Il Bologna vince il derby dell’Appennino: 2-0 alla Fiorentina

Il derby dell’Appennino, recupero della ventunesima di Serie A, è tutto del Bologna e di Orsolini: i rossoblù di Thiago Motta impongono il proprio gioco, conquistando tre punti fondamentali col colpo di Orsonaldo e col tap-in di Odgaard

Orsolini colpisce ancora (via Bologna Fc)
Orsolini colpisce ancora (via Bologna Fc)

Il recupero della ventunesima giornata di Serie A tra Bologna e Fiorentina, in un Dall’Ara carico d’entusiasmo, si concretizza col previsto spettacolo d’un derby dell’Appennino in ottica pienamente europea: sono i rossoblù di Thiago Motta ad avere la meglio nello scontro diretto e poter sognare davvero, mostrando sul campo la tangibile testimonianza del gioco coraggioso, entusiasmante, qualitativamente impressionante del club rivelazione della stagione. Il Bologna è quarto, a 42 punti, e si conquista il lusso della speranza Champions con merito, senza lasciar spazio alla Fiorentina d’esprimersi, nel segno del ritrovato Orsonaldo: è difatti il gol da biliardo di Orsolini, che imbuca ispirato un cambio di gioco di Ferguson, a dar la carica ai suoi, già prima del quarto d’ora del primo tempo.

L’attaccante ascolano rischia pure la doppietta, in una giornata in cui l’atteso Zirkzee pare invece sottotono, e si prende tutti gli applausi del caso, perché attorno al 40’ realizza su punizione diretta; ma il Var richiama Chiffi all’on-field review per il fuorigioco di Posch in traiettoria. L’arrembaggio finale della Fiorentina non basta, perché questo Bologna è consapevole dei propri mezzi e delle proprie idee, anche a rischio di scoprirsi: nei 5’ di recupero, a due passi dal triplice fischio, il subentrato Odgaard fa due su due, chiudendo in tap-in famelico un cross pennellato ottimamente dall’altro subentrato Lykogiannis. Game, set, match. L’Europa è possibile, davvero.

Dall’Appennino all’Europa (con amore)

Il derby dell’Appennino non è mai stato così caldo, oltreché casualmente romantico e certamente così determinante in chiave europea. Il Bologna di Thiago Motta è la rivelazione del campionato, quinto a 39 punti, col miglior avvio stagionale nell’era dei tre punti per il club rossoblù (che fece meglio solo nella stagione 1966/67, quando concluse sul terzo gradino del podio con 40 punti). Soprattutto, è un Bologna che, al Dall’Ara, non ha perso nessuna delle ultime 11 gare, in una scia d’imbattibilità sempre più sorprendente. Di fronte, ha però in questo recupero di San Valentino una Fiorentina ritrovata, nel coraggio e nello spirito: con un avvio del 2024 assolutamente critico (quattro gare senza successi e un progressivo scivolamento dal quarto al settimo posto, in un gruppone a mire europee certo molto ravvicinato), la Viola di Vincenzo Italiano, con la prestazione casalinga contro il Frosinone, pare aver riacquisito fiducia e fluidità nei meccanismi di gioco e contestualmente rotto un tabù parso, fino a domenica scorsa, una sorta di maledizione – quella dei gol che non arrivano, della scarsa concretizzazione, dell’affievolito mordente d’un comparto offensivo spaesato. I precedenti vedono favorita la formazione toscana, che coi bolognesi ha in bagaglio 57 vittorie nei 143 scontri totali (con 46 pareggi e 40 vittorie rossoblù), ma – anche la Coppa Italia ha dimostrato una bella equivalenza – i numeri non sono certezze, tanto più quelli che guardano al passato. Oggi, nel San Valentino più agguerrito del centro Italia, Bologna e Fiorentina hanno in testa un solo obiettivo: vincere, perché l’amore sia un apostrofo rosa tra le parole “Appennino” ed “Europa”.

Le formazioni titolari

Sull’onda dell’incredibile “entusiasmo del pubblico”, Thiago Motta non si tira indietro. A sorpresa tra i pali Ravaglia, preferito a Skorupski, col quattro di difesa composto da Posch, Beukema, Lucumí e Kristiansen; Freuler si prende la mediana per sostenere l’ampio centrocampo avanzato con Orsolini, Aebischer, Ferguson e Saelemaekers, dietro il confermatissimo Zirkzee, affamato di gol.

Vincenzo Italiano pensa al risultato, con “la voglia di attaccare per vincere”. Così, davanti a Terracciano, e con l’indisponibilità dello squalificato Martínez Quarta, schiera Kayode, Milenković, Ranieri e Biraghi; ancora Mandragora stavolta con Arthur in mediana, dietro a Nico González, Bonaventura e Ikoné – Belotti confermato prima punta.

