Messa finalmente alle spalle la fastidiosa pausa per le nazionali, tempo finalmente di tornare a parlare della Serie A e di quanto si è visto finora nella 13a giornata. Come al solito, è successo un po’ di tutto: big match che non hanno deluso, prime vittorie importanti, conferme di campioni affermati ma anche un debutto storico, due "sottovalutati" che meriterebbero palcoscenici più importanti e molto, molto altro. Ripercorriamo i top e i flop di questo fine settimana nel massimo campionato italiano.
Il debutto del predestinato (15)
Impossibile non dare la copertina ad un giovanissimo che si è goduto fino in fondo il boato del Meazza che ne ha salutato l’ingresso in campo. Anche se solo per qualche minuto nel finale di una gara complicata, debuttare in Serie A a 15 anni, 8 mesi e 15 giorni non è roba da tutti. Come ha giocato Francesco Camarda, talentino con alle spalle già 500 gol nelle giovanili del Milan? Ci ha messo qualche minuto a superare l’emozione di sentire il suo nome urlato a squarciagola dai tifosi della sua squadra del cuore ma ha comunque contribuito a tenere a galla i rossoneri, che nel finale rischiavano l’imbarcata.
Difendere non è il suo mestiere ma avrà sicuramente tante occasioni per dimostrare di vedere la porta come pochi altri. Che il talento non gli manca l’aveva già detto Pioli, la sua reazione su Instagram dimostra come abbia anche cuore. Presto per dirlo, ma l’impressione è che il popolo del Diavolo abbia trovato il suo nuovo idolo. Il problema sarà contenere l’entusiasmo traboccante che lo sta circondando. Lasciatelo crescere e il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette. In bocca al lupo, Francesco.
Un Berardi da applausi (8)
Cosa dire di un giocatore come Mimmo Berardi? C’è chi pensa che, in fondo, non abbia così tanta voglia di lasciare l’isola felice di Sassuolo e che, come successo a Di Natale, la sua carriera ne soffrirà. Possibile, ma quando si mette in testa di cambiare una partita, è una vera e propria sicurezza. Guardate a quanto successo al Castellani: per quasi 60 minuti a malapena ti accorgi che sia sceso in campo. Poi, chissà come, chissà perché, gli scatta qualcosa e si trasforma tipo Super Sayyan e si porta a casa i tre punti.
Mimmo si prende sulle spalle la squadra e mette due gol uno più importante dell’altro: il 2-3 della speranza e la gran botta al volo che vale i tre punti agli emiliani. Un capitano dovrebbe sempre essere come lui: pronto a cambiare marcia e decidere le partite quando le cose rischiano di mettersi male. Dionisi e la gente di Sassuolo dovrebbero erigergli un monumento e non aspettare di rimpiangerlo quando, prima o poi, deciderà di uscire dalla sua comfort zone.
I sottovalutati Soulé e Malinovsky (7,5)
Frosinone-Genoa non sembrava certo la partita più intrigante di questa giornata di Serie A ma chi ha avuto la ventura di guardarla non se n’è certo pentito. A parte la vittoria dei Canarini, si sono visti due talenti cristallini che meriterebbero sicuramente palcoscenici più importanti, uno per squadra. Lato Grifone, cosa dire dell’ucraino Malinovsky, che dopo diverse prestazioni anonime, si è ricordato di essere in grado di fare cose impensabili per gli esseri umani normali? Il suo gol è talmente bello da dover essere mostrato in loop nelle scuole calcio. Sinistro di prima al volo all’incrocio dei pali, roba che se la facessero campioni più famosi sarebbe ovunque sui social. Speriamo qualcuno si accorga di quanto è bravo.
