Quando Gresko se ne andò a fare shopping in centro dopo il 5 maggio

Nel maggio del 2002 il terzino slovacco si rese protagonista di due monumentali harakiri, dentro e fuori dal campo. Rischiando il linciaggio

Screen da video Sky
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"Ma come si fa", devono aver pensato le torme di tifosi pronte a mettergli le mani addosso. Come fai a combinare un monumentale patatrac nella partita più importante dell'anno e poi, con atterrente disinvoltura, a presentarti in centro a Milano per fare shopping? Per inquadrare meglio la dinamica serve annodare il nastro del tempo. La faccia un po' sgranata e per nulla sorridente è quella di un giovane slovacco che ha appena messo in fila due monumentali harakiri. Uno dentro, l'altro fuori dal campo. Si chiama Vratislav Gresko.

Vent'anni fa e poco più. Maggio 2002. Mese infausto per gli interisti tutti, ma è proprio lì che dobbiamo andare a parare, rimestando il dito in una ferita destinata a fiottare sangue per sempre. La squadra di Hector Cuper è prima in classifica: ad una spanna soltanto insegue la Juve, due sotto c'è la Roma. C'è soltanto l'ultimo fatidico passo da compiere. Andare a Roma, contro la Lazio di Zaccheroni, e chiudere il conto. Inter 69, Vecchia Signora 68, Roma 67. Ci siamo.

Di fatto sui Navigli si srotolano già le bandiere nerazzurre. Sono cupi, invece, gli juventini. Figurarsi i romanisti. I miracoli sportivi, in casi come questo, restano roba da pellicola di Asimov. E, in effetti, nulla lascia intendere che le cose andranno diversamente. L'Olimpico è gremito, i laziali fanno abbastanza spallucce e si fondono ai supporters della Beneamata, animando un radioso gemellaggio. Motivazioni debordanti contro scarso interesse. La sentenza appare già scritta e, in fondo, va bene così.

Di fatto la stappa subito Vieri: 0-1 al dodicesimo. Il pareggio di Karel Poborsky, otto minuti dopo, gela il sangue interista solo temporaneamente. Di Biagio raddoppia. Adesso i nervi si sciolgono. E poi quando hai Ronaldo là davanti un altro gol lo segni sicuro. Invece qui entra nella storia il nostro. Gresko, terzino sinistro titolare, decide di appoggiare di testa tra le braccia di Toldo un pallone innocuo. Ma il tempismo è sciagurato, così come l'incapacità di leggere il contesto circostante: ne esce un terrificante assist a Poborsky che pareggia alla fine del primo tempo.

Ronaldo in lacrime
Ronaldo in lacrime dopo la sconfitta (screenshot)

Mazzata che stordirebbe un pachiderma. E, infatti, l'Inter di disfa gradualmente nella ripresa, cedendo sotto i colpi di Simeone e Simone Inzaghi (che giri strani fa il destino). Lo psicodramma collettivo è servito. Juve campione d'Italia vincendo a Udine e non ci credono neppure loro. Gresko immediatamente rosolato sulla graticola dei sedotti e abbandonati: è lui il capro espiatorio di una debacle che lascia sgomenti.

A far sanguinare ancora di più le pupille ci si mette però - pare impossibile, ma succede davvero - la prestazione fuori dal campo del terzino il giorno immediatamente successivo alla disfatta. Un po' smargiasso, un po' incosciente, decide di recarsi serenamente in centro a Milano il 6 maggio, per fare shopping. L'aneddoto l'ha rivelato l'ex interista Nicola Ventola: "Quando i tifosi lo videro impazzirono. Lo salvò la polizia, altrimenti le avrebbe prese.

Ma come si fa?".

Appunto. Due follie consecutive, di quelle capaci di far detonare anche i nervi di un santo. Un primato al contrario destinato a glassare per sempre di infamia il ricordo che, di Gresko, rimbalza nei pensieri interisti.

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