Orsonaldo, colpo da biliardo

Straripante il Dall’Ara ed il settore ospiti, i cui ufficiali 1’500 fedelissimi nei primi giri d’orologio si fanno sentire con straordinaria risonanza, i primi palloni toccati da ambo le formazioni preludono da subito atteggiamenti ed intenzioni: il Bologna palleggia bene, la Fiorentina parte in aggressività. Il primo squillo, dopo un paio di movimenti pregevoli ai quali Zirkzee ha ormai abituato il pubblico, arriva dalla Fiorentina, con una ripartenza veloce innescata da Bonaventura per l’allungo sulla fascia di Ikoné che però non si concretizza – trenta secondi più tardi, è di nuovo lo scambio tra l’ex Milan e l’ex Lille a creare qualche grattacapo in più: Ikoné chiude il triangolo col centrocampista classe ‘89 che gonfia soltanto l’esterno della rete. Un segnale di pericolo vero, però, lo sparano i padroni di casa: Saelemakers trova un buon corridoio in area per Zirkzee che però esagera in finezza, tentando un tacco poco funzionale di fronte a Terracciano. L’occasione costruita dà gasolio e volontà di potenza al Bologna: così, al 10’, in una ripartenza veloce e qualitativamente d’impatto in palleggio, Orsolini si catapulta da solo verso l’area avversaria tentando una conclusione da fuori che esce non di poco. Sembra che si chiuda lì, eppure passa una manciata di secondi ed un ennesima apertura inattesa – da parte di Ferguson – spacca la difesa della Viola, stretta verso il centro: esce tutto l’Orsonaldo delle migliori ispirazioni, perché il numero 7 rossoblù stoppa, controlla, se l’aggiusta di testa, vede uno spazietto ed imbuca. È 1-0, di cuore e ragione.

La reazione della Fiorentina prova ad essere immediata: una situazione estremamente confusionaria nell’area di Ravaglia porta ad un check (concluso in meno d’un minuto dal Var) per un potenziale penalty in favore dei toscani (poco chiaro se per tocco di mano precedente al fallo poi commesso in attacco da Ranieri) – in questo contesto, i giocatori in maglia viola, capitan Biraghi e Nico González su tutti, paiono innervosirsi e perdere in lucidità. Il Bologna ha pazienza e inizia nella gestione intelligente, senza dar punti di riferimento al pressing della Fiorentina, già visibilmente in affanno; impressionanti, ancora, le uscite palla al piede della formazione di Thiago Motta, che s’ispira ad un calcio coraggioso e di qualità. Kayode recupera bene palla su una leggerezza di Zirkzee ed è Mandragora a ricevere e provarci da fuori: tiro alto, ben sopra la traversa. Poco dopo, su un errore proprio del giovane esterno classe 2004 che Saelemaekers spara un missile (centrale) dalla distanza – respinto di pugni dal portiere campano. Non siamo nemmeno alla mezz’ora ed il Bologna attacca come se fosse il novantesimo: le verticalizzazioni paiono tutte a memoria, come se i ragazzi di Motta sapessero con esatta precisione dove come e quando si trovino contemporaneamente posizionati in campo. È il 36’ e Aebischer si conquista una punizione ad altezza lunetta dalla destra: Orsolini, in assoluta fiducia, non ci pensa un secondo e la butta direttamente in porta, con un pallone che prima rimbalza di fronte a Terracciano e poi s’incassa alle sue spalle – corre, Orsonaldo, sotto la curva nell’abbraccio totale del suo pubblico. La gioia del raddoppio è però interrotta da un check del Var, che poi richiama Chiffi all’on-field review, per possibile fuorigioco (e attiva partecipazione) di Posch sulla traiettoria dell’attaccante ascolano: al 40’, il gol è annullato.

Ravaglia, nel frattempo, dà ragione al suo coach per la scelta della titolarità perché il gesto di freddezza che porta al mantenimento del possesso nello stretto, di fronte all’aggressione di Nico González, verso il 43’, è più che degno di nota. Beukema rende impossibile lo sfondamento dell’attacco viola, ma soprattutto gli esterni della formazione scelta da Italiano in avvio sono in assoluta sofferenza: perché il Bologna ha studiato tanto e bene, ma soprattutto riesce ad imporre senza timore la propria idea di gioco. Così, mentre i 5’ di recupero scivolano via e lo zoppicare di Nico González (per un colpo fortuito) impensierisce per un attimo la panchina toscana, i fischi di Chiffi si mescolano a quelli della tifoseria ospite – Bologna devastante, la Viola deve uscire dall’impasse.

