è diventato un formidabile tessitore lì nel mezzo. Anguissa ha spumeggiato accanto a lui. E tutti i gregari si sono sentiti attori da Oscar.
La partita
L'avvio è da choc per Spalletti. Udogie sgasa sulla fascia sinistra e scodella in mezzo per l'accorrente Lovric, che la piazza letalmente sotto l'incrocio con un allampanante tiraggiro. Gli azzurri provano subito a reagire, ma l'Udinese riesce a fare un filtro saldo e disarma l'entusiasmo di Kvara e del resto della comitiva aggrappata al sogno lucido dello scudetto. Bisogna attendere la mezz'ora per assistere ad un primo sussulto, ad una parvenza di resurrezione calcistica dopo un inizio asfittico: Osimhen, il più mobile ruggente dei suoi, gira di testa un cross proveniente dalla trequarti, ma Silvestri para sicuro. Napoli contratto e incartato. Lovric calcia un corner e Bijol la spedisce alta di un paio di metri. Luciano da Certaldo assiste aggrottando la fronte ampia, decisamente perplesso. La prima frazione sfila via senza squilli ulteriori, mentre scende una grandinata di paturnie sulle decine di migliaia di cuori pulsanti che affollano lo Stadio Maradona e i suoi dintorni, soffrendo a distanza.
Prolungare ulteriormente il godimento lento forse pare eccessivo, giunti a questo punto. Gli azzurri devono rimetterla in pari e rientrano con un altro piglio. Così il pareggio diventa questione di tempo: al 52' Osimhen risolve una mischia in area a seguito di un corner, fendendo la porta friulana con un destro che si infila sotto la traversa. Scossa di felicità tellurica a Napoli. Ora l'inerzia della partita pare virare tutta dalla parte di Spalletti, ma l'Udinese non demorde. Becao tenta la girata al volo, ma Meret blocca sereno. Quindi riacquistano terreno gli ospiti, sfiorando il vantaggio che metterebbe definitvamente in ghiaccio l'incontro, quando Zielinski conclude a botta sicura su invito di Elmas, ma Silvestri si oppone. Poi la partita sfila via più fluida, il Napoli la gestisce ammortizzando i reflussi offensivi dei friulani ed il pareggio si materializza come il più ambito dei risultati.
Una zaffata di fuochi d'artificio incide il cielo partenopeo. Magari una di quelle scie luminose discendenti è una lacrima di Diego. il Napoli è campione d'Italia per la terza volta nella sua personale storia. A volte servono trentatré anni per fare accadere giorni che sembrano non succedere mai.
UDINESE (3-5-1-1): Silvestri - Becao, Bijol, Perez - Ehizibue (82' Ebosele), Samardzic (82' Thauvin), Walace, Lovric (78' Arslan), Udogie (74' Zeegelaar) - Pereyra - Nestorovski. A disposizione: Padelli, Piana, Festy, Masina, Arslan, Zeegelaar, Abankwah, Buta, Thauvin, Semedo, Guessand.
NAPOLI (4-3-3): Meret - Di Lorenzo, Rrahmani, Kim, Olivera - Anguissa, Lobotka, Ndombele (64' Zielinski)- Elmas, Osimhen, Kvaratskhelia (86' Lozano). A disposizione: Gollini, Marfella, Demme, Juan Jesus, Lozano, Simeone, Bereszynski, Zielinski, Zerbin, Zedadka, Ostigard, Gaetano, Raspadori.
ARBITRO: Abisso
AMMONITI: Ehizibue
RETI: 13' Lovric, 52' Osimhen
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.