Se il gol del genoano è servito solo a strappare un sorriso agli amanti del calcio, sulla vittoria del Frosinone c’è il marchio di un altro talento certificato, quello di Matias Soulé. Al suo gol contribuisce sicuramente un intervento al limite della papera di Martinez ma scagliare una mina del genere dalla lunga distanza non è da tutti. Fondamentale anche il suo contributo al gol della vittoria di Monterisi. Avrebbe fatto davvero comodo averlo in campo nel secondo tempo allo Stadium: chissà se Allegri non si sarà già pentito di averlo lasciato partire.
La ‘normalità’ di Mazzarri (7)
Tornare sulla panchina della città che hai amato di più in trasferta su uno dei campi più complicati d’Italia contro una cliente sempre scomoda. Cosa fa Walter Mazzarri da San Vincenzo? Non prova a reinventare l’acqua calda, non cerca trovate geniali per guadagnarsi le prime pagine. Visto che, in fondo, non ha niente da dimostrare, lascia che il suo Napoli giochi come sa fare. A far ricordare che il manico nel calcio conta sempre, arrivano due sostituzioni al momento giusto che cambiano l’inerzia di una partita mai semplice.
Quel Kvaratskhelia che nel primo tempo era lontano parente di quello dell’anno scorso timbra il cartellino alla prima occasione buona e si sblocca. L’ingresso del rientrante Osimhen e della sicurezza Elmas sono la scossa che serviva ai partenopei per ritrovare l’autostima e la garra vista con Spalletti. Anche se non è devastante come suo solito, il nigeriano si inventa uomo assist e compensa la forma approssimativa con la personalità. Se il buongiorno si vede dal mattino, forse De Laurentiis potrebbe smetterla di inseguire Antonio Conte. Hic manebimus optime.
La prima di Pippo Inzaghi (7)
Alzi la mano chi si sarebbe aspettato che la prima vittoria della Salernitana sarebbe arrivata proprio contro la Lazio del maestro Sarri. Senza alzare la voce, senza fare dichiarazioni altisonanti, Filippo Inzaghi da Piacenza ha fatto quello che ha dimostrato di poter fare negli anni passati in cadetteria: guardarsi intorno e trarre il massimo dalla rosa che ha a disposizione. D’accordo, la Lazio vista a Salerno era lontana parente di quella di Champions, ma i granata stanno facendo passi in avanti davvero interessanti.
A prendersi gli applausi saranno forse i due protagonisti della prima vittoria casalinga, quei Candreva e Kastanos che hanno messo il loro nome a referto, ma se i tre punti sono rimasti a Salerno è in gran parte merito di SuperPippo. Il greco gioca una gara quasi perfetta sulla tre quarti, sia quando si tratta di fornire assist agli avanti che in fase d’interdizione: il gol è solo la ciliegina sulla torta. Candreva, prima di trovare il gran gol da 30 metri, si era dannato l’anima pressando alto la Lazio e mettendoci tanto carattere. La strada per la salvezza è lunghissima ma il primo, importante passo è stato fatto.
“Sentenza” Dybala (6,5)
La partita dell’Olimpico tra una grande appannata ed una provinciale che si esalta quando deve affrontare squadre importanti era una partita che si sarebbe potuta mettere malissimo per l’undici di Mourinho. Chiedere a Milan e Atalanta cosa ne pensano della banda Cioffi. Dopo aver dominato il primo tempo senza riuscire a doppiare la zuccata di Mancini, i giallorossi si guardano un po’ troppo allo specchio e subiscono il pareggio di Thauvin. Proprio nel momento più difficile, quando i friulani sembravano pronti ad azzannare la vittoria, serviva il colpo del campione e Paulo Dybala ha risposto presente.
Non è che prima della zampata di sinistro che vale i tre punti per la Roma non avesse fatto il suo. La punizione del vantaggio è tutta farina del suo sacco ma in tutta la partita ha dimostrato come, anche quando le gambe non ne vogliano sapere di girare, è capace di compensare con giocate di classe. Quando il sodale Lukaku gli fornisce un assist al bacio, è gelido ed impallina Silvestri con un sinistro millimetrico. Si vede il golazo di El Shaarawy dalla panchina ma il suo l’aveva già fatto. Se non ci fosse andrebbe davvero inventato.
