
Scende la notte su San Siro, ed è tetra e dolente. I tifosi sugli spalti sono attoniti. Alcuni imprecano, altri semplicemente non riescono a crederci. Giovanni Trapattoni ha le mani in tasca e lo sguardo terreo. La gola gli si è improvvisamente felpata al fischio finale. Com'è possibile che sia successo? Ottobre del 1987, precisamente il 22 del mese. Sedicesimi di Coppa Uefa. Sembra una partita alquanto agevole per l'Inter, visto che riceve in casa i non certo irresistibili finlandesi del Turun Palloseura. Figurarsi, devono pensare Passarella, Zenga, Beppe Baresi, Altobelli, Ferri, Scifo, Serena e tutti gli altri. Questi li battiamo in ciabatte. Stasera sarà sufficiente ingranare la prima. Convinzione terribilmente fuorviante.
Certo, i finnici hanno appena sbattuto fuori dalla competizione i campioni d'Austria, ma sai com'é, la Serie A è tutto un altro mondo. Leggendo le distinte è quasi impossibile comprendere chi siano i vari Paavola, Rajamaki, Jalo, Halonen e Aaltonen, che nell'ultimo turno ha segnato una doppietta. Eppure è proprio lui, questo ventunenne finlandese, a ricevere palla ad una manciata di metri dal limite dell'area all'undicesimo della partita, a sistemarsela senza affanno e a calciare all'incrocio. Zero a uno per loro. Nemmeno Zenga riesce a crederci. La risposta nerazzurra è tutta condensata in una mezza occasione di Serena. Il Trap sbuffa. A metà tempo la gente va a rimpinzarsi di birra e patatine ridacchiando isterica. Ignorano che la ripresa sarà altrettanto oltraggiosa.
L'Inter che torna in campo sembra una squadra costernata, in completa siccità di idee. Al contrario, i finnici colonizzano la metà campo avversaria con un piglio inimmaginabile. Il Trap mette dentro la terza punta, Ciocci, per provare a ravvivare una fase offensiva che ha la stessa verve di un iceberg alla deriva. Mossa che pare pure proficua, perché è proprio il virgulto della Beneamata a scavalcare il portiere avversario con un pallonetto che però sbatte sul palo. Tutta qua la reazione dei nerazzurri. Un sussulto dentro a una nebbia ottundente. Quando l'arbitro irlandese Wallace fischia la fine, un imbarazzo denso scende sullo stadio. Affondati da un carneade finlandese, punta di una squadretta finlandese. Sembra l'incipit di un horror di serie B. "Si può anche perdere, ma senza rimetterci la faccia", mormora amaro Spillo Altobelli all'uscita dal campo.
Nella glaciale Turku, la città che ospita il club rivale, i nerazzurri la ribalteranno: due a zero, grazie alle reti di Scifo e Altobelli. Disfatta epica schivata e figuraccia interna almeno parzialmente attutita. Ma c'è una coda a questa storia. Il presidente Pellegrini, infatti, a questo punto si è invaghito di Aaltonen, al punto da prelevarlo pochi mesi dopo. Il giustiziere finnico però non confermerà più le doti espresse in quella serata al Meazza, e Trapattoni gli consiglierà di fare rapidamente le valigie. Verrà dirottato in Svizzera, al Bellinzona, per poi tornare in Italia, al Bologna, dove collezionerà soltanto deprimenti panchine. Lo starter pack della meteora, insomma.
Una volta mollati gli scarpini però Mika si riscatterà, dapprima laureandosi e poi ottenendo una cattedra da docente universitario, in materie economiche, nell’ateneo di Turku e nel dipartimento di scienze tecnologiche di Helsinki.
In seguito dirigerà il “Progetto Strax” per lo studio dei macro-flussi economici e diventerà pure consulente del presidente Usa Bill Clinton, nel campo della salvaguardia ambientale. Decisamente, molto meglio la seconda parte di carriera.
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