Robinho ancora nei guai: rischia di finire in carcere in Brasile

Il nuovo ministro della Giustizia brasiliano ha parlato del caso Robinho. L'ex calciatore condannato per violenza sessuale in Italia, potrebbe scontare la pena in Brasile

Robinho ancora nei guai: rischia di finire in carcere in Brasile

Ancora guai per Robinho. Dopo la condanna in via definitiva in Italia per violenza sessuale, per l'ex attaccante del Milan potrebbero aprirsi le porte del carcere in Brasile.

Attualmente l'ex calciatore si trova nel proprio Paese, da dove non può partire per il rischio di essere arrestato. Lo ha lasciato intendere il nuovo ministro della Giustizia, Flavio Dino durante un'intervista a Radio Band News, durnate la quale ha risposto a una domanda sulla richiesta di arresto da parte dell'Italia al Governo del presidente Lula.

"Questo è un caso che passa dal ministero della Giustizia, abbiamo la Segreteria che si occupa della cooperazione giudiziaria internazionale. Finora questo non è arrivato nelle mie mani e non posso dire quale sarà la mia decisione", ha sottolineato il ministro. "Ora, posso affermare che la mia visione è che i reati, qualunque essi siano, devono essere puniti, questa è la tesi, ma l'applicazione di questo può essere decisa solo quando ci sarà tale procedura (da parte delle autorità italiane)", ha aggiunto il guardasigilli.

Il caso

Nel mese di novembre, sulla base dell'articolo quinto della Costituzione, il Brasile ha negato l'estradizione dell'ex attaccante milanista, condannato in Italia in via definitiva a nove anni di carcere per violenza sessuale di gruppo. Tuttavia, grazie alla cooperazione giuridica, l'Italia può chiedere il trasferimento dell'esecuzione della pena in Brasile.

L'articolo quinto della Costituzione prevede che nessun cittadino brasiliano sia estradato, salvo eccezioni che qui non ricorrono. Per il legale della vittima, parte civile nel processo, la decisione delle autorità brasiliane di negare l'estradizione, ma con la possibilità per l'Italia di chiedere il trasferimento dell'esecuzione della pena in Brasile, "era una delle possibilità che avevamo già preso in considerazione in base alla Costituzione brasiliana".

L'ormai ex ministra Marta Cartabia a fine settembre aveva trasmesso la richiesta di estradizione alle autorità brasiliane. A metà febbraio scorso, dopo la condanna definitiva a nove anni di reclusione del 19 gennaio a carico di Robinho e dell'amico Ricardo Falco, era stata la pm milanese Adriana Blasco a firmare e spedire in via Arenula la richiesta di estradizione e il mandato d'arresto internazionale per i due, che vivono in Brasile, sempre contumaci nel processo.

Secondo i giudici, l'ex attaccante brasiliano, quattro stagioni al Milan tra il 2010 e il 2014, la notte del 22 gennaio del 2013, avrebbe fatto bere una 23enne di origine albanese fino al punto di renderla incosciente: poi lui e gli

altri (alcuni mai rintracciati) l'avrebbero violentata a turno, senza che lei potesse opporsi, in un guardaroba di un locale della movida milanese, dove la giovane si era recata per festeggiare il compleanno.

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