Sulle ali dell’entusiasmo: la chiude Odgaard

Nessun cambio al rientro in campo, tra qualche malumore nel settore ospite e una serie di richieste di chiarimento da parte di Italiano – che nel frattempo manda a scaldare Beltrán e Barák – nei confronti di Ferrieri Caputi a bordo campo. La capacità del Bologna anche nella ri-aggressione rende davvero complessa la manovra della Fiorentina, che è immancabilmente aggredita e non riesce a mantenere il possesso palla, tutto concentrato invece sui piedi dei padroni di casa. È il 50’ e Zirkzee si ritrova di fronte a Terracciano, con una sorta di strana incertezza: pare un pallonetto sul quale riflette forse un secondo di troppo, e Kayode riesce a togliere il pallone dalla propria porta, spazzando sulla riga. Il centrocampo della Viola non tiene: Bonaventura si fa passare con una leggerezza sconvolgente da Freuler, e allora Italiano richiama senza esitazione Beltrán dalla panchina. Nel frattempo, però, Ferguson s’applica in una flessione volante per appoggiare di testa il cross di Orsolini – Terracciano respinge ancora; mezzo giro d’orologio e Zirkzee, che pare non trovarsi in connessione col gol, tira praticamente col piede sul dischetto e di nuovo Kayode si sostituisce al proprio estremo difensore. La Fiorentina raramente riesce ad imbucarsi nell’area di Ravaglia e, quando ce la fa, gli spazi istantaneamente si annullano – più per merito della compagine bolognese (Lucumí è sostituto di personalità di Calafiori) che per demerito della Viola. L’unico errore forse di leggerezza lo fa Freuler, che, già diffidato, viene ammonito da Chiffi per un intervento in ritardo su Belotti: lo svizzero ex Atalanta salterà la gara contro la Lazio.

Al minuto 67’, Freuler tira giù Belotti, proprio sulla lunetta a due passi dall’area di Ravaglia: ci prova per direttissima Biraghi, sparando sul portiere classe ‘99 un pallone insidioso che passa la barriera e rimbalza di fronte ai 196 centimetri di pura reattività dell’estremo difensore cresciuto nel capoluogo emiliano. A venti minuti allo scadere, Thiago Motta sceglie Fabbian per Aebischer, in un momento di fisiologico calo dei suoi, mentre Italiano richiama un opaco Nico González in favore di Nzola per l’arrembaggio necessario. È proprio quel che accade, circa sei minuti dopo: una lunga azione offensiva della Fiorentina si conclude (a lato) in brivido, quando Nzola riceve una torre di Beltrán dando l’illusione d’un gol (probabilmente in fuorigioco) già fatto.

La panchina del Bologna si smuove ancora: uno slot d’obbligo per ridare freschezza ad un comparto che ha speso tantissimo in termini di energie – fuori gli esterni Saelemaekers e Orsolini, dentro Lykogiannis e Ndoye. La risposta, dall’altro lato, della Fiorentina è quasi identica: sostituito il reparto, stavolta del duo in mediana, perché escono Arthur e Mandragora in favore di Maxime Lopez e Duncan. Ancora un (timido) tentativo di Nzola, nel finale più acceso: l’attaccante angolano ex Spezia trova bene lo spazio in anticipo ma il suo colpo di testa, sul cross di Ikoné, è debole e facilmente leggibile da Ravaglia. Italiano è una furia, per un errore di Ranieri (ma nel complesso per una squadra che non riesce ad uscire), proprio mentre un sorridente Thiago Motta usa uno slot ancora: Calafiori prende il posto di Kristiansen e Zirkzee, super applaudito (ma meno incisivo del solito), lascia spazio a Odgaard. Quando Chiffi ufficializza i cinque minuti di recupero, Thiago s’avvicina a Ferrieri Caputi con tutta la carica che questa vittoria rappresenta per il suo Bologna: il Dall’Ara passa gli ultimi minuti di totale elettricità a saltare, cantare, ballare; in campo, invece, il clima s’accende, col nervosismo e la stanchezza, come testimoniato dal doppio giallo a Biraghi e al già diffidato Posch. 120 secondi d’assalto della Viola ma, quando Ndoye recupera un pallone che consente a meno d’un minuto la rimessa a Ravaglia, i rossoblù esultano come ci fosse in palio una coppa (e forse è davvero così). Proprio da quell’episodio, a due passi dal triplice fischio, Odgaard taglia e chiude il tap-in sul cross pennellato di Lykogiannis. È chiusa così: 2-0 del Bologna, col secondo centro su due del danese neoarrivato (col botto). Quando Chiffi decreta la fine del match, l’esplosione ed i sorrisi lato bolognese significano anche questo: ché l’Europa è a portata di mano, e oggi più che mai è proprio vero.

Il tabellino del match

FIORENTINA (4-2-3-1) – Terracciano; Kayode, Milenković, Ranieri, Biraghi; Mandragora (83’ Maxime Lopez), Arthur (83’ Duncan); Nico González (71’ Nzola), Bonaventura (56’ Beltrán), Ikoné; Belotti. Allenatore: Vincenzo Italiano

BOLOGNA (4-1-4-1) – Ravaglia; Posch, Beukema, Lucumí, Kristiansen (88’ Calafiori); Freuler; Orsolini (79’ Ndoye), Aebischer (70’ Fabbian), Ferguson, Saelemaekers (78’ Lykogiannis); Zirkzee (88’ Odgaard). Allenatore: Thiago Motta

Marcatori: 12’ Orsolini (B), 90'+5' Odgaard (B)

Ammoniti: 34’ Milenković (F), 59’ Freuler (B), 90’+2’ Biraghi (F), 90’+2’ Posch (F), 90’+7’ Beltrán (F)

Espulsi: n/a

Arbitro: Daniele Chiffi (Padova)

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