Bentornato Vlahovic (6)
Arrivare al Derby d’Italia dopo otto partite senza segnare una sola rete tra club e nazionale non è certo semplice, anche per un campione affermato. Cosa fa Dusan Vlahovic? Scaraventa in porta la prima palla buona che gli capita a tiro, con un piattone preciso che è il marchio del centravanti di razza. Sbloccarsi proprio al momento giusto, quando la Juventus stava schiacciando l’Inter ma sembrava incapace di mettere il colpo vincente, non è roba affatto semplice ma c’è riuscito. Tiro peraltro nemmeno semplice, visto che è stato fatto col piede debole. A vederlo non te ne accorgi nemmeno, visto che la palla finisce proprio dove voleva il serbo, in buca d’angolo.
Una volta arrivato il pareggio di un altro habitué dell’area di rigore, l’immarcescibile Lautaro Martinez, la Juventus torna quella di sempre, allegriana, in trincea, solida, compatta, difficile da metter sotto. Chiaro che, in condizioni del genere, uno come Vlahovic non possa esprimersi al meglio: esce all’80’ per prendersi gli applausi dello Stadium. Fossi in lui farei arrivare un regalo a De Vrij, che se l’è perso sull’azione del gol ma una cosa è certa: Dusan è tornato.
Il fantasma Samardzic (4)
La telenovela dell’estate, quel passaggio all’Inter finito in una ridda di commissioni, genitori invadenti e recriminazioni, rischiava di essere una palla al piede per un talento come Lazar Samardzic. Il classe 2002, nato a Berlino ma naturalizzato serbo, ha dimostrato di riuscire a tornare a fare quel che gli riesce meglio e Cioffi puntava su di lui per portare a casa un altro risultato utile preziosissimo in questo momento della stagione. Cosa fa il mercuriale laterale dell’Udinese? Mette una prestazione francamente orribile.
In mezzo al campo sembra sempre incapace di liberarsi dalle assidue attenzioni della difesa della Roma ma, anche quando l’Udinese si decide a giocare sul serio, dà l’impressione di non volersi prendere le responsabilità del caso, quasi si nasconde. Vista la mancanza di alternative, Cioffi lo lascia in campo fino al triplice fischio ma non ne imbrocca quasi una. Sarà un caso che negli ultimi giorni si siano intensificate le voci di un forte interessamento della Juventus, dove troverebbe i compagni di nazionale Kostic e Vlahovic? A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina...
Una Lazio inguardabile (4)
Come fare a prepararsi allo scontro forse decisivo contro il Celtic, quello che potrebbe valere il biglietto per gli ottavi di Champions? Andare a Salerno e dimenticarsi di scendere in campo non è certo il massimo. A parte il risultato, la Lazio di Maurizio Sarri è troppo brutta per essere vera. Nel pomeriggio campano non funziona niente: poco precisa quando esce palla al piede, ripartenze bloccate subito, tanti calcioni in avanti riconquistati sistematicamente dall’undici di Inzaghi. La Salernitana capisce che è il momento di spingere ed si getta in avanti, mettendo in crisi la retroguardia laziale.
Quando sarebbe servita una prova maiuscola, la difesa delle Aquile non ne imbrocca una che sia una. Gila si perde due volte l’uomo, prima Candreva, poi Kastanos mentre Marusic, che gioca a piede invertito, lascia libero di crossare Mazzocchi.
Se Lazzari sembra incapace di rispondere alle sovrapposizioni di Candreva e Bradaric, Provedel non è certo incolpevole: se sul gol di Kastanos il suo l’aveva fatto, il raddoppio di Candreva ce l’ha sulla coscienza. Sul classico gol dell’ex, oltre ad essere troppo fuori dai pali, non reagisce con la necessaria prontezza. Giornata nerissima su tutta la linea, speriamo che la Lazio riesca a riprendersi martedì sera.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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